E’ a buon punto a Bruxelles la trattativa fra stati membri e legislatori Ue sulle nuove regole che definiranno il rinnovato quadro regolatorio del mercato telecom e che faranno parte integrante del nuovo Codice europeo delle Comunicazioni Elettroniche, la cui pubblicazione è prevista (se tutto andrà bene) entro giugno. In particolare, secondo voci raccolte dalla Reuters, sul tavolo di Bruxelles c’è già un accordo di massima per introdurre nuove norme più “soft” per favorire i coinvestimenti in nuove reti in fibra degli incumbent con operatori concorrenti.
L’obiettivo della Ue è spingere gli investimenti in nuovi network in fibra e sbloccare miliardi di investimenti da parte degli operatori, sfruttando la leva del “lighter touch”, un tocco più morbido sul fronte regolamentare.
Secondo la Reuters, che ha visionato la bozza del documento, un accordo preliminare siglato la scorsa settimana prevede una serie di vantaggi regolatori per gli incumbent che decidono di co-investire sul lungo termine in nuove reti in fibra con un rivale.
Un provvedimento che andrebbe incontro alle richieste dei grandi player come Orange, Deutsche Telekom e Telecom Italia che da tempo criticano norme troppo stringenti in materia di prezzi e obblighi di accesso alla rete per i competitor a prezzi regolati che non consentirebbero di incassare abbastanza per poi reinvestire in nuovi network.
Tuttavia, altri operatori come ad esempio Vodafone sono contrari a queste nuove disposizioni tacciandole di “vacanza regolatoria” a vantaggio degli incumbent, perché gli eventuali accordi presi da un operatore per l’acquisto di capacità per un lungo periodo di tempo, che contribuiscono a finanziare la realizzazione delle nuove reti, non si traducono poi in una comproprietà della rete.
Cosa c’è nella bozza
L’affitto nel lungo termine della capacità di banda diventa quindi centrale nella bozza del documento come leva per spingere gli incumbent a investire. Gli incumbent diventano più degli affittuari della rete che dei proprietari, anche se il tema della proprietà delle reti va precisata.
La bozza definisce i modelli di co-investimento come “comproprietà degli asset di rete o co-finanziamento in condivisione del rischio di lungo termine o accordi attraverso acquisti”. La definizione potrebbe ancora subire dei cambiamenti prima della versione definitiva.
I cosiddetti accordi di acquisto dovranno prevedere l’acquisizione di “diritti particolari di capacità di carattere strutturale”, e non dovrà consistere di semplici accordi in cui un operatore affitta capacità da un altro, sottolinea il draft.
Se approvata, la nuova normativa solleverà gli operatori alternativi dall’obbligo di fornire capitale agli incumbent per finanziare nuovi network, consentendo loro però di siglare accordi di lungo termine per servizi di rete. I promotori del compromesso sostengono che in questo modo si ridurrebbero i rischi d’investimento in nuove reti in fibra, perché gli incumbent sarebbero più propensi a investire in nuove reti avendo la garanzia anticipata di poter contare su clienti wholesale di lungo termine.
“Se stai cercando di finanziare un investimento rischioso, accordi di acquisto di un certo tipo…possono spostare l’ago della bilancia in termini di minor rischio dell’investimento”, ha detto una fonte che ha negoziato il compromesso citata da Reuters.
La Commissione spera che accordi di lungo termine di questo tipo, nei quali gli operatori non devono anticipare tutti i soldi, incoraggeranno gli operatori a investire in reti in fibra, che hanno costo variabile compreso fra 500 euro e 800 euro per abitazione, secondo stime di Goldman Sachs.
Il Parlamento aveva in un primo tempo ostacolato l’inclusione degli accordi di acquisto nella categoria del co-investimento, per timore che questa decisione potesse danneggiare la concorrenza, ma ha dato poi il via quando sono state fissate regole più severe sul genere di accordi di acquisto che potranno godere di una regolazione più morbida.
L’ECTA, che rappresenta gli operatori alternativi europei fra cui Fastweb e TalkTalk, ha chiesto di scartare le regole sui co-investimenti perché potrebbero favorire gli operatori di mercato dominanti e danneggerebbero la concorrenza.
Si prevede che la nuova legge sarà formalizzata dal Trilogo (Commissione, Parlamento e Stati Membri) il prossimo 5 giugno.