Il fondo Elliott, che detiene una quota di almeno il 2,5% di Tim e vuole proporre un piano alternativo a quello di Vivendi per il rilancio dell’azienda italiana, esce allo scoperto e presenta la sua lista di sei nomi, con cui chiede di sostituire in Cda altrettanti consiglieri in quota Vivendi (escluso l’amministratore delegato Amos Genish).
Assemblea del 24 aprile
Il “ribaltone” nella governance di Tim sarebbe fissato per la prossima assemblea del 24 aprile. Vivendi sarebbe pronta ad aprire un dialogo con il fondo americano.
Arnaud De Puyfontaine, presidente di Tim e Ceo di Vivendi, sarebbe pronto a rinunciare alle deleghe operative pro tempore se gli azionisti chiederanno politiche a breve termine per sostenere il valore del titolo, senza per questo rinnegare il piano a lungo termine (2018-2020) presentato la scorsa settimana dall’ad Amos Genish. E’ quanto ha affermato ieri sera un portavoce di Vivendi sentito da Reuters, che ha ribadito comunque il supporto che arriva da Parigi al piano di lungo termine di Genish. Il portavoce dei francesi ha poi aggiunto che “Elliott è conosciuto per il suo approccio finanziario focalizzato sul breve termine” e ciò “porterebbe molto probabilmente allo smantellamento di Tim”.
La lista di Elliott
Oggi in una nota Tim, comunica di aver ricevuto dai soci Elliott International LP, Elliott Associates LP e The Liverpool Limited Partnership richiesta di integrazione dell’agenda dei lavori dell’Assemblea degli azionisti ordinari della Società, già convocata per il giorno 24 aprile 2018, mediante inserimento dei seguenti due argomenti:
- Revoca di 6 Amministratori nelle persone dei signori Arnaud Roy de Puyfontaine (presidente di Tim e Ceo di Vivendi), Hervé Philippe e Frédéric Crépin (altri due manager del gruppo francese), Giuseppe Recchi (vicepresidente di Tim), Félicité Herzog e Anna Jones
- Nomina di 6 Amministratori nelle persone di Fulvio Conti (ex ad di Enel), Massimo Ferrari, l’economista Paola Giannotti De Ponti ((ex Ansaldo Sts, nel cda di Terna), Luigi Gubitosi (commissario dell’Alitalia), Dante Roscini e Rocco Sabelli (ex direttore generale di Tim), in sostituzione di quelli revocati ai sensi del precedente punto all’ordine del giorno
Il Consiglio di Amministrazione sarà convocato nei prossimi giorni per l’assunzione delle determinazioni di competenza.
Il pressing di Elliott
Il pressing del fondo Elliott ha spinto Vivendi il presidente De Puyfontaine ad aprire le porte ad una strategia alternativa per sostenere la ripresa del titolo Tim, che secondo diversi analisti al momento è sottostimato.
Vivendi, che detiene il 23,9% di Tim, ha investito circa 4 miliardi di euro nell’azienda dal suo arrivo a metà 2015. L’azienda ha perso circa un terzo del suo valore di mercato dall’ingresso nell’azionariato del gruppo francese, che al momento controlla due terzi del Cda ed esprime il presidente.
Vivendi sta perdendo quasi 1,5 miliardi del suo investimento in Tim e una ripresa del titolo in tempi stretti sarebbe assai gradita a Vincent Bolloré, alle prese con una campagna italiana alquanto accidentata dopo l’esercizio del golden power da parte del Governo sulla rete e sugli asset strategici del gruppo (Telsy e Sparkle) e dopo il muro contro muro con Governo e Autorità sui bandi Infratel.
Elliott, nell’incontro di venerdì scorso con Vivendi a Londra, ha espresso i punti salienti del suo piano alternativo: subito la conversione delle azioni di risparmio, il ritorno alla distribuzione del dividendo, la revoca dei consiglieri e lo scorporo della rete di Tim in vista della fusione con quella di Open Fiber, la società controllata da Enel e Cdp, che peraltro sarebbe tutt’altro che scontata visto che l’ad di Enel Francesco Starace si dice da tempo contrario all’operazione.