Huawei esclusa dalla gara 5G in Australia. Sulla posizione assunta dalle principali agenzie di sicurezza australiane pesano i timori per la sicurezza dei nuovi network nazionali in via di realizzazione e la paura di possibili legami del fornitore cinese di apparati e smartphone con il governo di Pechino. Una posizione, quella australiana, che ricalca quella da tempo assunta dagli Usa.
Ma Huawei non ci sta e in una lettera aperta contesta la posizione di Canberra. Le recenti prese di posizioni pubbliche che collegano Huawei al rischio sicurezza “sono infondate e non basate sui fatti” si legge nella missiva firmata dal Ceo di Huawei Australia e da due manager del gruppo cinese.
Nella lettera aperta, Huawei insiste sul fatto di essere “una compagnia privata, di proprietà dei dipendenti e senza altri azionisti”.
Sarà così ma da anni Huawei è nel mirino per preoccupazioni legate alla security.
Già nel 2012 e sempre in Australia il produttore cinese è stato bloccato e non ha potuto partecipare alle offerte in occasione della maxi gara per la realizzazione di una mega rete nazionale a banda larga.
Come accennato, Huawei ha dovuto fronteggiare anche il pressing degli Usa, dove avvocati e agenzie di sicurezza l’hanno apertamente accusata di intrattenere legami con il governo cinese.
A più riprese Huawei ha negato con forza che i suoi prodotti rappresentino una minaccia per la sicurezza, ma alla fine è stata ampiamente esclusa dal mercato americano.
C’è da dire che in passato in Australia ha concluso con successo diversi contratti privati e che oggi è il principale fornitore di tecnologie wireless del paese, in relazione con i tre principali operatori mobili del paese.
Nella sua lettera aperta ai legislatori Usa, la compagnia ha sottolineato di avere più di 700 dipendenti nel paese e che più della metà della popolazione australiana “conta su di noi per le loro necessità di comunicazione quotidiane”.
Inoltre, Huawei ha tenuto a precisare che altri paesi come il Regno Unito, il Canada e la Nuova Zelanda “hanno utilizzato la tecnologia di Huawei nei loro schemi di sicurezza nazionale”. “Siamo convinti che si possa fare anche in Australia”, si legge nella lettera.
Infine, la compagnia cinese ha proposto alle agenzie governative australiane di valutare “la costruzione di un centro di sperimentazione per assicurare verifiche indipendenti delle nostre apparecchiature direttamente in Australia, come abbiamo fatto in altri paesi”.
Ma per il momento l’ufficio del primo ministro australiano non ha commentato.