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ilprincipenudo. Festa della Musica 2018, Bonisoli ‘Più risorse alla cultura e regole, ma l’accesso per tutti è fondamentale’

di Angelo Zaccone Teodosi (Presidente Istituto italiano per l’Industria Culturale - IsICult) |

Presentazione de “La Festa della Musica” presso il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Prima uscita del ministro Bonisoli che lascia intravedere le linee programmatiche su cui svolgerà la propria azione di governo del settore.

ilprincipenudo ragionamenti eterodossi di politica culturale e economia mediale, a cura di Angelo Zaccone Teodosi, Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) per Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

Questa mattina, in un’affollatissima (oltre duecento persone) Sala “Spadolini” della sede centrale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (Mibact), c’è stata la prima (pubblica) sortita del neo titolare del dicastero Alberto Bonisoli nello storico Collegio Romano: il Ministro ha presenziato la lunga presentazione della nuova edizione della “Festa della Musica”, che si terrà il 21 giugno prossimo in centinaia di città e paesi e borghi della Penisola, iniziativa che può vantare una storia ultraventennale (mutuata dall’esperienza francese, avviata nel 1982 dall’allora Ministro socialista Jack Lang), ma che da tre anni è stata rilanciata a livello nazionale dall’ex Ministro Dario Franceschini e da Paolo Masini (suo consigliere per la musica, le periferie, i migranti).

Intorno al tavolo di presidenza, una decina di persone, dalla giornalista di Rai2 Maria Concetta Mattei (quest’anno il “public service media” italico dedica molta attenzione mediatica alla “Festa”) a Marco Staccioli, Presidente della Aipfm – Associazione Italiana Festa della Musica, ad Onofrio Cutaia, Direttore Generale dello Spettacolo dal Vivo del Mibact…

Gli occhi erano comunque tutti (o quasi) puntati sul neo-Ministro: abbiamo potuto apprezzare eleganza dei modi (“rara avis” un uomo che s’inchina accennando un baciamano alle signore), prossemica moderata (anche se prevale un’aria un po’ malinconica), linguaggio sintetico (da classico manager, ma con qualche guizzo di ironia).  Come dire?! Un galantuomo.

Rispetto alla kermesse presentata oggi, Alberto Bonisoli riceve dal suo predecessore una eredità qualificata: il rilancio della “Festa della Musica” è stata senza dubbio commendevole iniziativa di Dario Franceschini, anche se crediamo che si possa (e si debba) fare di più e di meglio, soprattutto sul fronte della comunicazione e della promozione, così come del coinvolgimento della comunità artistica e dei territori. E lo stesso neo-Ministro ha peraltro sostenuto che intende rilanciare oltre, ovvero (“ça va sans dire”) “implementare”.

La presentazione è stata allietata da due giovani campioni di tip-tap e da una coppia di gemelli trombettisti, ma quel che conta sono certamente i numeri annunciati, che evidenziano il carattere popolare e nazionale (nazionalpopolare?!) dell’iniziativa: le città coinvolte sono circa 600 ed i musicisti che entreranno in scena (nelle piazze e nei palazzi, in musei ed altri siti culturali, ma anche in “location” eterodosse, come gli aeroporti ed i supermercati della catena Carrefour) sono oltre 9mila. L’edizione del 2017 ha visto coinvolti oltre 30mila artisti (a fronte dei 18mila dell’edizione precedente). Quest’anno, la Festa porterà la cultura anche in molte periferie, toccando quartieri come lo Zen 2 a Palermo, Tor Bella Monaca e Ponte di Nona a Roma, Sestri Ponente a Genova, il Rione Sanità a Napoli.

“Testimonial” d’eccezione di questa edizione sarà il Maestro Ezio Bosso, che dirigerà l’Orchestra Giovanile Italiana della Scuola di Musica di Fiesole, al Teatro Romano della cittadina toscana (in programma la “V Sinfonia e l’“Inno alla Gioia” di Beethoven): “la musica è un valore – come disse Claudio Abbado – la musica ci salva la vita. È un collante che migliora la nostra esistenza, il fondamento che migliora la società perché attraverso l’emozione ci spinge a evolvere”.

Saranno migliaia gli eventi previsti, per un appuntamento che vuole rappresentare un “Inno alla Gioia” (questo il titolo, giustappunto, dell’edizione 2018), in occasione dell’Anno Europeo del Patrimonio Culturale.

La musica deve essere ovunque, e tutti ci impegniamo affinché sia ovunque, perché la musica ci insegna ad ascoltarci l’un l’altro e festeggiarla vuol dire festeggiare anche il capirsi senza pregiudizi”, ha affermato ancora Ezio Bosso, cui la platea ha tributato un lunghissimo applauso. Tutti gli astanti si sono alzati in piedi, apprezzando la carica di entusiasmo del musicista, che sta combattendo – anche attraverso la musica – la malattia che da qualche anno l’affligge (ovvero una sindrome neurodegenerativa che determina anche una qualche difficoltà nell’eloquio).

Fare un concerto con i giovani – ha proseguito poi Bosso – è farlo con… la società ideale. Spero che serva come stimolo a lavorare all’unisono, per tutelare quel patrimonio salvaguardato dall’articolo 9 della Costituzione, che è meraviglioso e mette insieme il paesaggio e il suono delle persone”.

Rinnoviamo il nostro sostegno alla Festa della Musica con sempre maggiore convinzione ed entusiasmo: l’attenzione della Società Italiana Autori ed Editori verso il mondo della musica è totale, come dimostrano le decine di iniziative che supportiamo e promuoviamo, con un occhio particolare a quei progetti che coinvolgono i giovani e il territorio”, ha detto Danila Confalonieri, Direttrice della Promozione Culturale Siae, anche a nome del Direttore Generale della Siae, Gaetano Blandini, oggi impegnato nelle elezioni dei nuovi vertici della Società (curiosamente, in un incomprensibile quasi totale “silenzio stampa”: come mai l’attenzione dei media verso le nuove elezioni è così bassa, a fronte di un elettorato che coinvolge quasi 100mila “creativi” italiani?!).

I concerti saranno di ogni genere musicale, dal jazz alla musica barocca al rock, e il Direttore della Festa Paolo Masini ha ricordato come si debba all’ex Ministro Franceschini aver “sdoganato”, anche nel sostegno ministeriale, un genere come il jazz, ingiustamente ritenuto in Italia, per troppo tempo, elitario e non proprio popolare.

Oltre 40 i “luoghi della cultura” del Mibact che ospiteranno eccezionalmente alcune iniziative in questa occasione: dal Museo Archeologico di Cagliari alla Reggia di Caserta, passando per Villa Giulia a Roma e l’Archivio di Stato di Venezia. Il Ministro ha posto l’accento sulla importanza dell’iniziativa nella specifica dimensione carceraria: il 21 giugno, oltre un decimo delle case circondariali d’Italia (23, per la precisione) vedranno iniziative musicale “dietro le sbarre”.

Da Palermo, è arrivato il Sindaco Leoluca Orlando, anche per presentare la “Festa dei Giovani” che si apre il 16 giugno nel capoluogo siciliano, insieme con Manifesta, la “biennale nomade”. Orlando ha dichiarato (non senza una qual certa “vis polemica”): “a Palermo, la diversità (cani gatti topi…) non è un ostacolo al dialogo. Se non si fosse capito, noi a Palermo siamo dalla parte dei migranti”. L’uditorio apprezza con un applauso. Bonisoli sorride, incassa, sembra apprezzare anche lui: sui migranti, chiarirà dopo con i cronisti, che “non è vero che il governo ha due volti: Salvini ha chiarito”.

Tant’è, gli organizzatori ricordano le decine e decine di occasioni che aprono la Festa, dai giovani artisti liguri che a Genova si esibiscono nella Casa dei Cantautori ancora in fase di allestimento, all’astronomo Gianluca Masi che a Roma, nelle aule del Liceo “Mamiani”, parlerà di musica “dalle stelle”. In Piemonte, nel Parco Reale della Certosa di Collegno, ci sarà la Banda Osiris con un live di… ortaggi “suonati e ascoltati”. In Calabria, tanta musica a bordo di due treni. A Grosseto, parte “l’edicola acustica”, un’edicola di giornali che ogni sabato mette elettricità e microfoni a disposizione dei musicisti, offrendo anche una diretta Facebook. E ancora il jazz di Giampaolo Casati, che in accordo con Volotea, si esibirà per i passeggeri del volo Genova-Palermo. Gli aeroporti dell’Enac (da Malpensa a Trapani) che ospiteranno concerti… Note per tutti in 250 punti vendita Carrefour, in alcuni Istituti Italiani di Cultura all’estero, nei “punti luce” di Save The Children… Ad Ascoli Piceno, andrà in scena un omaggio al Maestro José Antonio Abreu, che – come ricorda Paolo Masini – “ha fatto tanto per la musica nelle periferie”… A Roma sul Tevere un battello si trasformerà in palco per festeggiare gli 80 anni di Edoardo Vianello. Eccetera ecc. ecc.. Tanti artisti diversi e tanta musica diversa, ma tutti alle ore 21 si fermeranno per suonare a modo loro l’“Inno alla Gioia”.

Impressioni a caldo?!

Emergono segnali di continuità, ma anche di discontinuità: come non leggere tra le righe di un’affermazione come questa una rottura di strategia?! “…Dare dei soldi a qualcuno perché compri cultura non mi interessa più di tanto. Vorrei spendere quei soldi, invece, per far ‘sì che ci sia una domanda di cultura”, ha detto il Ministro, a latere della conferenza stampa.

Alberto Bonisoli non ha citato il famigerato “Bonus Cultura” dedicato ai 18enni e introdotto dal precedente Governo (ovvero la “18app” lanciata dall’Esecutivo guidato da Matteo Renzi – 500 euro di regalo statale in beni e attività culturali – cui “Key4biz” ha dedicato molta attenzione, simpatizzante eppur critica: vedi, da ultimo, l’articolo di Flavio Fabbri, pubblicato il 6 giugno, “18App, che fine ha fatto il Bonus cultura per i nati nel 2000?”), ma ha spiegato che bisogna “incuriosire i ragazzi alla cultura. Dobbiamo trovare un sistema, e probabilmente sarà qualcosa su cui dovremo lavorare con il Ministero dell’Istruzione”. Il Ministro ha ricordato mezzi come YouTube ed ha spiegato che “…c’è una trasformazione molto potente, e non sono sicuro che oggi abbiamo gli strumenti, il sistema o una politica per reggere il colpo di questa trasformazione. C’è tutta la buona volontà per farlo e sono molto ottimista, ma c’è un cantiere dove dobbiamo scendere e iniziare a lavorare con i nostri colleghi”.

In altre parole: lavoro di squadra, convergenza, sinergia. E non è casuale che il Ministro abbia definito l’esperienza della Festa della Musica un esempio positivo di iniziativa “di sistema”, concetto che ha già espresso in relazione alla deficitaria promozione internazionale del “made in Italy”. Ieri Bonisoli era a Firenze, per Pitti Uomo, ed ha sostenuto che “la moda è cultura”, e, ancora, che “la moda è uno dei comparti economici e culturali per il quale ci caratterizziamo nel mondo, attraverso cui noi ci rendiamo riconoscibili come italiani. Fa parte dell’essere cittadini di questo Paese e come molte sue eccellenze ha un carattere multipolare. È importante pensare a un sistema che metta insieme i centri della moda come Milano, Roma e Firenze. Per chi è dentro il settore, ci sono stati anni in cui la moda e le sue esigenze, così come quelle del design e delle industrie creative, non erano al vertice delle priorità politiche. C’è molto terreno da recuperare e farò il possibile affinché il mio operato abbracci tutto il mondo della moda dal punto di vista culturale e cercherò di renderlo il più possibile integrato in un’offerta che rappresenta un nostro orgoglio nel mondo”.

Il Ministro ha sostenuto che “la Festa della Musica è meritoria, perché interessa ogni genere musicale, mette a sistema i diversi attori del settore coinvolgendo chi crea, produce, interpreta la musica e ne tutela i diritti, offre ai giovani l’opportunità di far valere il proprio talento e entra nei luoghi in cui c’è disagio sociale, come carceri e ospedali, offrendo uno strumento importante di elevazione”. Molto interessante l’enfasi sulla cultura come strumento di lotta al disagio.

Così Alberto Bonisoli ha concluso il suo intervento, accogliendo l’invito del Maestro Bosso: “Nel trasformare i principi dell’articolo 9 in azione politica, c’è sempre bisogno di una voce critica che ci aiuti a farlo al meglio. In questo, Bosso è insuperabile, e spero possa contribuire come sa”.

Ascoltare un Ministro, insediatosi da pochi giorni, che sostiene l’esigenza di “intelligenze critiche” non può che essere musica (appunto) per le orecchie di chi crede in una “mano pubblica” che non sia autoreferenziale, ma aperta invece alla dialettica, dei professionisti del settore e della società civile, trasparente e dialogica.

Sono per un approccio che tenga in considerazione quello che pensano gli operatori della cultura. Prendo decisioni, ma preferisco fare in modo che le scelte siano condivise, è così che una cosa poi funziona”. Rispondendo a tutto campo alle domande dei cronisti, con un approccio molto morbido, Alberto Bonisoli ha evidenziato gli elementi di continuità con la gestione Franceschini, ed ha ribadito la battaglia per aumentare le risorse per la cultura. “Le cose buone le porteremo avanti”, ha assicurato, citando proprio la Festa della Musica, “che anzi ho idea di implementare”. Così come l’attenzione a giovani e periferie, del tutto condiviso con la passata gestione: ci si augura che anche una commendevole iniziativa come il progetto “MigrArti” venga ri-sostenuta, nonostante il prevedibile dissenso che potrebbe provocare nella Lega alleata di governo (vedi, in argomento, “Key4biz” del 20 gennaio 2016, “Arte e migranti, due bandi del Mibact. Ma servono sinergie con la Rai”). Qualcosa però certamente cambierà al Collegio Romano, e il “ministro manager” eletto “in quota” Movimento 5 Stelle lo ha chiarito: “Quello che voglio stabilire da subito è un approccio che tenga in giusto conto quello che pensano gli attori del ministero”.

Il riferimento, neppure troppo celato, è alla riforma voluta da Franceschini, che ha rivoluzionato il dicastero, e il rapporto tra soprintendenze e musei, scatenando non poche polemiche nel mondo della cultura e anche all’interno dell’amministrazione: “alcune riforme, pur condivisibili, hanno avuto delle vischiosità e delle resistenze che si potevano evitare, c’è stato un difetto di progettazione”, ha sostenuto Bonisoli. A chi gli chiede se dunque la riforma Franceschini ha avuto un difetto di “comunicazione”, Bonisoli ha risposto: “no, ma di come viene formulata. Se vogliamo usare uno slogan, è più un difetto di progettazione che di comunicazione”. Dalle soprintendenze alla musica, c’è stato anche un accenno en passant al tema nevralgico del diritto d’autore: “il mondo della musica sta cambiando, quella che sta avvenendo in questo campo è una rivoluzione, la politica deve capire e gestire il cambiamento, siamo sicuri che lo stiamo facendo?”. Qualcuno ha interpretato la battuta come una critica all’approccio conservativo (difensivo) che il Mibact ha finora assunto rispetto al monopolio della Siae.

Quindi il tema della formazione e dell’approccio alla cultura, che il nuovo Ministro rivendica come prioritario: “credo si debba intervenire, per quanto riguarda la musica ma non solo, sugli approcci alla didattica. Su questo, lavoreremo insieme con il Ministero dell’Istruzione. Dobbiamo porci il problema di come incuriosire i ragazzi e non so se abbiamo gli strumenti giusti: non credo che dare dei soldi ai giovani per comprarsi dischi e libri serva più di tanto, credo invece che sarebbe meglio investire per migliorare la didattica, l’approccio alla cultura”. Quanto specificamente alla musica: “sono ministro da 13 giorni. Ho detto in campagna elettorale che servono più fondi per la cultura, e non ho cambiato idea. Ho ricevuto tante segnalazioni, più di mille, un terzo solo per la musica. Ma il nostro è un governo del cambiamento, agiamo di comune accordo, sono in contatto con il Ministero delle Finanze e con la Funzione Pubblica: sono loro che dovranno darci una mano per le risorse, che serviranno per la struttura del ministero e per gli altri settori, serviranno soldi e regole”. E se poi ci sarà da combattere in Consiglio dei Ministri (ha domandato un collega)? “Sono uno piuttosto testardo, forse poche idee, ma chiare: mi ascolteranno”. In occasione della sua visita ufficiale a Pompei, qualche giorno fa, il Ministro ha sostenuto: “abbiamo tagliato le spese, riducendo gli investimenti e assumendo meno. Vogliamo invertire questa tendenza: il mondo dei beni e delle attività culturali ha bisogno di più soldi, e investiremo di più in archeologia, musica, teatro”.

Interessante anche questa tesi odierna di Bonisoli: “Questo è solo l’inizio. Possiamo fare di più, possiamo arrivare in più periferie, ma la direzione è quella giusta. Dopodiché, certo, viviamo nel mondo reale, c’è la questione delle risorse, ma è vero anche che la cultura è troppo importante perché possa essere gestita solo dal punto di vista economico. C’è il tema dell’accesso per tutti, piuttosto che, per me, è di fondamentale importanza”.

Insomma, secondo Bonisoli, “la leva” principale – in chiave di economia della cultura, e quindi di politica culturale – sembra essere quella della stimolazione della domanda, piuttosto che dell’incremento dell’offerta. Tematica strategica che merita opportuni approfondimenti, cui ci dedicheremo in una delle prossime “puntate” di questa rubrica.

Non è stata spesa una parola una – come al solito – in relazione al costo della kermesse “Festa della Musica”, e, ancora una volta, va lamentato questo deficit di trasparenza, nonostante un corposo (300 pagine!) e patinato “Annual Report 2017”, che reca molti dati, ma non quello essenziale: quanti sono stati i cittadini che nelle varie edizioni della Festa della Musica hanno assistito agli eventi?! Di grazia, almeno una stima nasometrica sarà pur possibile: perché il dato non viene rivelato?!

Secondo il Ministère de la Culture, l’edizione francese vede l’organizzazione di oltre 18mila concerti e la partecipazione di 5 milioni (!!!) di musicisti, tra professionisti e dilettanti, a fronte di 10 milioni di spettatori… Il budget allocato dal Ministero francese della Cultura è nell’ordine di mezzo milione di euro, ma la televisione pubblica francese France Télévision impegna risorse anche maggiori per promuovere la Fête de la Musique

Per quanto riguarda i pubblici danari, a quanto ci è dato sapere, la “Festa della Musica” costa assai poco allo Stato italico, ed invece meriterebbe un sostegno più adeguato alle ambizioni dell’iniziativa.

Si ricorda anche che alcuni musicisti hanno più volte espresso critiche, dato che tutti gli artisti si esibiscono senza compenso alcuno: è una “festa”, d’accordo, ma forse almeno un rimborso spese andrebbe previsto. A carico dello Stato. Altrimenti si finisce per paradossalmente dar ragione a chi sostiene che “carmina non dant panem”.

Abbiamo tante volte espresso i nostri dubbi – anche su queste colonne – sull’italica dinamica delle “nozze coi fichi secchi”, anche rispetto a progetti meritevoli, come quello – questa mattina richiamato da Paolo Masini, che ne è Condirettore – del Portale della Canzone Italiana (vedi “Key4biz” del 5 febbraio 2018, “Il Mibact lancia il Portale della Canzone Italiana (in alleanza con Spotify)”).

Le iniziative valide vanno sostenute, con decisione non soltanto… spirituale, ma con materiale concretezza: risorse adeguate alla qualità.

E, ancora, un ragionamento critico andrebbe sviluppato anche in relazione al rapporto tra “domanda” ed “offerta” nei mestieri della cultura: tema sensibile, per il Ministro, che ha un percorso professionale proprio come manager della formazione. Una domanda soltanto: quanti dei brillanti diplomati dei Conservatori Musicali italiani riescono poi ad effettivamente lavorare come musicisti?! Va evitare la retorica di una “economia della cultura” che, in Italia, stenta a decollare e produce più aspettative che realtà, soprattutto a causa di un “sistema informativo” della formazione professionale inesistente (problema che riguarda tutte le professioni delle industrie culturali, a fronte di una marea infinita di “master” che producono spesso qualificatissima disoccupazione intellettuale…).

Chi redige queste noterelle ha manifestato una posizione assai perplessa rispetto alla debolezza del capitolo “cultura” nel “Programma del Governo del Cambiamento” firmato da M5S e Lega (vedi “Key4biz” del 17 maggio 2018, “Cultura, Rai, Privacy, Authority, Tlc: quello che manca nel contratto M5S-Lega”), ma è verosimile che il neo Ministro Alberto Bonisoli sappia… riscriverlo, dandogli sostanza e – ci si auspica – soprattutto innovatività.

Dalle prime sortite del Ministro, emerge volontà innovativa.

E concetti come efficienza, efficacia, valutazione d’impatto, meritocrazia, trasparenza fanno certamente parte del suo background professionale: speriamo sappia concretizzarli anche nella sua azione di governo delle politiche culturali nazionali.

Si ricordi infine che ieri sono stati nominati i due Sottosegretari al Mibact, Gianluca Vacca e Lucia Borgonzoni: il deputato 5Stelle è al suo secondo mandato alla Camera e ha fatto parte della Commissione Cultura, la senatrice leghista è alla prima esperienza in Parlamento. Sarà molto interessante osservare che deleghe assegnerà loro il Ministro.

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