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La notizia che Google starebbe valutando di mettere a pagamento alcuni video su YouTube avvinandosi sempre più al modello televisivo, apparsa sul sito americano AdAge e ripresa dai principali quotidiani del mondo, ha fatto il giro del mondo in poche ore.
L’obiettivo sarebbe di diversificare il modello di business della piattaforma di video-sharing più usata del mondo (800 milioni di utenti al mese che visualizzano 4 miliardi di video al giorno), visto anche che il bilancio dei suoi canali premium gratuiti sarebbe in leggera flessione. Ricordiamo che Google ha investito 100 mln di dollari nel 2011 per acquistare contenuti di qualità e poter lanciare questi nuovi canali (Leggi Articolo Key4biz).
La stampa americana ha, infatti, recentemente riportato che alcuni produttori avrebbero bloccato i finanziamenti. Da qui, forse, la soluzione di introdurre la formula a pagamento.
Intanto, però, stando ad altre indiscrezioni, il lancio in Italia di questi canali ‘originali’, che era previsto per il prossimo mese, sarebbe stato bloccato. Perché?
Il servizio, già lanciato lo scorso anno nel Regno Unito, in Francia e Germania, sarebbe stato rinviato nel nostro Paese, senza una reale motivazione.
Qualcuno ha detto che se ne riparlerà dopo l’assemblea dei soci di giugno, altri addirittura hanno ipotizzato che bisognerà aspettare il prossimo anno fiscale.
In ogni caso, sarebbero rinviate le gare previste per febbraio con gli editori italiani per la realizzazione di questi canali da trasmettere su YouTube.
Ovviamente non si tratta di una gara economica. I progetti vengono valutati da Google, che inizialmente sostiene economicamente il progetto editoriale, fino al milione di euro, incassando tutta la pubblicità raccolta grazie al canale, che dopo un anno circa dovrà sostenersi da solo, dividendo con la compagnia di Mountain View parte delle entrate.
In Italia, a novembre YouTube registrava 20 milioni di utenti unici (Dati Audiweb powered by Nielsen).
Secondo alcuni, la decisione di rinviare il lancio di questi canali in Italia sarebbe legata alla querelle con gli editori che, in Italia come in Francia, Germania e UK, chiedono il pagamento delle royalties per l’indicizzazione dei loro contenuti sulle pagine di ricerca. Altri indicano anche che il motivo potrebbe essere legato anche alla posizione del nostro Paese accanto ad altri, Francia in primis, nel chiedere che le multinazionali del web paghino le tasse, non nei paradisi fiscali come fanno oggi, ma laddove offrono i loro servizi.
Al momento non si dispone di una spiegazione ufficiale. Intanto, però, Google starebbe lavorando a un nuovo modello di business, con l’idea appunto di lanciare dei canali a pagamento.
Stando al sito AdAge, YouTube avrebbe avvicinato diversi partner per proporgli un nuovo progetto: gli utenti pagherebbero una cifra che potrà andare da 1 a 5 dollari al mese per accedere a tutti i video dei loro canali YouTube.
Il nuovo servizio potrebbe essere lanciato nel corso del secondo trimestre. Alcune fonti avrebbero riferito ad AdAge che l’offerta sarà presentata ad aprile in occasione dell’evento Digital Content New Fronts.
YouTube non ha mai fatto mistero delle sue ambizioni per i servizi video a pagamento, che andrebbero ad aggiungersi a quelli gratuiti finanziati dalla pubblicità con la condivisione delle entrate tra Google e i fornitori di contenuti.
Diverse volte i vertici della compagnia hanno commentato che si intendeva dare un posto ad alcuni argomenti di nicchia che non trovano spazio nella pay-Tv classica (Leggi Articolo Key4biz).
“Siamo da tempo convinti – ha detto un portavoce di YouTube – che i diversi tipi di contenuti richiedono differenti modalità di pagamento. Molti dei creatori di contenuti ritengono di potere trarre vantaggio da un sistema di abbonamenti, di conseguenza stiamo considerando tale opzione”.
Ancora, però, si sa ben poco sull’identità dei futuri partner di YouTube. Alcuni test potrebbero essere realizzati in collaborazione con alcuni produttori di punta della piattaforma, che hanno già un grosso seguito, come Web Maker Studios (oltre 200 milioni di abbonati alla sua rete di 3 mila canali, per più di 2 miliardi di video visti al mese).
La piattaforma starebbe anche valutando la possibilità di far pagare l’accesso per alcuni eventi trasmessi in diretta.