Nei prossimi mesi dai PC dei dipendenti il software proprietario sarà sostituito da quello libero e il processo avverrà anche con l’adeguata formazione. La ‘migrazione’ all’open source è l’effetto della delibera di Giunta (n.55) del 2016, che impegna il Comune all’uso di software libero o a “codice sorgente aperto”. Il Campidoglio ha fatto sapere che è stata completata l’analisi delle spese sostenute dalle precedenti amministrazioni per l’acquisto di licenze e per sviluppo e manutenzione del software.
Roma Capitale ha avviato il piano di transizione dal software proprietario a software libero negli uffici capitolinihttps://t.co/4vj5kQc1lS pic.twitter.com/vt6HubLbdv
— Roma (@Roma) 5 settembre 2017
Stop oligarchia fornitori ICT
“Ad oggi risulta che circa un terzo della spesa informatica sostenuta da Roma Capitale viene distribuita tra soli sei fornitori, alcuni dei quali operanti all’interno dell’Amministrazione da oltre tre decenni”, ha dichiarato l’assessora a Roma Semplice Flavia Marzano. “La nostra scelta di adottare software libero risponde alla ferma volontà di porre fine all’oligarchia esistente nel settore. Pur nella consapevolezza che la transizione richiede tempo e gradualità, intendiamo segnare un deciso cambio di paradigma adottando soluzioni libere, aperte e volte a favorire un reale confronto concorrenziale tra gli operatori”, ha concluso Marzano.