VINTI
C’è tensione in Inghilterra tra Amazon e le case editrici locali. Secondo il quotidiano The Guardian, la grande piattaforma di ecommerce avrebbe intenzione di far pagare l’IVA proprio a loro mentre, una volta incassato il prezzo del libro venduto, l’azienda americana verserebbe solo il 3% di tasse come previsto in Lussemburgo e non a Londra.
Amazon, infatti, versa l’IVA che incassa nel piccolo Paese europeo, nonostante gli affari vengano portati avanti in tutta Europa, dove è ferma al 3%. Ovviamente, non c’è niente di illegale, spiega il giornale, perché è normale che una società risolva i suoi problemi fiscali nel Paese in cui ha sede legale. Il problema sorge quando l’azienda in questione è una società globale che opera in tutto il mondo, o quasi, andando ad impattare su regimi di tassazione diversi.
Amazon controlla da monopolista il mercato ebook britannico, imponendo un prezzo molto basso rispetto la media di altri Paesi, e chiudendo con gli editori contratti dove il prezzo dei libri è calcolato sull’IVA al 20%. Ciò significa che la differenza relativa ai due regimi di tassazione va a finire sulle spalle degli editori britannici, mentre Amazon si intasca circa 1,4 sterline ogni libro elettronico venduto.
Le associazioni di categoria e i singoli editori hanno già espresso, più volte, grande preoccupazione per lo strapotere della piattaforma di B2C più popolare al mondo, che in qualsiasi momento può disporre la permanenza o meno di una casa editrice sul mercato, limitando di fatto le scelte dei consumatori.
In base ai dati in possesso del Guardian e confermati dalla SEC, Amazon UK ha fatturato negli ultimi 3 anni oltre 7,6 miliardi in beni digitali venduti via ecommerce, senza versare una sterlina al fisco inglese.