Questa mattina nella Sala del Marc’Aurelio del Campidoglio (quella utilizzata per le grandi occasioni), c’è stata la prima iniziativa pubblica comune tra la Sindaca di Roma Virginia Raggi ed il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e (ancora per poco, dato che la delega sta per passare al leghista Gian Marco Centinaio) del Turismo Alberto Bonisoli: è stata presentata la “card” integrata dei Musei Civici di Roma.
Grande abbondanza di sorrisi della Sindaca e molti complimenti da parte del Ministro…
Dal 5 luglio, il “polo” dei Musei Civici di Roma sarà visitabile per 12 mesi con un unico biglietto, al costo di appena 5 euro annui. Acquistando la Mic “card”, i residenti, italiani e stranieri, persone con domicilio temporaneo in città e gli studenti delle università sia pubbliche sia private della Capitale potranno avere accesso illimitato a (quasi) tutte le strutture museali gestite dal Campidoglio. Il target primario sembra essere però soprattutto quello dei cittadini romani residenti.
La “carta” darà accesso ad un patrimonio di 20mila opere esposte tra poli culturali ed archeologici: i Musei Capitolini, la Centrale Montemartini, i Mercati di Traiano, il Museo di Roma a Palazzo Braschi, quello in Trastevere, il Museo di Villa Torlonia con le tre Casine, all’Ara Pacis, al Museo Civico di Zoologia e alla Galleria Comunale di Arte Moderna. Gli spazi del Museo di Roma Palazzo Braschi e del Museo dell’Ara Pacis, invece, che hanno una biglietteria separata, non sono inclusi nel circuito della Mic: perché, di grazia?!
Il Ministro ha manifestato la propria “benedizione” per un’iniziativa che è sicuramente meritoria, ma che giunge con un ritardo di anni, anzi decenni, rispetto a quello che dovrebbe essere un normale e naturale intervento della mano pubblica per la miglior fruizione del patrimonio culturale nazionale e cittadino. In effetti, i cittadini romani – nonostante la ricchezza della Città Eterna – sono paradossalmente tra i peggiori fruitori del patrimonio culturale della Capitale.
Quel che stupisce è l’assenza, totale, di dati e di informazioni sullo scenario di mercato.
Sconcertante la risposta dell’Assessore alla Crescita Culturale nonché Vice Sindaco Luca Bergamo, alla domanda di un collega de “la Repubblica” che ha semplicemente domandato se vi fosse una previsione sul numero di “card” che Roma Capitale si attende di vendere. Luca Bergamo ha risposto, con simpatico candore: “non abbiamo nessuna previsione attendibile… questo è un esperimento… abbiamo stampato 150mila card… l’unico dato che posso evidenziare è che l’anno scorso nei Musei Capitolini sarebbero stati venduti 75mila biglietti a cittadini romani…”.
A fronte di questo evidente deficit di logica di “marketing culturale”, il Vice Sindaco ha enfatizzato, con grande retorica, che si tratta di una iniziativa “unica in Italia e senza precedenti in Europa”. Ascoltando queste parole, siamo rimasti increduli, ma dopo qualche minuto ha precisato che intendeva “data la sostanziale gratuità”.
Sindaco e Vicesindaco hanno poi rimarcato che si tratta di un “atto simbolico forte… di un’iniziativa fondamentale per la vita civile… per la ricostruzione di un senso di appartenenza…”.
Il Ministro ha evidenziato che non ha ovviamente alcun merito rispetto all’iniziativa (essendo in carica da pochi giorni), e ha segnalato che si tratta di un’iniziativa in effetti semplice, “ma in Italia le cose semplici talvolta sono le più complicate”. Ha anche sostenuto che pensa di “rubare quest’idea”, per verificare se si può replicare a livello di altre realtà locali e forse anche a livello nazionale.
Sottolineiamo che nessun dato è stato proposto (né domanda posta) rispetto alle dimensioni di fruizione dei Musei Civici capitolini: quanti visitatori hanno ogni anno? qual è il trend storico? qual è il rapporto tra visitatori stranieri e italiani? quanto costano complessivamente alla comunità e quanto ricavano la biglietteria e – semmai – sponsoring? quanti sono i dipendenti capitolini impiegati nel sistema museale? Silenzio assordante, in conferenza stampa.
Da ricercatori (avendo studiato per anni il sistema culturale romano) prima che da giornalisti, sappiamo che, scavando nelle pieghe dei documenti di Roma Capitale, questi dati possono essere acquisiti.
Quel che resta stupefacente è che si lancino iniziative di questo tipo, pur commendevoli, senza porsi un quesito minimo, metodologico e politico sugli obiettivi che si intende raggiungere: eppure, anche in Italia, esiste un discreto bagaglio di teoria ed esperienza in materia di “economia della cultura”…
Quel che resta incredibile che non esista ancora strumentazione tecnica necessaria per un “governo della cultura” adeguato alle esigenza di un sistema così complesso (e che i “policy maker” non sentano l’esigenza di superare questo deficit di strumentazione): in verità, la criticità che si registra a livello romano è la stessa a livello nazionale, ed abbiamo ragione di ritenere che il “Ministro-manager” se ne renderà presto conto (e non possiamo non rimandare all’articolo di “Key4biz” del 22 giugno scorso, “I numeri (troppo) in libertà dell’industria culturale italiana”).
È apparso quindi involontariamente stonato (oppure si è trattato di una… elegante provocazione?) il cenno manifestato dallo stesso Ministro sulla sua “precedente esperienza” di manager, e quindi di persona attenta “all’analisi costi-benefici”. Nel caso in ispecie, l’esigenza di un’analisi costi-benefici non sembra essersela posta nessuno…
Dalla conferenza stampa di presentazione (affollata più di fotografi e cameraman che di giornalisti, e già questa la dice lunga), è emersa l’impressione – ancora una volta – di un “governo della città” che si caratterizza per tanta buona volontà, impegno civile e passione politica, ma al tempo stesso per un grande deficit di tecnocrazia. Si conferma una sensazione già maturata in passato (vedi, da ultimo, “Key4biz” del 18 giugno, “Roma Capitale e la ‘strategia di resilienza’ della giunta Raggi, un caso di belle intenzioni?”, ma anche “Key4biz” del 31 maggio, “Secondo incontro della sindaca Raggi con il ‘mondo del cinema’ (ma regna il caos)”).
L’intervento del Ministro ad alcuni è parso una sorta di segnale di “endorsement” nazionale da parte della componente grillina del Governo alla Sindaca romana, sempre più in crisi.
A confermare l’ormai accertata eleganza dei modi del Ministro (talvolta finanche un po’ ottocenteschi), un dettaglio… “coreografico” (ma sintomatico): conclusa la conferenza stampa, i fotografi e cameramen si sono riversati sulla triade (Raggi-Bonisoli-Bergamo), ed il Ministro è presto andato via, seguito da alcuni giornalisti (tra cui chi redige queste noterelle)… Dopo un tratto percorso per raggiungere l’uscita dai Musei Capitolini, ha sostenuto “evitiamo di fare i cafoni!”… ha quindi fatto un dietro-front, ed è tornato nella Sala del Marc’Aurelio: effettivamente, si era dimenticato di salutare simpaticamente la Sindaca, cui ha scambiato un delicato bacio sulla guancia. Come dire?! Ministro “manager e galantuomo”?! In un Paese che spesso ci ha abituato ad una qual certa rozzezza dei modi, Bonisoli potrebbe apparire come… un anti-Salvini!