Entro la fine di questo secolo, la popolazione mondiale aumenterà di altri 3,6 miliardi di esseri umani. Ciò significa che nel 2100 il pianeta Terra sarà abitato da circa 11,2 miliardi di persone (attualmente siamo più di 7,6 miliardi).
Si tratta di trend demografici ufficiali stimati nel 2015 dalle Nazioni Unite e ancora oggi validi per iniziare ad affrontare il fenomeno sotto ogni punto di vista: umano, sociale, ambientale, igienico, abitativo, energetico, economico, della sicurezza, della crescita e dei diritti.
Se il numero di abitanti del pianeta andrà aumentando così massicciamente, si calcola 45 milioni in più all’anno, a mancare sarà tutto: case, servizi, infrastrutture, un accesso equo a risorse naturali e materiali, lavoro, un accesso inclusivo all’istruzione e ai servizi sanitari.
Alla fine dell’anno scorso, le Nazioni Unite hanno anche affrontato il problema della crisi abitativa a livello mondiale.
Prendendo in considerazione i tassi di crescita demografica di ogni singolo Paese in diverse parti del mondo, assieme al tasso di fertilità, all’invecchiamento della popolazione e al numero di persone che mediamente abita una casa, un’indagine delle Nazioni Unite di fine 2017 ha stimato in 2,1 miliardi il numero di nuove abitazioni che saranno costruite da qui al 2100.
Se ne può avere una rappresentazione grafica utilizzando il tool online delle Nazioni Unite (“World Population Prospects 2017”), ottimo per il calcolo dei trend attuali e futuri relativi alla crescita della popolazione, alla fertilità e all’aspettativa di vita, con dati relativi a diverse fasce di età e suddivisi per genere.
L’Italia, ad esempio, dopo aver toccato il suo massimo demografico proprio a cavallo di questi ultimi anni, conoscerà un rapido declino già a partire dal 2020, con una popolazione complessiva stimata in 45 milioni di persone entro la fine del secolo.
Un’occasione unica per affrontare in anticipo tutte queste criticità e cominciare a progettare e programmare con nuovi strumenti, materiali e tecnologie le abitazioni del futuro, con la massima attenzione ai temi ambientali, energetici e certamente sociali. In un nuovo Report di Grand View Research si stima che il mercato delle applicazioni, dei servizi e delle diverse soluzioni smart city a livello globale si aggirerà attorno ai 2.570 miliardi di dollari entro il 2025.
Edilizia di nuova generazione (smart buildings), sanità digitale, efficienza energetica e smart energy, gestione avanzata di risorse idriche e rifiuti, infrastrutture efficienti (luce, gas, acqua, comunicazioni, servizi igienici) trasporti e mobilità improntati alla sostenibilità ambientale (smart mobility e ITS), automazione industriale, lì dove possibile recuperare, riutilizzare, riciclare (circular economy), il sistema scolastico ed educativo, le nuove competenze e le comunità votate alla partecipazione diretta alla governance dei centri urbani (smart communities) sono le caratteristiche e le finalità principali dei nuovi progetti smart city annunciati e in via di realizzazione in gran parte del mondo.
A fine 2016 il mercato globale smart city era arrivato a valere più di 536 miliardi di dollari.
I segmenti verticali che vedranno un maggiore impiego di soluzioni smart city da qui al 2025 saranno quello della Pubblica Amministrazione e della sanità pubblica e privata, quello dell’educazione, dell’edilizia, dei trasporti privati e pubblici e dell’energia.