Il 72,5% della popolazione dell’Unione europea (Ue) vive in aree urbane. La stragrande maggioranza delle attività economiche sono concentrate in città, qui si genera il 68% del prodotto interno lordo dell’Unione. Tra queste, acquista sempre maggiore rilevanza il dato sull’industria creativa e culturale, che si concentra sempre nelle grandi aree urbane e dà lavoro a 9 milioni di europei.
Sono i numeri dell’Osservatorio della cultura e della creatività urbana 2017, strumento di indagine e conoscenza, presentato ieri a Bruxelles, che fornisce dati comparabili sui risultati ottenuti delle città europee in nove ambiti (tra cui la cultura e la creatività) e indica come tali risultati contribuiscano al loro sviluppo sociale, alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro.
Di cultura non si mangia, aveva ingenuamente affermato un nostro ex ministro dell’Economia, ma i dati ovviamente lo smentiscono, visto che il 4,5% del Pil europeo è dovuto proprio alle attività culturali e creative, che il 3,8% degli occupati Ue lavora in questi ambiti e che rispetto al periodo di cristi 2008-2011 i lavoratori della cultura e i creativi sono aumentati dello 0,7% (contro una diminuzione dell’1,4% dei lavoratori di altri settori economici).
“Il mio obiettivo è porre la cultura e la creatività al centro dell’agenda strategica europea. In un momento di grandi trasformazioni sociali e di concorrenza globale sempre più aspra tra le città, dobbiamo guardare al di là delle fonti tradizionali di crescita e benessere socioeconomico ed esaminare il ruolo della cultura in città dinamiche, innovative e ricche di diversità”, ha commentato Tibor Navracsics, Commissario europeo per l’Istruzione, la cultura, i giovani, lo sport e responsabile del JRC.
L’Osservatorio della cultura e della creatività urbana è il risultato di un progetto di ricerca che ha interessato 168 città di 30 paesi europei. È disponibile come strumento online che consente agli utenti di esaminare le città selezionate e ottenere un’ampia gamma di informazioni quantitative e qualitative sui loro risultati.
Le città con i migliori parametri in termini di sostegno a cultura e creatività sono Parigi, Copenhagen, Edimburgo e Eindhoven.
Una piattaforma collaborativa, cooperativa e di confronto attivo e positivo, che mette in evidenza “le città europee vincenti che hanno trovato modalità proprie per sfruttare il potenziale offerto dalla cultura e dalla creatività per stimolare lo sviluppo, l’innovazione e la creazione di posti di lavoro e migliorare la qualità della vita dei loro abitanti. Lo strumento offre ai responsabili politici dati concreti per aiutarli a identificare i settori in cui ottengono buoni risultati e quelli in cui è auspicabile un miglioramento”, ha precisato Navracsics.
Per l’Italia, l’unica città che si piazza in posizione alta è Milano (più indietro Roma, Firenze, Venezia e Bologna), quarta nel gruppo delle grandi città della cultural e della creatività d’Europa, con un buon piazzamento per ciò che riguarda proprio il dinamismo culturale, ottava per le azioni dedicate alla sostenibilità ambientale e undicesima per i dati sull’economia culturale e creativa.
Qui di seguito alcuni risultati evidenziati dall’Osservatorio:
- città culturali e creative ai primi posti: Parigi, Copenaghen, Edimburgo e Eindhoven presentano risultati migliori rispetto ad altre città con una popolazione simile;
- cultura, creatività e prosperità: la cultura e la creatività contribuiscono a tassi di crescita economica più alti e sono fondamentali per le città a basso reddito;
- le dimensioni non sono tutto: la dimensione di una città non determina i suoi risultati in ambito culturale e creativo. Le città di piccole e medie dimensioni ottengono in media risultati migliori rispetto a quelle più grandi;
- le capitali eccellono, ma non sempre: le capitali sono spesso in testa, ma restano indietro in Austria, Belgio, Italia, Germania, Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Regno Unito.