Data policy

Privacy sotto i piedi di Facebook, scansionati i nostri messaggi privati e le foto

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Ufficialmente per motivi di sicurezza pubblica, per combattere la pedopornografia e il terrorismo internazionale, Facebook Messenger è stato messo sotto controllo: tutto ciò che scriviamo e le foto che inviamo tramite chat è regolarmente scansionato e ‘letto’.

La brutta faccenda che vede coinvolti Facebook e Cambridge Analytica, relativa allo sfruttamento illecito di dati privati di utenti della rete sociale, si fa giorno dopo giorno sempre più seria e di grandi proporzioni.

Oltre al fatto che i dati di 87 milioni di utilizzatori del social network sono stati impropriamente usati dalla società britannica di data analysis, è emerso recentemente che Facebook ha da tempo avviato la scansione dei nostri messaggi privati su Messenger, come anche dei contenuti multimediali che carichiamo e persino dei link che condividiamo.

In un articolo pubblicato ieri su Bloomberg.com si richiamava l’attenzione del lettore su un nuovo fronte del data gate, quello dei messaggi privati e dei contenuti da noi regolarmente pubblicati su Facebook.

Ebbene, ogni volta che abbiamo scritto un messaggio privato ad un nostro contatto, o che abbiamo inviato una foto o un video, Facebook doveva sapere di cosa si trattava e per questo ha preso a spiarci regolarmente.

Questo pratica, che quotidianamente viola la nostra privacy, è stata stabilita e messa in atto dalla rete di Mark Zuckerberg ufficialmente per motivi si sicurezza, in chiave anti terrorismo.

L’ufficializzazione di questa modalità di controllo e scansione delle comunicazioni sulla piattaforma di social networking più grande del mondo è arrivata causalmente, o così sembra, durante l’intervista che lo stesso CEO e fondatore di Facebook ha rilasciato il 2 aprile al giornalista americano Ezra Klein.

Il succo della chiacchierata che si ascolta nell’audio è che dallo scoppio della crisi Rohingya in Birmania Facebook ha svolto inconsapevolmente il ruolo di strumento strategico di comunicazione nelle mani delle varie fazioni sul campo.

Sostanzialmente, si mandavano tramite Facebook Messenger messaggi d’odio ai propri contatti per fomentare una parte contro l’altra e viceversa.

Insomma, si propagandava l’odio contro i Rohingya tramite Facebook da lungo tempo.

Per mettere fine a questo tragico meccanismo, che causava violenze terribili a migliaia di persone, che poi non è molto dissimile da quanto accade ogni giorno anche in ambito occidentale (basta guardare le campagne d’odio verso i migranti avviate su Facebook negli ultimi anni qui in Italia e nel resto dell’Occidente, spesso accompagnate dalle famigerate fake news), si è iniziato a scansionare tali messaggi.

Per evitare tutto questo, Facebook ha ben pensato di iniziare a ‘leggere’ i messaggi, le foto, i video e controllare i link che ignari utenti si scambiano 24 ore su 24, violando la privacy sistematicamente in nome della sicurezza e dell’anti terrorismo.

A tale scopo, una portavoce del social network ha spiegato che “vengono utilizzati gli stessi sistemi automatici applicati nel monitoraggio dei profili pubblici, senza ledere la riservatezza delle comunicazioni, ma garantendo la massima protezione della comunità con sistemi automatizzati per la rilevazione di immagini pedopornografiche, ad esempio, o di software dannosi o di posti violenti”.

Ovviamente, anche alla luce di quanto accaduto con Cambridge Analytica, il dubbio che qualcosa non vada per il verso giusto assale un po’ tutti. Non a caso, sempre nella giornata di ieri, Facebook ha pubblicato una nota ufficiale sui termini di utilizzo della piattaforma e sul trattamento dei dati dei suoi utenti.

Secondo diversi esperti di privacy, è molto probabile che in queste attività nascoste o poco trasparenti non siano state prese tutte le precauzioni sufficienti per “assicurare un trattamento dei dati personali sicuro, attento e responsabile”.

Dalla rete sociale si sono subito prodigati ad affermare perentoriamente che “le informazioni raccolte dalla scansione di Messenger non sono state usate per la pubblicità”, né tanto meno sono finite nelle mani di terzi. C’è da fidarsi?

Nel frattempo, per chi non vuole perdere il proprio diritto ad una maggiore riservatezza dei messaggi privati e dei contenuti multimediali a cui si tiene di più, c’è sempre la possibile di crittografare i messaggi di Facebook Messenger.

In teoria, grazie a questa funzione (che non è automatica, ma va attivata), né Facebook, né eventuali agenzie governative o alti enti, sarebbero in grado di ficcare il naso nella messaggistica istantanea del social network.

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