#8marzo, le donne subiscono la crisi più degli uomini e pagano il prezzo della famiglia

di Raffaella Natale |

Eurostat denuncia la mancanza di donne nei posti dirigenziali, ma per il Commissario Tajani ‘abbiamo bisogno di donne imprenditrici per ripartire’.

Unione Europea


Donne e lavoro

Oggi si celebra la Festa della Donna, ricorrenza banale e ormai svuotata da ogni significato? Forse, ma un’occasione in più per puntualizzare alcune cose e lo fa bene il Commissario Ue all’Industria Antonio Tajani che stamani ha tweettato: “L’Europa ha bisogno di più donne imprenditrici per ripartire, il mio impegno non mancherà di certo“.

 

Sulla sua pagina ufficiale Tajani ha indicato che le donne costituiscono il 52% del totale della popolazione europea, ma solo un terzo dei lavoratori autonomi o di tutti coloro che vogliono aprire imprese in Europa. Per il Commissario, “Nonostante rappresentino un’importante fonte di potenziale imprenditoriale, le donne sono probabilmente la risorsa più sottoutilizzata per la crescita economica e la creazione di nuovi posti di lavoro in Europa”.

 

Ci sono diversi fattori che suggeriscono il potenziale delle donne come imprenditori di successo. In primo luogo, le donne dimostrano una vera e propria fonte di creatività e di potere, un accesso a nuovi mercati e la creazione di prodotti innovativi.

In secondo luogo, le donne sono “risk takers diligenti“: a causa della loro prudenza nel correre rischi, le donne raramente sono insolventi quando si tratta di rimborsare i loro prestiti. In terzo luogo, le donne sono meglio in rete e creano partenariati durevoli. Tuttavia, non utilizzano queste competenze abbastanza spesso nel lavoro.

 

Nella creazione e la gestione di un’impresa, spiega Tajani, “le donne incontrano maggiori difficoltà rispetto agli uomini, soprattutto in materia di accesso ai finanziamenti, formazione, networking, e nel conciliare lavoro e famiglia. Questo rende le donne meno inclini a diventare lavoratori autonomi rispetto agli uomini. E’, quindi, essenziale fornire alle donne il sostegno di cui hanno bisogno per iniziare, gestire e far crescere un’impresa in proprio”.

 

Nella promozione dell’imprenditoria femminile, ha concluso Tajani, “è importante applicare un approccio olistico e lavorare su una serie di importanti fattori di sostegno allo stesso tempo, come un migliore accesso ai finanziamenti, educazione all’imprenditorialità e formazione mirate, sviluppo di reti di imprenditori, ma anche creazione di un ambiente favorevole in senso più ampio, ad esempio combattendo gli stereotipi, cambiando la percezione e garantendo un migliore equilibrio tra vita personale e professionale attraverso un miglioramento generale della cura dei figli e degli anziani”.

 

Anche il vicepresidente del Parlamento Europeo, Gianni Pittella, in occasione della Giornata internazionale della donna ha lanciato il suo appello ai colleghi ad agire, ad avviare azioni concertate sia a livello europeo che nazionale per garantire diritti economici e sociali.

Pittella ha, infatti, ricordato che “la crisi economica colpisce le donne più degli uomini” e quelle che hanno figli patiscono ancora di più le conseguenze dell’austerity.

Da qui la necessità di prevedere investimenti nella formazione, una migliore istruzione, e sostegno all’imprenditorialità femminile e opportunità di telelavoro.

 

Per chiudere qualche dato Eurostat che proprio per la Festa della Donna ha stilato una statistica sull’occupazione femminile e la conciliazione tra vita lavorativa e familiare.

Le donne che ricoprono incarichi dirigenziali sono veramente poche e a sorpresa a invertire questa tendenza sono Paesi come la Lettonia (45%) e l’Ungheria (41%). Nel 2011 nell’UE27 solo un terzo dei quadri dirigenti erano ricoperti da donne. I Paesi con tassi veramente bassi sono Cipro (15%), Grecia (23%) e Malta (24%).

Ma le donne regnano incontrastate nell’insegnamento alle scuole primarie e secondarie (85%), lavoro considerato per tradizione più incline alla natura femminile che maschile. In Italia sono il 96%. Agli uomini vengono, invece, affidate la cattedre universitarie qui le donne si fermano al 40% nell’UE27 mentre nel nostro Paese al 36% contro il 59% della Lettonia.

I medici donna poi in Italia si bloccano al 37% contro il 74% dell’Estonia e della Lettonia.

 

Le donne sono anche quelle costrette a lavorare part-time per occuparsi della famiglia. La percentuale è del 32% per quelle di età compresa tra i 25-54 anni con un bambino sotto ai 6 anni. Tasso che sale per sfiorare il 50% con l’aumentare dei figli piccoli. Gli orari di lavoro flessibili restano peculiarità dei Paesi nordici.

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