Il Foglio del 3 luglio pubblica l’allarmato articolo “In Russia saranno registrate le conversazioni telefoniche di tutti e archiviate per sei mesi“. Molti timori, in cui si riporta: “Da domenica in Russia ogni chiamata, messaggio o chat finisce nel database delle compagnie di telecomunicazioni che per 6 mesi devono conservare tutto ciò che avviene via smartphone e metterlo a disposizione dei servizi di sicurezza…”.
Viene anche riportato il parere di Roskomsvoboda, gruppo che promuove il rispetto dei diritti degli utenti di internet, che definisce la legge “…incostituzionale perché, in tempi di hackeraggi e di leak, renderebbe ancor più facile la fuga di dati che potrebbero essere venduti e sottoporrebbero la vita intima e privata dei cittadini al rischio di essere spiata in qualsiasi istante.”
Un duro atto di accusa contro il potere oligarchico di Putin, quello espresso dal gruppo russo per i diritti civili, perché la conservazione per 6 mesi di ogni messaggio, chiacchierata telefonica, sospiro o gemito, viola sonoramente la privacy delle persone, tanto più se tutto questo viene consegnato alla custodia dei servizi di sicurezza russi (per ragioni di antiterrorismo), perché sappiamo come in queste pratiche si nascondano sempre le perverse ragioni del controllo dei cittadini e in particolare di quelli contrari al regime al potere.
L’articolo sollecita inevitabilmente alcune considerazioni:
La prima è quella della parzialità del quadro in esso rappresentato: si fa riferimento alla nuova legge russa, ma senza alcun confronto con la situazione negli altri Paesi.
La seconda è che si ignora del tutto quanto previsto dalla normativa italiana in materia, che prevede obblighi tali da far arrossire di vergogna di fronte a quanto accade non solo in Russia, ma anche nel resto d’Europa e del mondo….