Il Parlamento Ue cancella il divieto del porno nei media. Vittoria delle web company che anche in Italia hanno messo in crisi l’industria tradizionale

di Raffaella Natale |

Negli ultimi tre anni, l’industria dei film a luci rosse ha perso in Italia il 60% del fatturato a vantaggio delle piattaforme gratuite online.

Unione Europea


Porno e internet

L’emendamento in questione era ben celato all’interno di un lungo Rapporto, non vincolante, su ‘l’eliminazione degli stereotipi di genere’ nell’Unione europa e quindi sulla promozione della parità tra i sessi. Tra le righe, il ‘divieto di tutte le forme di pornografia nei mezzi di comunicazione e della promozione del turismo sessuale’.

Parole che hanno irritato i cosiddetti difensori delle libertà civili, come i deputati del Partito pirata e i liberali.

Agli europarlamentari, riferisce il portavoce del Parlamento Ue, Jaume Duch Guillot, sono giunte oltre 1 milione di eMail di protesta che chiedevano di ‘eliminare’ il controverso passaggio.

Da qui la decisione ieri di votare il testo, epurata dall’emendamento in questione.

La risoluzione approvata si limita ad annunciare ‘misure conrete’ e fa riferimento a precedenti provvedimenti sulla ‘discriminazione delle donne’ nella pubblicità.

 

La relatrice del testo, la deputata olandese di sinistra Kartika Tamara Liotard, ha ammesso in conferenza stampa che l’uso del termine ‘media’ nell’emendamento respinto è stato inopportuno, nella misura in cui ‘era la pubblicità l’argomento centrale e non la libertà d’internet’. Quelle pubblicità, ha spiegato, in cui la donna ‘viene presentata come un oggetto di desiderio’. C’è stato, quindi, un errore di fondo, ‘un problema di comunicazione’, come ha detto Liotard, ma in tanti pensano che la mobilitazione contro l’emendamento sia stata strumentale, visto anche le numerose eMail di protesta giungevano da un numero limitato d’indirizzi IP.

Qualcuno è arrivato a sospettare che dietro tutto ci sia stata la mano dei grossi nomi del web, quelli che sulla pornografia online hanno fondato le loro ricchezze.

Sicuramente c’è da dire che l’industria del porno rappresenta un grosso business economico di cui s’è adesso appropriato internet.

 

Un duro colpo all’industria. Dall’arrivo del web sta, infatti, lentamente scomparendo il cinema a luci rosse e con esso quelle buie salette, dove con cautela e circospezione s’infilavano tante persone o quello dei DVD.

 

Negli ultimi tre anni in Italia, l’industria ha perso il 60% del proprio fatturato. La crisi è iniziata quattro anni fa con il boom delle piattaforme gratuite. È stato un colpo mortale per tutto l’ecosistema che gravitava intorno al porno: attori, produttori, registi…

Oggi su internet spopolano i video porno amatoriali, quelli girati in casa, senza alcuna trama e stando alle statistiche di Sky, un film on demand dura tra i 10 e i 12 minuti. Non c’è alcuna storia, il sesso nudo e crudo.

Oggi a far soldi sono poche pittaforme web che detengono una sorta di monopolio: una nuova industria, per giunta gratuita, che ha inghiottito quella tradizionale, lasciando senza lavoro milioni di persone.

 

Ma le donne sono davvero ‘innocenti’ vittime del porno? Si chiede qualcuno. Il successo di romanzi erotici per il pubblico femminile o i dati della visione di materiale pornografico ci dicono altro. Spesso è la donna che sceglie di ‘vestire quei panni’, allo stesso modo degli uomini, ed è sempre la donna che accetta cifre da capogiro per spogliarsi davanti a telecamere e macchine fotografiche.

Donne così ‘compromettono’ la dignità del genere? Forse sì. Ma bisogna riconoscere e garantire la libertà di tutti, ovviamente salvaguardando i minori con le dovute precauzioni.

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