Spagna: Corte suprema potrebbe riattivare l’ordine di cattura per Puigdemont
12 feb 10:43 – (Agenzia Nova) – La Corte suprema spagnola continua l’indagine sul presunto reato di ribellione compiuto dagli ex membri del deposto governo catalano nella precedente Mesa del Parlamento con l’obiettivo di chiudere la prima fase entro il prossimo mese. Lo riferisce oggi il quotidiano spagnolo “La Vanguardia” che aggiunge come il giudizio della Corte potrebbe arrivare entro aprile ed e’ possibile che alcuni indagati vengano esclusi dal processo. Per quanto riguarda l’ex presidente della Generalitat Carles Puigdemont, la decisione del giudice Pablo Llarena comportera’ con tutta probabilita’ la riattivazione del mandato di cattura europeo e la sospensione come deputato, insieme a Oriol Junqueras, Jordi Sanchez e Antoni Comin, in base all’applicazione dell’articolo 384 bis del codice di procedura penale spagnolo.
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Medio Oriente, visita di Tillerson parte in salita dopo gli scontri tra Israele e Iran
12 feb 10:43 – (Agenzia Nova) – Il grave scontro militare tra Israele e Iran durante questo fine settimana vede il segretario di Stato Usa, Rex Tillerson, dover affrontare un’imprevista crisi durante la visita programmata in Medio Oriente, che gia’ si preannunciava come la piu’ difficile del suo mandato. E’ quanto riporta il quotidiano “New York Times”, ricordando gli attacchi aerei israeliani al confine con la Siria che si sono verificati sabato, 10 febbraio scorso. Israele sostiene che la sua e’ stata una reazione alla penetrazione dei droni iraniani nel suo spazio aereo via Damasco. Tillerson dovra’ ora dare priorita’ alla gestione del dopo sconfitta dello Stato islamico in Siria. Nell’agenda del segretario c’era la necessita’ di raccogliere sostegno attorno alla ricostruzione dell’Iraq, uno sforzo ritenuto cruciale per prevenire il riemergere dello Stato islamico a Bagdad e fermare i tentativi di esercitare influenza dell’Iran in Iraq. Prima degli attacchi aerei del fine settimana, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti avrebbero sicuramente messo mano ai loro portafogli contribuendo in termini di 100 miliardi di dollari in occasione della conferenza che si terra’ in Kuwait martedi’ 13 febbraio, oggi, potrebbero aver cambiato idea. Gli Usa, dopo che il presidente Donald Trump ha escluso il coinvolgimento del suo paese nella ricostruzione, si limiteranno a facilitare alcuni prestiti. Per il “Nyt”, la conferenza in Kuwait potrebbe rivelarsi un fallimento, oltre che per Tillerson, anche per il primo ministro iracheno Haider al Abadi, la cui posizione politica rimane fragile malgrado la sconfitta dello Stato islamico e lo sforzo di contenere le milizie legate all’Iran. Degli oltre 100 miliardi di dollari che Abadi sperava di ricevere, fonti diplomatiche riferiscono che l’Iraq lo scorsa settimana ha ricevuto impegni per solo 5 miliardi.
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Il nuovo budget di Trump rinuncera’ allo storico obiettivo dei repubblicani di eliminare il deficit
12 feb 10:43 – (Agenzia Nova) – Il presidente statunitense Donald Trump si appresa a presentare un bilancio che non sembra in grado di eliminare il deficit di bilancio nei prossimi dieci anni. Come riferiscono alcune fonti del “Washington Post”, i decisi tagli alle tasse e i nuovi aumenti delle spese renderebbero infatti impossibile il raggiungimento di quest’obiettivo. Da decenni la leadership del Partito repubblicano propone programmi per eliminare il deficit di bilancio, ma le politiche presentate non si sono mai concretizzate. Il quotidiano statunitense ricorda il 2011, quando i parlamentari repubblicani rischiarono di postare l’amministrazione al default proponendo un emendamento costituzionale che vietasse al governo federale di spendere piu’ delle sue finanze effettive. Fra i piu’ attivi in questo senso Paul Ryan, attuale presidente della Camera, che quando ha presieduto la commissione di bilancio ha proposto sistematicamente nuove tasse e sistemi di spesi volti a eliminare il deficit. Tuttavia, diversi analisti criticarono quei programmi che rischiavano di provocare una seria riduzione dei programmi dell’amministrazione.
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Un generale spagnolo al comando delle forze speciali della Nato
12 feb 10:43 – (Agenzia Nova) – Le forze speciali della Nato, una delle prime linee di contenimento dell’Alleanza atlantica in situazioni di crisi, lavoreranno quest’anno sotto la guida di un generale spagnolo, Jaime Iniguez Andrade. Lo riferisce il quotidiano spagnolo “El Mundo” secondo il quale il comando detenuto quest’anno dall’esercito spagnolo farebbe parte della struttura delle Forze di risposta della Nato, reparto creato per avere la massima capacita’ di reazione a qualsiasi tipologia di minaccia. Il generale Iniguez ha spiegato come queste unita’ comprendano quattro modalita’ di comando: terra, aria, mare e operazioni speciali. Queste ultime sono proprio quelle che nel 2018 saranno sotto la direzione e la guida delle Forze armate spagnole, con una lista di servizi piu’ che invidiabile nell’ambito militare. Durante il 2016 e il 2017, la Spagna ha completato i requisiti richiesti dalla Nato per poter accedere a uno dei comandi delle strutture in prima linea. Questo significa che l’esercito spagnolo sara’ tra i primi ad agire se dovesse verificarsi un attacco alla sicurezza. “Sono la parte piu’ operativa e immediata dei nostri eserciti”, ha aggiunto Iniguez.
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Francia, il Front National prepara la sua “operazione riconquista”
12 feb 10:43 – (Agenzia Nova) – Il Front National prepara una “difficile operazione riconquista” in vista del prossimo congresso, che si terra’ a Lille il 10 e l’11 marzo. Lo scrive “Les Echos”, sottolineando che la leader dell’estrema destra, Marine Le Pen, proporra’ un nuovo nome per il partito, anche se “gli aderenti restano attaccati al nome storico”. Tra le difficolta’ che avra’ la presidente, c’e’ anche la recente pubblicazione del libro scritto da suo padre, Jean-Marie, storico fondatore de Front National, che verra’ pubblicato a ridosso dell’evento svelando particolari che potrebbero rovinare l’immagine della figlia. Preoccupano i risultati delle ultime elezioni suppletive, che nei dipartimenti della Val d’Oise, nella regione dell’Ile-de-France, e di Belfort, a est, il partito ha raccolto risultati deludenti. Tuttavia, in questi ultimi mesi l’indice di gradimento di Marine Le Pen ha smesso di perdere punti. Molti i fattori che potrebbero in questo momento favorire un ritorno del Front National: le violenze tra migranti a Calais, il ritorno degli jihadisti dalla Siria e le violenze nelle prigioni. Tuttavia, il presidente dei Re’publicains, Laurent Wauquiez, sembra essere il favorito per assumere il ruolo di primo oppositore al presidente Macron. Secondo il politologo Jerome Fourquet i simpatizzanti di Marine Le Pen hanno cominciato ad avere dei dubbi dopo il dibattito televisivo tra Macron e Le Pen avvenuto tra i due turni delle presidenziali, dove la leader dell’estrema destra ne e’ uscita chiaramente sconfitta.
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Francia, il presidente Macron guarda alle prossime elezioni europee
12 feb 10:43 – (Agenzia Nova) – La Re’publique en marche, il partito del presidente francese Emmanuel Macron, si prepara in vista delle prossime elezioni europee del 2019. Secondo “Le Monde” si tratta di una “doppia sfida” per il capo dell’Eliseo, che da un lato dovra’ convincere sulla sua riforma europea, e dall’altro dovra’ continuare il suo “progetto di ricomposizione politica del paesaggio francese”. In quest’ottica il partito di maggioranza ha cominciato a studiare eventuali alleanze con altre famiglie politiche, come quella dei centristi dell’Udi. “Macron deve riunire persone provenienti dalla destra classica pro-europea, dal centro, dalla sinistra social-democratica e dagli ambientalisti” ha affermato l’eurodeputato Daniel Cohn-Bendit, che sente regolarmente Macron su questi temi. Le elezioni municipali del 2021 saranno un “trampolino per il macronismo”, che potra’ testare il suo indice di gradimento. Il segretario del partito, Christophe Castaner, ha pero’ annunciato che non sara’ possibile presentare candidati in tutti i 36mila comuni francesi. Per questo motivo e’ gia’ cominciato uno studio per vedere quali candidati uscenti potranno essere sostenuti.
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Gabriel contro tutti
12 feb 10:43 – (Agenzia Nova) – La settimana scorsa il socialdemocratico Sigmar Gabriel (Spd) si era aspramente lamentato durante un’intervista allo “Spark Media Group” in merito alla richiesta del collega di partito Martin Schulz della carica di ministro degli Esteri durante i colloqui per la formazione del governo. Dopo alcune polemiche in seno all’Spd, Schulz venerdi’ scorso ha annunciato di rinunciare alla nomina. Tuttavia tale rinuncia non ha significato all’interno della dirigenza del partito un appoggio a favore di Gabriel, ad iniziare da Andrea Nahles, segretario generale dal 2009 al 2013. Anche Olaf Scholz, sindaco di Amburgo, prossimo vice cancelliere e ministro delle Finanze e’ contrario all’ex ministro degli Esteri, oltre al primo ministro della Renania-Palatinato Malu Dreyer. Secondo molti Gabriel avrebbe rubato la scena politica ai suoi compagni di partito negli ultimi anni, e questo non depone a suo favore.
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Aspre critiche al cancelliere Merkel all’interno del suo partito
12 feb 10:43 – (Agenzia Nova) – Aspre critiche nei confronti del cancelliere tedesco, la cristiano democratica Angela Merkel (Cdu) sono state avanzate da parte dell’ala giovanile dell’Unione, guidata da Paul Ziemiak: “Non vedo alcun vero rinnovo per la Cdu finora”, ha dichiarato alla “Bild am Sonntag” il giovane politico della Cdu. Nell’accordo di coalizione stipulato con i socialdemocratici dell’Spd, oltre a Peter Altmaier, confidente del cancelliere e futuro ministro dell’Economia, ci dovrebbe essere Helge Braun a capo della cancelleria, mentre al ministero dell’Istruzione dovrebbe andare Hermann Groehe. Come ministro della Sanita’ ci dovrebbe essere Annette Widmann-Mauz, mentre Julia Kloeckner potrebbe andare alla guida del ministero delle Politiche agricole e Ursula von der Leyen rimanere titolare del dicastero della Difesa. “Il cancelliere dovrebbe avere il coraggio di fare ministri quanti sono critici”, ha richiesto Ziemiak. Questa affermazione puo’ essere intesa come un’allusione al piu’ grande critico della Merkel, Jens Spahn, che non compare nei posti preventivati del governo. Perplessita’ sulla distribuzione delle cariche anche da parte di Armin Schuster. Il primo ministro dello Schleswig-Holstein, Daniel Guenther, ha dichiarato domenica alla “Deutschlandfunk” che ci sarebbe bisogno di nuove persone nel gabinetto per rispecchiare il mondo esterno. Il suo obiettivo e’ “che ci sia un ringiovanimento”. La Merkel ha l’opportunita’ di “creare nuovi volti” nella formazione del gabinetto. Da parte sua Jens Spahn, in un’intervista rislasciata al quotidiano austriaco “Die Presse am Sonntag” ha detto di vedere il suo partito preparato per il dopo Merkel. Secondo Spahn, infatti, la Cdu ha brave persone ovunque, in particolare il primo ministro sassone Michael Kretschmer, e il leader del partito della Turingia Mike Mohring, oltre al vicepresidente della formazione politica Julia Kloeckner, Paul Ziemiak e Carsten Linnemann. In una conversazione con la “Frankfurter Allgemeine Zeitung”, l’ex primo ministro della Cdu dell’Assia Roland Koch ha anche chiesto alla Merkel che la loro successione fosse regolata. “La leadership del partito, e anche la leader Angela Merkel, devono agli elettori una risposta alla necessita’ che per la prossima generazione, la responsabilita’ prenda il sopravvento”, ha dichiarato Koch. Il politico della Cdu pensa che non abbia senso aspettare fino alle prossime elezioni per un cambiamento nella direzione del partito. Critiche da Spahn anche circa la perdita del ministero delle Finanze, che sara’ nelle mani dell’Spd, e di quello dell’Interno, che andra’ alla Csu. Non sono mancate le polemiche, inoltre, per il fatto che nessun ministro appartiene all’ex Germania dell’Est. Il primo ministro della Sassonia-Anhalt, Reiner Haseloff, ha dichiarato al “Bayerischer Rundfunk”: “La Baviera ha dodici milioni di abitanti e tre ministri. I nuovi stati federali, che sono stati aggiunti nel 1990, hanno 15 milioni di abitanti e non hanno ministri”.
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Italia, il neo-fascismo e la problematica “terza via”
12 feb 10:43 – (Agenzia Nova) – Il quotidiano britannico “The Guardian” ieri domenica 11 febbraio ha pubblicato una lettera dell’economista Guy Standing a commento dell’allarme sull’ascesa del neo-fascismo in Italia lanciato dalle colonne dello stesso organo di stampa laburista venerdi’ scorso dalla giornalista palestinese naturalizzata italiana Rula Jebreal e rilanciato sempre ieri da un intervento di Roberto Saviano. Il professore Guy Standing nel suo intervento sostiene la tesi secondo cui il fenomeno che vede il risorgere dell’estrema destra nella Penisola sarebbe legato al fallimento della “terza via” incarnata dal “Tony Blair italiano”, Matteo Renzi: autore del saggio “Il Precariato” e avvocato dell’introduzione del reddito di cittadinanza, il professor Standing afferma in particolare che la causa principale e’ la spinta verso una maggiore flessibilita’ della forza lavoro realizzata (in riferimento al Jobs Act di Renzi) senza il bilanciamento di una profonda riforma dell’ormai obsoleto stato sociale; questo, a suo parere, ha portato ad un allargamento dell’area del precariato, la piu’ sensibile alle sirene del neo-fascismo. Esempi simili, secondo il professor Standing, sono rintracciabili nel New Labour appunto di Tony Blair, che in Gran Bretagna ha alimentato l’insicurezza sociale su cui sono cresciuti gli atavici riflessi isolazionisti del Partito per l’indipendenza del Regno Unito (Ukip) e della Brexit; e nelle politiche attuate negli Stati Uniti negli anni Novanta dal Partito democratico di Bill Clinton, il cui esito negativo e’ stato creare la base sociale che oggi sostiene “il male” rappresentato da Donald Trump. Il professor Standing ne conclude che cio’ che resta dei vecchi partiti socialdemocratici dovrebbero guardarsi allo specchio, smetterla di rimpiangere le glorie del passato ed elaborare nuove idee politiche urgentemente necessarie per affrontare le sfide del futuro, che siano basate sulla comprensione del fenomeno del precariato e che facciano appello a quanti aborrono il neo-fascismo come soluzione ai mali della societa’ odierna.
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Italia, i Cinquestelle vogliono spingere l’Ue a risrutturare il debito pubblico
12 feb 10:43 – (Agenzia Nova) – Il principale esperto economico dell’anti-establishment Movimento 5 stelle (M5s) ha detto che l’Unione Europea dovrebbe iniziare a discutere della ristrutturazione del debito pubblico dei paesi membri, un’idea che rischia di innervosire gli investitori e mettere in evidenza le posizioni non ortodosse del partito che in questo momento e’ in testa ai sondaggi in vista delle elezioni del 4 marzo prossimo: lo scrive oggi lunedi’ 12 febbraio il quotidiano britannico “The Financial Times”, in un articolo in cui il suo corrispondente da Roma, James Politi, riferisce le dichiarazioni fatte da Lorenzo Fioramonti, uno stretto collaboratore di Luigi Di Maio, il candidato dell’M5s alla carica di presidente del Consiglio. Fioramonti, spiega il reportage, e’ professore di economia politica all’Universita’ di Pretoria in Sudafrica: secondo lui, questo “e’ il momento giusto per parlare” della ristrutturazione del debito pubblico dell’Italia e di diversi altri paesi; “Noi possiamo essere i pionieri del cambiamento di un sistema europeo che deve cambiare”, ha detto Fioramonti, aggiungendo tuttavia che gli M5s non vogliono “essere visti come quelli che cercano una facile via d’uscita”. L’Italia ha un debito pubblico che supera il 130 per cento del Prodotto interno lordo (Pil), ricorda il “Financial Times”, spiegando che la proposta del professor Fioramonti e’ basata su un saggio pubblicato online nel 2014 dal Centre for Economic Policy Research: essa prevede che la Banca centrale europea aiuti i paesi a ridurre il proprio indebitamento comprandone le obbligazioni governative, e quindi in effetti cancellando quei debiti; simili proposte, nota il giornalista inglese James Politi, sono viste con grande sospetto in Germania, dove gli esponenti politici ed i funzionari governativi hanno a piu’ riprese inveito contro il condono dei debiti dei dissoluti paesi dell’Europa meridionale. In sostanza, scrive il “Financial Times”, le idee del professor Fioramonti rischiano di vanificare tutti gli sforzi fin qui messi in campo dal candidato del M5s Luigi Di Maio per rassicurare i mercati sulle politiche economiche del suo partito.
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