L’Italia vuole arrivare a consumare annualmente, entro il 2020, una quantità di energia ‘primaria’ (cioè generata da risorse disponibili in natura, che vanno dal sole al petrolio) pari a 158 Mtep, 158 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, e di energia finale (energia resa disponibile dalla fonte primaria, trasformata e trasportata per utilizzo presso l’utenza finale) pari a 124 Mtep.
Oltre a questi obiettivi, dobbiamo anche impegnarci a consumare meno in termini di energia finale, grazie allo sviluppo di politiche nazionali tese a promuovere l’efficienza energetica come previsto anche dalla direttiva europea EED (2012/27/UE).
Complessivamente, nel periodo 2014-2020, l’Italia si è impegnata a raggiungere un volume di risparmi cumulati pari a 25,5 Mtep di energia finale.
A che punto siamo con gli obiettivi prefissati e gli impegni presi con l’Europa?
Basandoci sui dati pubblicati nella relazione annuale dal Ministero dello sviluppo economico, al 31 dicembre 2017, inviati dal dicastero stesso a Bruxelles il 30 aprile scorso: la domanda di energia primaria nel 2016 si è ridotta dello 0,8% rispetto al 2015, con un consumo pari a 148,4 Mtep, confermando l’andamento decrescente degli ultimi anni con l’eccezione dell’anno 2015.
I consumi finali di energia (esclusi gli usi non energetici) nel 2016 sono stati pari a 115,9 Mtep, in lieve diminuzione (-0,3%) rispetto al 2015, principalmente dovuta ai cali nel settore trasporti (-1,1%) e nel settore residenziale (-1,0%).
Seguendo l’attuale trend, è possibile stimare un consumo di energia finale al 2020 al di sotto del target fissato a 124 Mtep (-1,2%).
Per il periodo 2014-2017, le misure di policy già notificate alla Commissione europea hanno prodotto risparmi di energia finale cumulati per circa 7,5 Mtep, pari a circa il 30% del target al 2020.
Si stima inoltre necessario mantenere almeno l’attuale trend di risparmi per raggiungere l’obiettivo dei 25,5 Mtep al 2020.
Per quanto riguarda, infine, gli edifici della pubblica amministrazione centrale, la relazione riporta la percentuale annua della superficie oggetto di interventi riqualificazione energetica, positivamente al di sopra dell’obbligo del 3%.