Gran Bretagna
La crisi dell’editoria è ormai da tempo sotto gli occhi di tutti. L’avvento di internet, la diffusione online delle notizie real time, il diffondersi dei cosiddetti citizen journalist hanno contribuito a comprimere ancora di più i margini della carta stampata, già alle prese col forte calo delle entrate pubblicitarie.
A questo aggiungiamo anche il ruolo avuto dai motori di ricerca che, Big G in primis attraverso servizi come Google News, indicizzano le notizie dei siti dei giornali, guadagnando lauti compensi grazie alla pubblicità, ma non contribuendo in alcun modo alle casse delle redazioni alle quali ‘sottraggono’ i contenuti.
Francia e Germania sono sul piede di guerra. In questi due Paesi la proposta al vaglio dei rispettivi Parlamenti è la Lex Google, vale a dire garantire per legge la giusta retribuzione per i contenuti dei giornali ripresi dagli aggregatori di notizie.
Una nuova proposta arriva stavolta dalla Gran Bretagna e porta la firma del vicedirettore e capo del dipartimento inchieste del Guardian, David Leigh (A £2-a-month levy on broadband could save our newspapers).
“I consumatori – scrive Leigh nel suo editoriale – non sono disposti a pagare per le news su internet. Pagano, però, per la loro connessione a banda larga“. Perché allora non applicare una sorta di ‘imposta’ da 2 sterline al mese su ogni contratto?
I numeri sono confortanti. Nel Regno Unito ci sono 15 milioni di utenti connessi a banda larga, più 5 milioni che usano la rete 3G. Il contributo porterebbe a casa in tutto 500 milioni di sterline, raccolte e ridistribuite da un’agenzia indipendente.
“Il Telegraph group, l’Associated Newspapers’ – proprietaria del Daily Mail – e il Guardian Media Group riceverebbero ognuno circa il 20% della torta: 100 milioni di sterline”, spiega Leigh. “I quotidiani indipendenti avrebbero circa 40 milioni e persino titoli regionali come lo Scotsman e lo Yorkshire Post riceverebbero somme salva-vita tra i 4 e 8 milioni di sterline”.
Bisogna adesso vedere cosa ne pensato gli operatori tlc?