Banda L: per l’Antitrust nessun equivoco, ma qualche dubbio resta

di Raffaella Natale |

Per il prof. Antonio Sassano, uno dei maggiori esperti nel campo delle frequenze, ‘la segnalazione dell’Antitrust al Parlamento aveva bisogno di qualche chiarimento’.

Italia


Giovanni Pitruzzella

Nessun errore da parte dell’Antitrust per quanto riguarda la Banda L , a cui si riferisce nella Segnalazione inviata nei giorni scorsi a Governo e Parlamento, in vista dell’approvazione della legge annuale in materia di concorrenza e mercato.

L’Autorità ha chiarito a Key4biz l’equivoco che si è creato sul passaggio della Segnalazione nel quale si suggerisce all’esecutivo che, per garantire lo sviluppo di nuovi servizi a banda larga, è importante liberare le frequenze 1452-1492 MHz (Banda L), attualmente non utilizzate in Europa, e metterle all’asta.

“Il principale ostacolo all’uso delle frequenze 1452-1492 per la banda larga mobile – si legge nella segnalazione e da qui l’equivoco – è che finora sono state allocate per la TV su piattaforma mobile, senza tuttavia che gli operatori le utilizzino per la fornitura di tale servizio”.

 

In Italia, però, ha subito rilanciato qualcuno, quelle frequenze sono usate per la radio digitale. E’ vero, se non fosse che la proposta dell’Antitrust, come è stato chiarito a Key4biz, va contestualizzata nell’ambito europeo. 

“La proposta di valorizzare la banda  L (1452-1492 MHz), attraverso riallocazione d’uso e procedure competitive di assegnazione, è stata preceduta, nel testo della Segnalazione, da una premessa di contesto riferita all’evoluzione del quadro europeo e alle sperimentazioni radio TV e riallocazioni della banda in diversi paesi, dal 2007 ad oggi, così come fotografato dai lavori più recenti in sede CETP e RSPG”.

 

L’Antitrust aggiunge che “la banda L, a livello europeo e in ambito CEPT, è stata dapprima  (Maastricht 2002) assegnata alla radio diffusione digitale e successivamente (Constanţa, 2007), dato lo scarso utilizzo, riallocata in vari paesi per usi sperimentali secondari, tra i quali, più di recente , servizi di TV mobile”.

 

L’Autorità precisa quindi che “Il mancato decollo di questi usi alternativi  e il generalizzato sottoutilizzo della banda è stato documentato dalle più recenti survey RSPG che coprono molti paesi europei. Ciò ha indotto i paesi partecipanti ai lavori CEPT,  conclusisi a  Minsk proprio la settimana scorsa, a proporre una riallocazione armonizzata della banda ad usi alternativi di maggior valore economico e sociale”.

 

Per concludere, sostenendo che “E’, dunque, nel solco dell’evoluzione più recente  del quadro europeo, forse  ancora poco nota ai commentatori, che si muove la proposta dell’Autorità. Il mutato contesto europeo, peraltro esplicitamente richiamato nella Segnalazione, rende oggi possibili azioni tempestive che possano valorizzare al meglio le citate frequenze spettrali”.

 

A sollevare il legittimo dubbio, che ha poi spinto a chiedere un chiarimento all’Autorità, è stato un tweet del professore Antonio Sassano, uno dei maggiori esperti nel campo delle frequenze, a commento della Segnalazione.

Sassano su Twitter scriveva: #AGCM: Banda L assegnata alla TV mobile ma nessuno la usa. Subito all’asta! Motivo giusto ma #frequenze sbagliate. La Banda L è della Radio!

 

Oggi il professore Sassano ha precisato a Key4biz alcune cose essenziali: “E’ bene chiarire, a beneficio di tutti gli interessati, che, nel nostro Paese, la Banda L è destinata alla Radiofonia Digitale. Così dice il Piano di Ripartizione delle Frequenze e così ha risposto l’Italia al questionario proposto dall’RSPG e citato dall’Antitrust”.

“Inoltre – ha detto ancora Sassano a Key4biz – la Delibera 664/09/CONS dell’Agcom autorizza il Ministero ad assegnare le frequenze della banda L alle emittenti radiofoniche per integrare le coperture DAB. Il fatto che la Delibera Agcom e la parola “radio” non comparissero nella segnalazione al Parlamento mi aveva sorpreso. Al contrario si diceva che il fallimento europeo della TV su piattaforma mobile giustificava un recupero da parte dello Stato delle frequenze non utilizzate della banda L. Insomma: la TV mobile non funziona e io mi riprendo le frequenze delle Radio. Tutto qui”.

“Avevo avuto la sensazione  – ha concluso Sassano – che la segnalazione dell’Antitrust al Parlamento avesse bisogno di qualche chiarimento. Detto questo, giudico estremamente positivo un così autorevole intervento volto a sancire il principio che lo spettro sottoutilizzato deve essere riassegnato”.

Leggi le altre notizie sull’home page di Key4biz