Questa mattina, nell’inconsueta sede dell’Ara Pacis a Roma, è stata presentata, in un’affollata conferenza stampa (con Anna Falchi come “testimonial”), la nuova stagione del parco a tema “Cinecittà World”, sito a Castel Romano, avviato nel 2014 per iniziativa di Luigi Abete, Aurelio De Laurentiis e Diego della Valle, costruito nell’area dei vecchi “studios” Dinocittà sulla via Pontina. Sulla quella genesi di Cinecittà World, vedi “Key4biz” dell’11 luglio 2014, “‘Themepark killed Cinecittà’ ovvero della decadenza della politica culturale italiana”.
Secondo quel che ha segnalato l’Amministratore Delegato Stefano Cigarini (oggi nella veste di eccellente “showman” ovvero illustratore e affabulatore convincente), la “start-up” parrebbe in grado di recuperare il ritardo e di superare le criticità che ha affrontato nei primi anni: i visitatori del 2017 sono stati circa 245mila, con un incremento di circa il 140 % a fronte dei 100mila visitatori dell’anno 2017. Già questo dato è sintomatico di una crescita significativa. Cresce del 180 % la quantità degli abbonati (con meno di 50 euro è possibile acquisire una card con accesso su base annuale), ma i numeri oggettivi restano modesti, da meno di 1.000 a circa 2.500 abbonati… I numeri dei “social” sarebbero confortanti: Cinecittà World è diventato il secondo parco italiano su Facebook, con 406mila fan (secondo soltanto dopo Gardaland).
Il parco a tema è stato oggetto di numerose polemiche (è entrato anche nel mirino di “Report” della Gabanelli: si veda l’inchiesta “Che Spettacolo!” nella puntata del 17 aprile 2017, curata da Giorgio Mottola), e nel corso degli anni si è saputo di crisi finanziarie profonde, di fornitori non pagati (inclusa la storica Icun – Italiana Costruzioni Ulisse Navarra Spa, ditta con quasi 120 anni di lavori alle spalle, che ha gestito il cantiere), e di aziende finite sul lastrico, di pignoramenti, di licenziamenti, e finanche di rischio di liquidazione: il tutto non sganciato da problematiche connesse con le complesse operazioni di “intreccio” societario tra la Cinecittà “pubblica” e la Cinecittà “privata”, progetti improbabili di strutture alberghiere ed ipotesi di speculazioni immobiliari…
Non è questa la sede per un approfondimento critico, che dovrebbe essere basato anche su una lettura attenta dei bilanci societari, ma qui vogliamo porre una questione di natura strategica.
Facciamo finta di non sapere quel che c’è “dietro le quinte”: gli scontri tra la parte privata (ovvero la cordata Abete, De Laurentiis, Della Valle) e la parte pubblica (ovvero il Ministro Dario Franceschini in primis, ma anche i sindacati dei lavoratori di Cinecittà), l’intreccio complicato e tortuoso tra scatole societarie, operazioni finanziarie, affitti e cessioni di “rami d’azienda”, privatizzazioni e pseudo-privatizzazioni…
Facciamo finta che tutti siano animati da spirito imprenditoriale casto e puro, che “il privato” faccia al meglio il proprio mestiere ed “il pubblico” il suo…
La domanda che sorge naturale e spontanea è: perché le due attività – Cinecittà Luce e Cinecittà World – sono radicalmente separate?!
Se il parco a tema è in prospettiva una intrapresa redditizia, perché essa non è stata “ricompresa” nel nuovo “perimetro” della grande novella Cinecittà in gestazione, che è fortemente finanziata dalla mano pubblica ma che pure punta a buone capacità di autofinanziamento dal mercato?! Nelle slide proposte in occasione della presentazione del 31 gennaio 2018, si legge di una previsione di budget 2018 di Cinecittà Luce di 46 milioni di euro di ricavi, di 20 milioni dalla “mano pubblica” (contributi Mibact per gestione dell’Archivio Luce, promozione del cinema, produzione…), ma ben 26 milioni da ricavi commerciali, che dovrebbero venire dagli affitti dei teatri di posa, organizzazione di eventi, prestazioni di servizi. Cinecittà vanta (e prospetta) un “tasso di autofinanziamento” di ben il 56 %: riuscirà realisticamente a raggiungere un simile risultato?! E, in prospettiva, il “parco a tema” non poteva (avrebbe potuto) determinare un contributo significativo, per l’attività commerciale giustappunto?!
Perché lo Stato non ha ritenuto di agire in una prospettiva di convergenza e di sinergia?!
Come è noto, Cinecittà Luce è ormai un soggetto tutto pubblico, con piani di rigenerazione che definire grandiosi è un eufemismo.
La svolta è stata impressa dal Ministro Dario Franceschini, e qualche settimana fa il “new deal” è stato presentato: ne abbiamo scritto su queste colonne (vedi “Key4biz” del 12 febbraio 2018, “Le perplessità sulla ennesima ‘Cinecittà Futura’”).
Ci piace qui riportare quel che ha scritto Vincenzo Vita ad inizio del 2017 sulle colonne del quotidiano “il Manifesto”, allorquando si annunciava la svolta: “Ribaltone in vista a Cinecittà. Gli ‘Studios’, privatizzati con la legge n. 346 dell’ottobre 1997, verranno presto ‘ripubblicizzati’. Non solo e non tanto per un doveroso ripensamento politico o culturale. Si tratta, piuttosto, di un repentino salvataggio dalla china fallimentare della componente commerciale del gruppo, cui la sintassi liberista guardava come al faro dell’intera industria culturale italiana. Intendiamoci. L’Istituto luce, che ha l’onere di rimettere un po’ d’ordine in una vicenda non commendevole, fa bene a intervenire. La gestione della cordata che prese possesso della gloriosa struttura di via Tuscolana si è rivelata assai inadeguata. Persino l’affitto ha visto un arretrato consistente. Nel 2012, fu operata una ristrutturazione pesante, dagli effetti nefasti sull’occupazione: ricorso ai contratti di solidarietà e la cessione all’esterno di rami societari. Con un approccio finalmente depurato di fardelli del passato – urlavano i capitani coraggiosi – ecco che si sarebbe dischiuso un futuro luminoso. Venne ipotizzata una parziale edificazione della vasta area (antico oggetto del desiderio), con la proposta di costruire un mega albergo all’interno delle mura. Era forse l’inizio di una vera e propria strategia di trasformazione del gioiello del cinema in un’altra cosa. Del resto, sulla via Pontina – una delle zone di maggior traffico del paese – nasceva con luccichio mediatico il parco giochi di ‘Cinecittà World’, rivelatosi un ulteriore flop. E tutto questo, naturalmente, veniva accompagnato da lezioni di capitalismo e dal rifiuto di confrontarsi con le maestranze”.
Qual è la vera verità, non è dato sapere.
I maligni sostengono che Franceschini ha tolto le castagne dal fuoco alla triade Abete, De Laurentiis e Della Valle, e che Cinecittà ha assorbito una pesante massa debitoria sedimentasi nel corso degli anni, in nome della salvaguardia dell’occupazione: avrebbe quindi aiutato i lavoratori, ma anche fatto un bel regalo alla cordata dei tre imprenditori.
Altri sostengono che lo scontro è stato invece duro, e che “lo Stato” ha vinto contro “il mercato”, e che a Abete, De Laurentiis e Della Valle è rimasto soltanto il “giocattolo” di Cinecittà World. Si tratta però di un “giocattolo” che, almeno sulla carta, ha potenzialità notevoli, perché il business dei parchi a tema è un settore di attività che mostra prospettive redditizie, anche in Italia. Ed allora perché lo Stato ne è uscito fuori?!
Sulle vicende – complesse, intricate, tortuose – di Cinecittà, si potrebbe scrivere un libro (e noi ci stiamo lavorando), perché rappresentano veramente un “case study” delle criticità della politica culturale (e dell’economia culturale) del nostro Paese: conflitti di interesse, lotte per bande, confusione strategica, con un ruolo della “mano pubblica” che non brilla per lungimiranza e trasparenza.
Durante la conferenza stampa, “Key4biz” ha posto la domanda all’Ad Stefano Cigarini (unica domanda della conferenza) sulle “due” Cinecittà (la pubblica e la privata), e la risposta è stata elegante: “non entro nel merito delle scelte strategiche e delle decisioni assunte dalla proprietà e dal Ministero: è evidente che le strade sono separate, ma segnalo che esistono occasioni di collaborazione, per esempio un biglietto congiunto per la visita degli Studios di Via Tuscolana e del parco sulla Pontina”. Risposta simpatica ma elusiva. D’altronde, non si può pretendere che uno dei protagonisti dello scontro si esprima polemicamente nei confronti dell’ex partner. Ci piacerà sentire la risposta di Roberto Cicutto, Presidente di Istituto Luce Cinecittà.
Cigarini ci ha poi spiegato: “direi che Cinecittà pubblica ha deciso di focalizzarsi sul ‘b-t-b’, business-to-business, mentre Cinecittà World è nata e resta un’impresa concentrata sul ‘b-t-c’, business-to-commerce”. Anche questa ci sembra una osservazione elegante, ma sfuggente. Peraltro Cinecittà sta lavorando ad un progetto di Museo del Cinema che certamente ha un pubblico ampio come target.
Per quanto riguarda gli aspetti specifici della nuova stagione, sono state annunciate 7 nuove attrazioni, 1 show inedito e un cartellone con oltre 50 eventi nel corso dei mesi: il parco divertimenti di Cinecittà World riapre i cancelli sabato prossimo 24 marzo. Il pubblico potrà intrattenersi con 30 attrazioni, 8 spettacoli al giorno e 6 aree a tema: “Cinecittà World”, “Antica Roma”, “Spaceland”, “Far West”, “Adventure Land”, “Sognolabio”.
Tra le novità ci sarà il “Cinetour”, un percorso tra i set dei kolossal che hanno fatto la storia, “I Fly”, una montagna russa “da salotto”, in cui sarà la realtà virtuale a far fare adrenaliniche evoluzioni agli spettatori, il “Jurassic War” con un tunnel immersivo da 90 posti, e con gli occhiali in 4D che faranno entrare i visitatori nella foresta dei dinosauri. Un nuovo show con degli stunt, il “Motor Ciak Azione”, spiegherà come vengono realizzate le scene di azione nei film, mentre dall’1° giugno una piscina di 1.700 metri quadrati accoglierà il pubblico che potrà guardare film all’aperto. Da settembre sarà disponibile un’altra esperienza unica: quando aprirà “Volarium” gli spettatori verranno fatti letteralmente “volare” dentro lo schermo…
I prezzi dei biglietti restano invariati rispetto al 2017, quando a Cinecittà World sono arrivati 245mila visitatori: 24 euro per gli adulti, 19 i ridotti.
Roberto Bosi, Presidente di Cinecittà World, ha sottolineato che, per rendere ancora più ampia l’offerta del parco, ci sono stati “investimenti significativi” da parte dei soci, con l’obiettivo di “dare al territorio una ricchezza, un patrimonio importante, sia per chi vive a Roma, ma anche per sviluppare un nuovo turismo”. Bosi ha sottolineato anche la necessità di un supporto da parte delle istituzioni, in particolare Regione e Comune: “La Sindaca Raggi ha dato disponibilità totale a seguire le iniziative. Sulle infrastrutture noi possiamo fare poco, le istituzioni devono fare la propria parte”.
Si legge tra le righe di questa dichiarazione un deficit di interlocuzione (e di collaborazione), che crediamo riguardi anche un livello istituzionale più alto, qual è giustappunto il Ministero dei Beni e delle Attività e del Turismo: appunto, il dicastero retto da Dario Franceschini anche di turismo si interessa, ed operazioni come questa dovrebbero essere considerate all’interno di un “piano strategico” per il turismo nazionale.
Operazioni (che siano ambiziose o temerarie, non rileva) come queste possono essere oggetto di critiche (di natura estetica od economica che sia), ma si tratta di investimenti che lo Stato dovrebbe osservare con attenzione: è esattamente la stessa perplessità che abbiamo manifestato qualche giorno fa su queste stesse colonne rispetto ad altra iniziativa, ovvero lo show multimediale “Giudizio Universale” di Marco Balich, che è stato messo in campo con capitali tutti privati, allorquando un’iniziativa del genere dovrebbe rientrare in una “strategia Paese” di sinergia tra pubblico e privato (vedi “Key4biz” del 16 marzo 2018, “‘Giudizio Universale’ di Marco Balich, una scommessa coraggiosa che manca al nostro Paese”).
E certamente (ma questo riguarda il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e la Sindaca di Roma Capitale Virginia Raggi) in una “strategia Roma”, così intesa come operazione di marketing integrato “cultura+turismo” della Capitale, che può rappresentare un traino per l’intero Paese: basti ricordare la potenza di “appeal” turistico di Disneyland per Parigi e per la Francia tutta.
L’Amministratore Delegato Stefano Cigarini ha ricordato che l’operazione Cinecittà World, dall’inizio, avrebbe assorbito investimenti per oltre 150 milioni di euro, e che a breve (un anno? due anni?) il “break-even-point” dovrebbe essere raggiunto, e quindi la massa debitoria dovrebbe andare a ridursi progressivamente. Ce lo auguriamo, anche per i fornitori ed i lavoratori di Cinecittà World. I lavoratori di Cinecittà World sono attualmente circa 200. Nel febbraio 2018, sono state annunciate nuove 120 assunzioni.
Nell’ultimo anno, gli investimenti sarebbero stati nell’ordine di 15 milioni di euro.
La rassegna stampa e la copertura mediatica del parco è complessivamente buona, anche se inadeguata rispetto alle potenzialità e comunque non riesce a far superare nel visitatore (e finanche nell’osservatore esperto) una qual certa impressione del tipo “vorrei-ma-non-posso”: attendiamo di vedere (testare) le nuove attrazioni del 2018 per capire se l’annunciato “salto di qualità” c’è effettivamente stato.
Si ricorda che Stefano Cigarini è tra l’altro stato il protagonista della terza puntata di “Boss in incogniito” su Rai2, il 15 marzo scorso, il “docu-reality” prodotto in collaborazione con Endemol e condotto da Gabriele Corsi.
Questa di Cinecittà e del “suo” parco a tema, si pone come una vicenda complicata e vecchia, perché l’idea di un “parco tematico” sul cinema è lontana nel tempo: chi redige queste noterelle ha avuto l’onore di essere stato il più giovane membro del Cda nella storia di Cinecittà (anni 1990-1993), come consigliere indipendente nominato dall’allora Ministro per il Turismo e lo Spettacolo, il socialista Carlo Tognoli, e fin da quegli anni si discuteva sulle chance di costruire un “theme park”, allora d’intesa con la “major” Warner Bros. Non se ne è mai fatto nulla, anche perché allora (altri tempi…), era arduo far passare l’idea di un connubio possibile tra “cultura alta” (il cinema) e “cultura bassa” (un parco divertimenti), e finanche di una sinergia possibile tra “pubblico” e “privato”. A distanza di vent’anni da allora, sia consentito osservare che la fenomenologia è la stessa, e su tutto prevale una discreta confusione: di strategia e di ruoli.
Torneremo presto su queste tematiche, “vecchie” ma ahinoi ancora assolutamente attuali.
- Clicca qui per la presentazione di Stefano Cigarini, Amministratore Delegato di Cinecitta’ World, in occasione della stagione 2018 del parco a tema, tenutasi oggi a Roma all’Ara Pacis, 23 marzo 2018.