Italia
Anche se l’Italia è ancora in ritardo per quanto riguarda l’utilizzo di internet da postazioni fisse, quindi dai pc, da casa, questo gap è “compensato da una maggiore dinamica dell’utilizzo di internet da postazioni mobili. Abbiamo una diffusione di tablet superiore a quella di altri Paesi, un utilizzo della banda larga mobile superiore a quella di molti altri Paesi europei. Direi che non dovremmo lamentarci”.
Così il presidente di Telecom Italia, intervenendo a Unomattina ha spiegato che un gap certamente esiste, soprattutto per quanto riguarda la diffusione dei collegamenti internet ad alta velocità. Una carenza che secondo Bernabè è dovuta anche al fatto che in Italia “non si è mai sviluppata la tv via cavo, che in altri Paese è lo strumento che consente di offrire l’altissima velocità”.
Il piano Telecom Italia per la realizzazione della rete ultrabroadband prevede di raggiungere 100 città – per una copertura di circa 6 milioni di unità immobiliari – entro il 2014 con architettura FTTcab (Fiber to the cabinet).
A questo si aggiungerà anche il miglioramento delle prestazioni della rete mobile grazie alla tecnologia LTE, grazie alle frequenze acquistate lo scorso anno dagli operatori mobili.
“Gran parte della popolazione, il 40%, verrà coperto entro i prossimi 2 anni”, ha affermato Bernabè che – in merito alle accuse di Wind di una regolamentazione troppo ‘pro-Telecom’ (Leggi articolo Key4biz) ha infine sottolineato che “Non si può dire che non esista la concorrenza nel nostro settore”, visto che “…l’Italia è il Paese con una delle più grandi diffusioni di unbundling, la messa a disposizione dei concorrenti della nostra infrastruttura. Su 14 milioni di linee in alta velocità broadband, 7 milioni sono utilizzate dai concorrenti”.
Sul tema sollevato dall’ad di Wind Maximo Ibarra è intervenuto anche il Commissario Agcom Maurizio Dècina che, dalle pagine di ‘Affari e Finanza’, ha innanzitutto affermato che “è piuttosto ingenuo invocare il fallimento di una grande azienda per ottenere una riduzione del canone ULL”.
È pur vero, tuttavia, che esiste un “problema di concorrenza sui servizi di rete fissa”.
Va però chiarito “che la media europea” del canone ULL non è di 8,17, ma di 9,04 euro e che quindi è più bassa di quella italiana di 24 centesimi non di oltre un euro.
L’Agcom, ha affermato Dècina, sta cercando di recuperare il ritardo e sta agendo tenendo innanzitutto conto dell’esistenza di posizioni molto articolate da parte degli operatori alternativi, ciascuno orientato su un prodotto diverso (Ull dei doppini, Bitstream Adsl, Wlr): è stato quindi rivisto il listino dei prezzi Wlr e di interconnessione, messo in consultazione il listino Bitstream per il 2013 e si sta per mettere in consultazione anche quello per l’unbundling e l’analisi di tutti i mercati di accesso della rete fissa per il prossimo triennio.
Le istanze, quindi, sono tante ma l’Autorità deve “guardare all’insieme del mercato e produrre soluzioni equilibrate”.
Intanto, sempre secondo Repubblica, Telecom Italia sarebbe a pronto a varare una manovra con fino a 1,3 miliardi di euro, che richiederà nuovi sacrifici al gruppo. L’obbiettivo sarebbe raggiunto attraverso tre canali: i risparmi sul costo dell’elettricità (400 milioni all’anno di energia); ottimizzazioni e nuove dismissioni del patrimonio immobiliare e delle torri e risparmi derivanti dai suoi call center, un’attività dove lavorano 12 mila dipendenti Telecom e che costa al gruppo il 30% in più rispetto ai service esterni.