La scorsa settimana ho partecipato ad un incontro con Luciano Floridi, Professore di Filosofia ed Etica dell’Informazione all’Università di Oxford, e vorrei condividere con voi ciò che mi ha colpito di più, per una volta affrontando il digitale su un piano più alto del business benché non slegato da esso.
“Beati monoculi in terra coecorum” è stato il suo incipit: oggi non possediamo lo sguardo lungo e prima profondo dimostrato da pensatori che abitavano un tempo della nostra terra più stabile. Dobbiamo accontentarci delle nostre capacità di analisi con modelli interpretativi più che predittivi della realtà.
La realtà è di certo data dalla “digital transformation”, un cambiamento prodotto da quattro fenomeni in crescita ed una dimensione in calo. Crescono costantemente la capacità computazionale come aveva iniziato a comprendere la Legge di Moore, aumentano le persone online, ma la diffusione dei sensori e dell’Internet of Things fa sì che i dati abbondanti in cui viviamo è operiamo sempre di più saranno sempre più prodotti dalle macchine che dagli esseri umani.
In calo sono i costi legati al digitale, dall’accesso alla capacità di calcolo dei dispositivi aprendo spazi mai immaginati prima (i “deep fake”) come la riproduzione di una voce umana o un Rembrandt mai dipinto e creato dall’intelligenza artificiale e da una stampante in 3D.
In questo contesto, non possiamo che bruciare le navi dietro di noi e rendere abitabile il nuovo continente di cui abbiamo oggi solo arrivati ad abitare sulla costa.
È quella che Floridi chiama la “Società delle Mangrovie” perché come queste piante vivono alla foce dei fiumi, dove l’acqua è un po’ dolce e un po’ salata, così oggi le persone vivono parte della loro vita online e parte offline, una dimensione che il professore ha definito “onlife”.
Non si tratta solo della casi di un comportamento da parte degli individui, ma anche dell’unione di processi che fino ad oggi sono stati distinti come la produzione e il consumo, la sovranità e il governo allo stesso modo con cui il digitale, con il suo “cleaving power, separa possesso e uso, presenza e localizzazione, legge e territorialità.
Che il nuovo continente che dobbiamo rendere abitabile debba affrontare questi cambiamenti e ricomporli in nuovi equilibri è evidente a tutti sia sul privato che professionale, sia sul piano individuale che civile.