I Big Data fanno crescere del 30% il reddito delle aziende, ma l’Italia ancora dietro

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Secondo Gartner, i dati prodotti nel mondo crescono del 40% l’anno, mentre gli investimenti in IT aumentano solo del 5%. Fondamentale, quindi, iniziare da subito ad affrontare il tema Big Data.

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Commenti su Facebook, tweet, bacheche di Pinterest, post sui blog: una mole di dati immensa, che ogni minuto cresce e si arricchisce d’informazioni preziosissime per le aziende. Soprattutto con la possibilità di collegarli con i dati già presenti nei database aziendali. Interpretarli in tempo reale è la chiave del successo per far aumentare il reddito delle aziende del 30%. Oggi è possibile riuscirci grazie ai Big Data, l’insieme di metodologie e conoscenze per gestire grandi quantità d’informazioni, eterogenee e complesse, in tempo reale. Operazioni sempre più strutturate, che permettono con la creazione di algoritmi sofisticati di sopperire al limite umano dell’elaborazione dati.

 

Proprio i Big Data sono uno dei temi “caldi” del 2013, secondo quanto è emerso all’annuale simposio Gartner che si è svolto a Barcellona.

I dati prodotti nel mondo crescono del 40% all’anno, mentre gli investimenti in IT aumentano solo del 5%. Anche per questo motivo, secondo Gartner, è fondamentale iniziare da subito ad affrontare il tema Big Data, che nel giro di 3-5 anni diventerà imprescindibile sia nel settore pubblico che privato. Su raccolta, archiviazione e storage delle informazioni si giocherà insomma il futuro delle aziende. 

 

Secondo uno studio commissionato da Oracle, entro il 2017 il mercato globale dei Big Data sarà pari a 50 miliardi di dollari e solo negli Stati Uniti, oggi, la mancanza o la scarsa qualità dei dati ha un impatto a livello di costi pari a 600 miliardi di dollari, fino al 30% del reddito operativo di ogni azienda.

 

I volumi di dati sono destinati a crescere a dismisura: si prevede che nel 2020 i dati digitali aumenteranno di 40 volte rispetto a oggi, arrivando a un miliardo di terabytes. Circa un terzo di questi saranno gestiti dal cloud. Su scala mondiale, solo i dati inerenti le aziende raddoppiano ogni 1,2 anni.

 

“Ancora poche aziende in Italia hanno colto la potenzialità dei Big Data, ma di certo è un tema capace di fare la differenza nel business”, afferma Fabiano Benedetti CEO di beanTech, ospite al simposio Gartner insieme ai più importanti attori dell’Information Technologies di tutta Europa.

 

Anche la varietà delle fonti dei dati è in crescita su scala mondiale.

Ci sono gli smartphone (6,5 miliardi di dispositivi mobili), i sistemi di navigazione (ogni viaggio di un boeing genera quasi 250 terabytes di dati); i social network (175milioni di tweet al giorno e 2,5 miliardi di post su Facebook); le ricerche su internet (solo su Google 34mila ricerche al secondo); eCommerce, transazioni e sistemi di pagamento (i clienti del colosso Walmart producono un milione di transazioni all’ora); video (su YouTube si caricano 48 ore di video al minuto). Questi dati sono complessi da gestire, non rientrano in righe e colonne come quelle dei database tradizionali, e per questo occorre utilizzare nuove metodologie d’interrogazione. Altro elemento importante è la velocità: l’analisi dei dati serve in tempo reale.

 

I Big Data permettono di gestire in modo più snello questa massa d’informazioni: “Non è più necessario salvare i dati sul proprio computer e poi elaborarli, come succedeva con l’approccio tradizionale. I Big Data consentono di estrarre solo ciò che serve, con vantaggi anche sull’archiviazione dei dati oltre che sui tempi di gestione”, dice Benedetti.

 

Le applicazioni pratiche dei Big Data nelle aziende sono numerose. “A iniziare dal marketing, che in tempo reale può sapere non solo cosa i clienti comprano, ma anche cosa pensano, e agire di conseguenza; da poco abbiamo ricevuto l’incarico di misurare la reputazione sul web di una nota azienda – commenta Benedetti -. Anche nel pubblico, si può ad esempio avere sotto controllo il traffico stradale, oppure ottimizzare l’erogazione di risorse come energia e acqua in base alle reali necessità. E ancora, nella sanità, perfezionare diagnosi e trattamenti avvalendosi di statistiche a livello globale e non locale. Nella selezione del personale, è possibile valorizzare skill e credibilità del candidato. Nella prevenzione del crimine si possono snellire le procedure incorporando dati da fonte diverse, mentre nel ramo finanziario una migliore analisi del rischio porta a prodotti su misura”. (r.n.)

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