Analytics, business intelligence e data science, i big data stanno conquistando i mercati di tutto il mondo e con essi le aziende. Strumenti altamente strategici, perché l’esame approfondito dei dati e la capacità di trasformarli in informazioni per le imprese (ma non solo, anche per la Pubblica Amministrazione) è fondamentale sia per personalizzare piani di marketing, sia per migliorare la qualità della vita dei cittadini.
Quest’anno Statista stima i ricavi del mercato big data a 34 miliardi di euro a livello mondiale. I settori più dinamici sono quello dei servizi, del computing, dello storage, delle applicazioni e del cloud.
Le grandi reti di comunicazione stanno generando enormi volumi di dati giornalieri, alla fine del 2017 si attende un traffico dati pari in media a “122 mila petabytes mensili” (nel 2021 supererà i 278 mila petabyte al mese).
Nel nostro Paese, riportava lunedì Il Sole 24 Ore, anticipando uno studio del Politecnico di Milano, dovremmo registrare per l’anno in corso investimenti di oltre 1 miliardo di euro nel settore, circa il 20% in più rispetto all’anno scorso. Nove decimi della spesa fanno capo al comparto industriale e delle grandi imprese.
Complessivamente, spiegava il quotidiano, il settore con la maggiore quota di mercato è quello delle banche (28%) seguito da industria (24%), telecomunicazioni e media (14%). In alcuni comparti, tra cui manifatturiero, assicurazioni e servizi, il trend di crescita è superiore al 25% annuo.
Secondo stime IDC, il mercato big data & analytics lo scorso anno ha raggiunto il valore di 130 miliardi di dollari (112 miliardi nel 2015) e per il 2020 è atteso superare i 200 miliardi di dollari, grazie ad un tasso di crescita annuo (Carg) del 12% circa.
I settori che maggiormente utilizzeranno queste soluzioni sono l’industria manifatturiera per un 21%, seguita dalle banche col 13%, quindi la PA e i servizi attorno al 7,5%.