VINTI
Occhi sempre puntati sulla striscia di Gaza che, al sesto giorno di attacchi aerei da parte di Israele, decisi in risposta al lancio di razzi di Hamas verso Tel Aviv, conta ormai 87 morti e oltre 700 feriti. Una guerra spietata che si consuma anche online. Secondo il ministro delle Finanze israeliano, Yuval Steinitz, “sono ormai più di 44 milioni i tentativi di attacchi informatici condotti dall’esterno ai danni di siti web governativi dall’inizio delle ostilità“.
Nessuno di questi, ha raccontato alla Reuters, è andato a buon fine, “tranne un’azione mirata che è riuscita a tirare giù un sito web istituzionale per alcuni minuti“. È quindi ufficiale l’apertura di un secondo fronte, nello scontro Hamas-Israele, che però vede coinvolti stavolta numerosi altri attori: da organizzazioni terroristiche filo-palestinesi a gruppi di cyber attivisti, a singoli hacker. Parliamo di centinaia di migliaia di ‘mouse armati’ che per la prima volta, probabilmente, danno vita ad un conflitto informatico di dimensioni internazionali.
Tra i tanti, non poteva certo mancare Anonymous che, già da giorni, ha dichiarato guerra informatica allo Stato di Israele (“Cyber war has been declared on Israel cyber space”) ed intensificato i suoi attacchi verso obiettivi governativi e finanziari israeliani con l’operazione denominata “#OpIsrael”. Si contano già 10 mila attacchi andati a buon fine, come ha dichiarato il gruppo di hacker tramite comunicato ufficiale su PasteBin, soprattutto contro organizzazioni israeliane attive in diversi campi: governativo, militare, finanziario, economico, politico.
Attacchi di tipo DDoS (Distributed Denial-of-Service), principalmente, cioè simil-botnet in grado di far convergere sul bersaglio migliaia di operazioni in contemporanea e che stanno creando problemi di accesso a siti web e singole pagine. Migliaia anche gli indirizzi di posta elettronica violati su Gmail, Hotmail e Yahoo! ovviamente appartenenti a personale israeliano.
Anonymous, in un suo messaggio apparso sul web, ha dichiarato di aver attaccato con successo il sito web del ministero degli Esteri israeliano, con danneggiamento del database istituzionale, le pagine online del partito Kadima, alleato del Governo di Benjamin Netanyahu, della Banca di Gerusalemme e della città di Tel Aviv. Quasi la totalità degli attacchi riportano un messaggio di solidarietà al popolo palestinese, in cui si giustificano le azioni “in risposta all’ingiustizia perpetrata contro il popolo di Palestina”.