Domani potrebbe essere una giornata nera per Amazon. Nella tarda mattinata di domani la Commissione Ue dovrebbe imporre al colosso dell’eCommerce di pagare “diverse centinaia di milioni” di euro di imposte arretrate al Lussemburgo. Lo Stato aveva stretto, nel 2003, con Amazon un accordo fiscale vantaggioso per le casse dell’azienda fondata da Jeff Bezoz. L’indiscrezione è pubblicata sul sito del Financial Times, che ha sentito fonti vicine alla vicenda.
Perché Amazon è finita nel mirino della Ue
L’inchiesta dell’Antitrust europeo è stata aperta tre anni fa e ha puntato la lente sul tax ruling stipulato tra Amazon e il governo lussemburghese nel 2003, allora il premier era l’attuale presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker. L’indagine dovrebbe concludere che i benefici fiscali concessi ad Amazon dalle autorità lussemburghesi costituiscono aiuti di Stato illegali ai sensi del diritto Ue, che quindi vanno restituiti, come è già sentenziato per la Apple in Irlanda (dovrà restituire 13 miliardi di tasse inevase).
In particolare, secondo quanto scrive il quotidiano britannico Financial Times, il tax ruling avrebbe permesso alla Amazon europea, con sede in Lussemburgo, di abbattere impropriamente gli utili realizzati in Europa mediante il pagamento di royalties infragruppo esentasse.
Sarà Margrethe Vestager, la commissaria alla Concorrenza, ad annunciare la decisione.
Il tax ruling
A centro della questione l’eterno problema delle web company, ormai denunciato da più parti, che grazie alle leggi di Stati ‘compiacenti’ riescono a sottrarsi, in grossa parte, dal pagamento delle tasse nei Paesi dove vendono i loro servizi per versarle in quelli che applicano regimi vantaggiosi. Irlanda e Lussemburgo le mete preferite.
L’indagine approfondita su Amazon riguarda in particolare le pratiche di tax ruling che consentono a un’azienda di chiedere in anticipo agli Stati dove intendono aprire le loro sedi come sarà gestita la propria situazione dal punto di vista fiscale e ottenere quindi alcune garanzie.
Il tax ruling non è illegale nella Ue, ma Bruxelles ritiene che questo sistema possa ricadere per i Paesi coinvolti sotto la forma di aiuti pubblici indiretti, forniti con la speranza di attirare maggiori investimenti a svantaggio di altri Stati dell’Unione.
Alcune multinazionali, specie quelle del web, sfruttano queste disposizioni per l’ottimizzazione fiscale, ripartendo i loro costi e i profitti imponibili tra più filiali collocati nei diversi Paesi.