E’ il paese europeo che, per primo, aveva lanciato il concetto di “souveraineté numérique”, la sovranità digitale, riconoscendo il valore politico della gestione dei dati e delle infrastrutture cibernetiche: la Francia, prima di molti altri, aveva messo in chiaro che il cyberspazio è il territorio e, come tale, va difeso per garantire quei valori di liberté, égalité, fraternité alla base del patto fondante della moderna Europa.
Oggi, però, in controtendenza con le decisioni europee, un tribunale francese assolve Google che doveva rispondere delle sue pratiche fiscali non proprio ortodosse.
Lo scorso mercoledì, infatti, un tribunale d’Oltralpe ha stabilito che lo Stato francese non poteva reclamare alcuna imposta sui ricavi generati dalla Grande G proprio in Francia. Grazie al noto sistema della registrazione fiscale in Irlanda, quei ricavi erano stati trasferiti alla controllata irlandese Google Ireland Limited per evadere il fisco transalpino.
Una decisione choc, soprattutto dopo che il mese scorso l’Europa aveva inflitto a Google una maximulta da più di due miliardi di euro per abuso di posizione dominante e concorrenza sleale.
Ma Parigi ha fatto subito sapere che non ci sta e, per bocca del ministro Gerald Darmanin promette ricorsi: “Faremo ricorso in appello per salvaguardare gli interessi dello Stato”, ha detto Darmanin commentando la sentenza.
L’espediente della tassazione irlandese non è una novità per Google, così come per tutte le altre aziende della Silicon Valley che si avvalgono di complessi schemi per evadere il fisco europeo, accumulando fortune nei paradisi fiscali.
Il nodo del fisco smentisce, nei fatti, l’immagine di sé che la Silicon Vally vuole accreditare tutta incentrata sull’idea progresso e sul bene per l’umanità: l’evasione, o “ottimizzazione fiscale”, come amano definirla i colossi Over The Top, ammonta a miliardi di euro ogni anno e priva le società europee di importanti risorse e beni essenziali.
Le pratiche utilizzate sono naturalmente legali perché sfruttano cavilli e la facilità con cui possono si possono spostare i capitali e questo fa capire la dimensione tutta politica del problema: è compito dell’Europa omologare la legislazione fiscale per poter correttamente inquadrare queste pratiche per quello che sono, dei delitti contro la sovranità dei paesi e le istituzioni democratiche.
La parola è ora della Francia.