A marzo negli Stati Uniti sono stati creati 241 mila posti di lavoro nel settore privato, un numero che ha superato di molto le attese (205 mila), secondo le stime di Automatic Data Processing. È uno dei tanti risultati che ha portato con sé il deprezzamento della moneta americana.
Un dollaro debole rafforza il settore manifatturiero, ad esempio, e fa aumentare le esportazioni degli Stati Uniti, consentendo (anche se temporaneamente) di far aumentare l’occupazione, ma il suo effetto si propaga anche sui mercati globali: stimolando i settori delle materie prime (che sono utilizzate in molti segmenti dell’economia digitale e comunque quotate in dollari) e dando respiro alle economie emergenti.
Lo stesso comparto dell’Information technology (IT) potrebbe giovarsi di un dollaro debole. Soprattutto i vendor americani riuscirebbero ad aumentare le vendite di componenti e servizi, grazie ad una diminuzione dei prezzi dei sistemi per data center e dei software per le piattaforme cloud.
Il mercato mondiale dell’IT è stimato da Gartner raggiungere il valore di 3.700 miliardi di dollari entro la fine del 2018, con una crescita calcolata attorno al 6% su base annua.
Secondo i ricercatori, si tratta di un evidente “effetto traino” legato al dollaro debole, che avrà anche l’effetto di aumentare le vendite di software per il mercato enterprise, che per quest’anno è atteso crescere dell’11%.
In relazione ai data center, invece, la spesa mondiale in questo segmento IT potrebbe raggiungere i 188 miliardi di dollari alla fine dell’anno in corso, con una perdita del 6,3% sul 2017, dovuta peraltro alla fine egli incentivi fiscali per l’acquisto di tecnologie digitale da parte delle imprese.
Complessivamente, ad inizio 2019, gli investimenti in data center dovrebbero aumentare dell’1,1%.
Il dollaro debole, d’altronde, significa che gli acquirenti mondiali di servizi, soluzioni e infrastrutture per data center potrebbero rivolgersi massicciamente ai fornitori americani, con in prima fila Amazon, Google e Microsoft.
A livello globale, infine, il Paese che più di tutti sta sperimentando una spesa crescente in data center è l’Irlanda.
Qui, tra il 2018 ed il 2021, saranno investiti 5,56 miliardi di dollari secondo l’ultimo Report Host in Ireland.
Quasi 1,4 miliardi saranno spesi nel 2018, altri 1,7 miliardi nel 2019 e più di 2,4 miliardi di dollari circa saranno infine investiti nel biennio 2020-2021.
Un trend straordinario, che supera di molto quanto già investito nei data center irlandesi tra il 2009 ed il 2017 (circa 5,3 miliardi di dollari).