Usa, torna in vigore tra le polemiche il bando temporaneo agli ingressi
30 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – E’ tornato in vigore ieri negli Usa il bando temporaneo imposto dall’amministrazione presidenziale Trump agli ingressi da sei paesi a maggioranza musulmana – Siria, Sudan, Somalia, Libia, Iran e Yemen – ritenuti un rischio per la sicurezza nazionale. Il provvedimento, ribattezzato “Muslim ban” dai suoi detrattori, che accusano il presidente Donald Trump di discriminare sulla base della fede religiosa, era stato bloccato da due corti federali, che l’avevano giudicato illegittimo. La corte Suprema, pero’, ha accolto il ricorso della Casa Bianca, e in attesa di esprimere una sentenza ha autorizzato lo “sblocco” del provvedimento, con la sola eccezione dei viaggiatori che possano dimostrare legami familiari o lavorativi stretti negli Stati Uniti. La Casa Bianca ha varato ieri delle linee guida che recepiscono nel modo piu’ rigido possibile le indicazioni della Corte Suprema: ad esempio, potranno entrare negli Usa cittadini stranieri dei sei paesi interessati dal bando i cui coniugi o figli risiedano negli Usa, ma non bastera’ la presenza nel paese di zii o nonni. La reazione legale degli avversari della Casa Bianca non si e’ fatta attendere: La Corte federale delle Hawaii, che ha emanato una delle due sentenze di sospensione del bando, ieri ha accolto un esposto urgente che impone all’amministrazione di “chiarire” cosa il governo possa e non possa fare nell’ambito del bando temporaneo agli ingressi, e chiede una espansione delle eccezioni. Sempre ieri, la casa Bianca ha incassato un’altra vittoria nella sua campagna per l’irrigidimento delle norme sull’immigrazione. La Camera dei rappresentanti a maggioranza repubblicana ha approvato due provvedimenti, battezzati “Kate’s Law” e “No Sanctuary for Criminals Act”, che induriscono le pene per gli immigrati clandestini recidivi – quelli cioe’ che tornano negli Usa dopo essere stati espulsi – e revocano i sussidi federali per quelle amministrazioni locali – le cosiddette “citta’ santuario” – che rifiutano di collaborare con le autorita’ federali all’applicazione delle norme contro l’immigrazione clandestina. “Il presidente e’ stato chiaro nell’affermare che i nostri confini non sono aperti all’immigrazione illegale, che siamo uno Stato di diritto, e che non volgeremo piu’ lo sguardo dall’altra parte”, ha commentato il segretario per la Sicurezza interna, John Kelly. La “Kate’s Law” e’ intitolata a Kathryn Steinle, una giovane di San Francisco uccisa nel 2015 da un immigrato privo di documenti che era stato deportato dagli Usa cinque volte, tornando poi impunemente a delinquervi. Il provvedimento prevede sanzioni detentive dai 15 ai 25 anni per gli immigrati espulsi dopo aver commesso reati che provino a tornare nel paese.
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America Latina, l’Alleanza del Pacifico si lancia alla conquista dell’Asia
30 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – Si chiama “Alleanza del pacifico” e i quattro paesi che la compongono – Cile, Colombia, Messico e Peru’ – rappresentano il 35 per cento del prodotto interno lordo dell’America latina. Ieri a Cali, in Colombia, si sono aperti i lavori del dodicesimo vertice dei capi di Stato dell’organismo nato come acceleratore delle potenzialita’ di quattro economie dinamiche della regione. L’Alleanza, ha spiegato la presidente cilena Michelle Bachelet, apre alla figura del paese associato, Stato con cui sottoscrive “un accordo economico-commerciale ambizioso e con standard elevati per consolidare e ampliare l’integrazione come strumento di sviluppo economico”. I primi a ricevere questo status sono Singapore, Australia, Nuova Zelanda e Canada: tre realta’ asiatiche e una nordamericana a riprova di quanto i paesi fondatori intendano lavorare sull’asse economico che si sviluppa tra le due sponde del Pacifico. Identificata dalle sue origini – nel 2011 – come un’associazione piu’ agile e meno burocratica di altri organismi regionali, l’Alleanza ha iniziato ieri a muovere altri passi sulla strada dell’integrazione. Dopo aver tolto ai 230 milioni di abitanti che la compongono il visto di ingresso nei quattro paesi, si studia oggi la possibilita’ di introdurre un passaporto unico. Al tempo stesso si lavora per portare a zero, entro il 2020, il costo del roaming cosi’ come integrare i percorsi di formazione professionale in modo che possano essere svolti in ciascuno dei quattro stati membri. Altra novita’ salutata con soddisfazione dai media e’ quella della fine del doppio tributo sui rendimenti dei fondi pensione: ci sara’ un tetto massimo del 10 per cento, livello che peraltro e’ superato solo dal Messico, con il 15 per cento. Non si tratta di una voce marginale nella partita per la crescita degli investimenti dell’area: gli utili dei fondi nei quattro paesi arrivano a 450 miliardi di dollari.
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Regno Unito, May incassa il voto della Camera dei Comuni sul programma legislativo con una maggioranza esile
30 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – La premier del Regno Unito, Theresa May, riferisce il “Financial Times”, dopo aver perso la maggioranza assoluta alle elezioni politiche anticipate dell’8 giugno, ha incassato la fiducia alla Camera dei Comuni sul Discorso della Regina, la presentazione del programma legislativo. I voti contrari sono stati 309, i favorevoli 323, compresi i dieci del Partito unionista democratico (Dup) dell’Irlanda del Nord, che nel controverso accordo coi Tory sul sostegno esterno al governo di minoranza ha ottenuto in cambio finanziamenti extra per un miliardo di sterline per la nazione costitutiva. Nonostante il risultato finale, la giornata ha confermato la debolezza dell’esecutivo: il cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, e’ stato costretto ad annunciare che il servizio sanitario dell’Inghilterra si fara’ carico delle spese per gli aborti delle donne nordirlandesi, che si rivolgono numerose alle strutture inglesi a causa della legge molto restrittiva in vigore nell’Irlanda del Nord; di fronte a un emendamento proposto dalla deputata laborista Stella Creasy e alla possibilita’ che alcuni conservatori ribelli lo votassero, il governo ha cambiato la sua posizione. Per il momento la disciplina all’interno del Partito conservatore regge: i deputati Tory non hanno votato l’emendamento trasversale sostenuto dal Labour, dal Partito nazionale scozzese (Snp), dai liberademocratici e dai verdi sulla permanenza nel mercato unico e nell’unione doganale dopo l’uscita dall’Unione Europea: la proposta e’ stata bocciata con 322 voti contrari e 101 favorevoli. Sulla votazione si e’ diviso, invece, il Labour: l’indicazione del leader, Jeremy Corbyn, era per l’astensione, ma 49 deputati, tra i quali quattro membri del governo ombra, in dissenso con la posizione ufficiale, hanno votato a favore. Corbyn ha sollevato dall’incarico i sottosegretari ombra Andy Slaughter e Ruth Cadbury (politiche abitative) e Catherine West (esteri); il quarto, Daniel Zeichner (trasporti), ha annunciato le dimissioni.
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May tra Merkel e Trump sul cambiamento climatico
30 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – Il cancelliere della Germania, Angela Merkel, riferisce il quotidiano britannico “The Times”, sta cercando di portare dalla sua parte la premier del Regno Unito, Theresa May, sull’impulso all’azione contro il cambiamento climatico e per il libero scambio, in contrasto con le posizioni del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. La leader tedesca ha fatto appello alla Gran Bretagna, alla Francia, all’Italia e ai Paesi Bassi in vista del vertice del G7 che ospitera’ la prossima settimana ad Amburgo. Dopo un colloquio tra le due leader, Downing Street ha dichiarato che il Regno Unito “appoggia completamente la presidenza tedesca del G20” e resta “impegnato a contrastare il cambiamento climatico globale”. Tuttavia, May e’ stata molto accorta a non associarsi agli attacchi di Merkel agli Usa dopo la decisione di Trump di uscire dall’Accordo di Parigi sul clima. La premier britannica si trova in una posizione scomoda: il vertice potrebbe essere una resa dei conti tra Merkel, la cui influenza e’ determinante per l’esito dei negoziati sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea, e Trump, che Londra sta corteggiando per un accordo commerciale post Brexit. Il cancelliere Merkel potrebbe preferire un comunicato finale non unanime a un compromesso sul clima e sul commercio. Il presidente della Francia, Emmanuel Macron, invece, guardando piu’ a lungo termine, magari oltre la presidenza Trump, potrebbe spingere per una soluzione che consenta agli Stati Uniti di sottoscrivere un impegno.
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G20, il cancelliere tedesco Merkel riceve i partner per la riunione preparatoria a Berlino
30 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha incontrato gli altri partner europei in vista del vertice del G20 che si terra’ tra una settimana ad Amburgo. “Vogliamo assicurare con gli altri partecipanti al vertice del G20 un contributo comune al mondo circa i compiti difficili che dovremo affrontare”, ha dichiarato Merkel a margine dell’incontro. Il motto del G20 sara’ “Collegare il mondo”, e anche per questa ragione il cancelliere ha insistito nel criticare le tendenze isolazioniste e proibizionistiche di alcuni importanti attori globali ,a partire dagli Usa. Della stessa opinione il presidente francese Macron, che ha dichiarato: “Affrontiamo un quadro di rischi internazionale senza precedenti”. Il cancelliere ha puntato l’accento sugli obiettivi della protezione del clima e della lotta al terrorismo. All’incontro hanno presenziato anche il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, quello del Consiglio europeo Donald Tusk, il primo ministro britannico Theresa May, il primo ministro spagnolo Mariano Raioy, quello italiano Paolo Gentiloni, l’olandese Mark Rutte e quello norvegese. Si e’ affrontata anche la questione del peggioramento della crisi migratoria che ha investito l’Italia. “Non possiamo lasciare il compito solo all’Italia e alla Grecia”, ha detto Juncker, rispondendo alle nuove richieste di aiuto giunte dal governo italiano. “Entrambi i Paesi hanno fatto un lavoro eroico”, ha dichiarato il presidente della Commissione Ue.
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Migranti, di fronte alle minacce italiane la Commissione europea tenta di calmare le acque
30 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – La Commissione europea ieri giovedi’ 29 giugno ha invitato l’Italia a mantenere la calma, tentando di placarne l’esasperazione per lo straripante afflusso di migranti sulle coste della Penisola: lo riferisce il quotidiano francese “Le Monde” in un articolo nel quale da conto della minaccia del governo di Roma, che per protesta contro l’inerzia di Bruxelles ha ventilato la possibilita’ di vietare l’accesso ai porti italiani alle navi delle organizzazioni non-governative (Ong) umanitarie battenti bandiera straniera che raccolgono migranti davanti alle coste della Libia. “Comprendiamo le preoccupazioni dell’Italia e sosteniamo la sua richiesta che la situazione cambi”, ha dichiarato ieri giovedi’ 29 giugno una portavoce della Commissione: la quale ha pero’ poi precisato che “qualsiasi cambiamento di politica deve innanzitutto essere discusso con gli altri Stati membri dell’Ue e poi comunicato correttamente alle Ong che utilizzano quelle navi, perche’ abbiano tutto il tempo di adeguarsi”. Sempre ieri il primo ministro italiano Paolo Gentiloni nel corso di un incontro con diversi leader europei a Berlino ha chiesto agli altri paesi Ue di dare un “contributo concreto”: “Abbiamo internazionalizzato le operazioni di ricerca e salvataggio dei migranti”, ha denunciato il premier italiano, “ma l’accoglienza resta a carico di un solo paese, il nostro”. La Commissione ha proposto che le preoccupazioni di Roma siano oggetto di una discussione approfondita tra i Ventotto nella riunione dei ministri dell’Interno prevista per il 6 luglio a Tallinn, in Estonia: “Siamo pronti ad aumentare il sostegno all’Italia”, ha detto la portavoce Ue, “in particolare offrendo una sostanziale assistenza finanziaria supplementare”; ed ha aggiunto che la Commissione richiamera’ “tutti gli Stati membri a rispettare la promessa di raddoppiare gli sforzi” di fronte alla situazione nel Mediterraneo centrale, diventato la principale rotta migratoria verso l’Europa.
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Usa, la democrazia partecipativa ha un problema
30 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – Il “New York Times” pubblica un editoriale di Eitan D. Hersh, docente di scienze politiche alla Tufts University, secondo cui l’elezione di Donald Trump alla presidenza Usa e il crescente caos politico statunitense sono da imputare ai protagonisti della democrazia partecipativa, cioe’ ai cittadini. Hersh non punta l’indice tanto e solo contro gli elettori “colpevoli” di aver eletto Trump, ma anche contro “i progressisti”, che hanno ridotto l’esercizio della democrazia a un attivismo autoreferenziale e di facciata fatto di “sedute davanti alle reti via cavo e aggiornamenti dei profili Twitter e Facebook”. Tra gli elettori progressisti, “tanti si sono tenuti aggiornati in merito alle elezioni suppletive per il Congresso, alcuni hanno saltato il lavoro per assistere in diretta allo spettacolo della deposizione di James Comey di fronte al Senato. Altri usano una nuova tecnologia, “Resistbot”, che converte i messaggi in fax inviati agli uffici di deputati e senatori”. Questo “investimento emotivo” nella politica da parte di “americani che vivono in uno stato di benessere relativo”, scrive Hersh, si manifesta soprattutto in prossimita’ degli appuntamenti elettorali, che pero’ spesso e volentieri vengono disertati, ma costituisce secondo l’opinionista “una manifestazione di degrado della politica, una forma di “voyeurismo compulsivo” che secondo Hersh nasconde il narcisismo dietro la maschera dell’attivismo civile. L’autore dell’editoriale battezza questo fenomeno “hobbismo politico”. “Gli hobbisti politici sono alla ricerca di mezzi semplici per esibire i loro sentimenti. Gli elettori democratici, in particolare, abbracciano strumenti come Resistbot perche’ offre una forma istantanea di gratificante partecipazione”. Secondo Hersh, questa forma fraintesa di partecipazione politica riguarda soprattutto l’elettorato progressista perche’ “al di la’ del clima politico contingente, i Democratici, piu’ dei Repubblicani, credono nella partecipazione di massa come valore fondamentale e come forma di rafforzamento del proprio schieramento politico”. E’ la degenerazione del concetto di partecipazione popolare da parte degli stessi cittadini, secondo il docente, ad aver incrinato l’efficacia del sistema democratico statunitense, piu’ di tutte le altre ragioni accampate dall’uno o dall’altro schieramento politico negli ultimi anni: dalle grandi donazioni private alla politica sino alla ridefinizione dei collegi elettorali e all’influenza delle fonti di informazione o disinformazione. L'”attivismo politico della domenica”, scrive, ha sostituito per le classi urbane medio-elevate l’esercizio della politica come esercizio di un dovere civico e strumento di avanzamento dei propri interessi. La trasformazione della politica in passatempo e’ dovuta secondo Hersh all’avanzamento tecnologico, che ha consentito agli individui interessati alla politica di trasformarla per l’appunto in un passatempo piacevole: ad esempio, “rafforzando le proprie convinzioni con amici delle stesse opinioni su Facebook”. In secondo luogo, “la nostra era di relativa sicurezza ha ridimensionato al solennita’ che accompagnava in passato il dibattito politico”. E infine, conclude Hersh, ci sono “le innovazioni politiche apportate in buona fede nel corso degli anni per rendere la politica piu’ aperta”, ma che cosi’ facendo l’ha spesso svilita: tra queste “innovazioni”, il politologo cita anche le primarie di partito e addirittura i regolamenti relativi ai finanziamenti ai partiti, che “oggi favoriscono la vanita’ di ricchi egomaniaci anziche’ consentire ai partiti di raccogliere donazioni ed edificare basi di consenso locali durevoli”. Il risultato di questa commistione di fattori e’ un fenomeno che in Italia e’ ben noto: la “tifoseria politica”. L’hobbismo politico “non sarebbe un problema se risultasse complementare a forme piu’ importanti di partecipazione”, ma “l’atrofia del Partito democratico, che abbraccia formalmente la partecipazione”, dimostra secondo l’accademico come l’attivismo, oggi, abbia perso ogni reale motivazione civica.
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Germania, il ministro Esteri Gabriel torna ad esprimersi contro le sanzioni alla Russia
30 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – Il ministro degli Esteri tedesco, Sigmar Gabriel, ha fortemente criticato la politica sanzionatoria Usa nei confronti della Russia durante la sua visita a Mosca. L’ulteriore inasprimento delle sanzioni approvato a larghissima maggioranza dal Senato degli Stati Uniti, che minaccia anche le aziende tedesche impegnate in progetti energetici congiunti con la Russia, e’ stata definita giovedi’ da Gabriel, che si trovava a Krasnodar, come “assolutamente inaccettabile”. Le sanzioni minacciano le aziende tedesche che lavorano alla costruzione del gasdotto Nord Stream 2 con il gruppo russo Gazprom: “E’ assolutamente inaccettabile varare una legge e cercare di costringere gli europei a staccarsi dal gas russo per spingerli ad acquistare quello statunitense, possibilmente ancora piu’ costoso”, ha dichiarato Gabriel. Il ministro tedesco ha auspicato un avvicinamento tra Russia e Stati Uniti nel teatro siriano. Dopo il colloquio con il suo omologo Lavrov, Gabriel ha parlato di un “cambiamento di atteggiamento da entrambi i lati” e dell’urgenza di un processo di soluzione politica alla crisi. Nel pomeriggio il ministro tedesco si e’ recato a Mosca per incontrare Putin: quella di Gabriel e’ la terza visita alla Russia in quattro mesi. Il Ministro tedesco vede speranze anche per la soluzione del conflitto ucraino. Il Segretario di Stato Usa, Rex Tillerson, ha chiesto colloqui diretti tra Russia e Ucraina al fine di sbloccare la situazione.
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La nautica italiana naviga di nuovo a tutta velocita’
30 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – La crescita dell’industria nautica italiana prende il largo: cosi’ sul quotidiano economico francese “Les Echos” il corrispondente da Roma Olivier Tosseri commenta gli ultimi dati forniti nel corso della convenzione dell’Unione nazionale dei cantieri navali e delle industrie marittime ed affini (Ucina) in vista del prossimo Salone di Genva che aprira’ i battenti a settembre. Le vendite infatti sono balzate del 18 per cento nel 2016, contro una previsione del 13 per cento: un dato che, accostato all’aumento del 17 per cento registrato nel 2015 permette di tirare un tratto di penna sugli anni della crisi; con introiti complessivi per 3,42 miliardi di euro, il settore e’ tonato quindi ai livelli del 2011. In particolare l’Italia conferma il suo posto di leader tra i 10 primi paesi esportatori del pianeta, con un volume d’affari di quasi 2 miliardi di euro nel campo della nautica da diporto, superando l’Olanda e la Germania e distanziando nettamente la Francia; un primato certificato da uno studio della Fondazione Edison commissionato dall’Ucina. L’industria nautica italiana e’ caratterizzata da un mix di grandi gruppi come Ferretti, Benetti, Riva o ancora Azimut, ed una moltitudine di aziende medie e piccole come Perini, Picchiotti o Tecnopool: un tessuto ricco di oltre 1.200 imprese che rivaleggia con le 1.260 aziende che compongono la filiera statunitense; molte di loro inoltre lavorano in appalto per conto dei grandi cantieri dove si costruiscono le navi da crociera, il cui mercato negli ultimi anni ha registrato una solida crescita. Per Marco Fortis, vice presidente della Fondazione Edison, “le imprese del settore dovrebbero ora approfittare di questo contesto favorevole per accelerare sulla via della loro modernizzazione, grazie soprattutto al piano Industria 4.0 lanciato dal governo italiano”.
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Spagna, nel 2016 tornano gli stranieri: italiani tra i piu’ numerosi
30 giu 10:56 – (Agenzia Nova) – La Spagna torna ad essere una meta di immigrazione. Nel paese iberico sono arrivati nel 2016 piu’ persone di quanto non ne siano uscite, riferisce l’Istituto nazionale di statistica. Non succedeva dal 2009, “quando la crisi spavento’ cittadini spagnoli e stranieri”, e il quotidiano “El Pais” ci fa l’apertura dell’edizione online. Per la prima volta in cinque anni la popolazione generale della Spagna e’ aumentata: al 1 gennaio il paese contava 46,53 milioni di abitanti, lo 0,19 per cento in piu’ rispetto al capodanno precedente. La Spagna aveva gia’ vissuto una potente ondata migratoria negli anni dall’inizio del secolo al 2009, quando l’economia veleggiava ad alta velocita’ sospinta dalla bolla immobiliare: scoppiata questa, non solo gli stranieri, ma anche gli spagnoli decisero di lasciare la penisola. Nel momento piu’ duro della crisi, il 2013, circa 250mila residenti decidevano di cambiare aria e nel 2015, l’aumento del numero di stranieri in arrivo non compensava l’uscita degli spagnoli. Dei 417.033 abitanti di oggi, l’85 per cento e’ straniero, il 15 per cento e’ composto da “spagnoli di ritorno”. Il paese da cui viene il piu’ alto numero di persone e’ il Venezuela: poco meno di 30mila, diecimila dei quali – complici i legami storici e di sangue tra i due paesi – avevano la nazionalita’ spagnola. Ma e’ un dato nuovo, perche’ per i venezuelani che si mettono in moto la Spagna non e’ meta privilegiata. I 63.481 venezuelani registrati nel territorio nazionale non competono con i 678.098 della Romania o i 667.189 del Marocco. E, in termini di nuovi arrivi, e’ proprio il Marocco il secondo paese di provenienza nel 2016 (23.889 persone). Considerando il saldo migratorio, la classifica delle nazioni i cui cittadini nel 2016 hanno deciso di tentare fortuna in Spagna vede al terzo posto la Colombia e al quarto la Romania. La quinta posizione, con 16.489 nuovi arrivi e 1.666 uscite, e’ per l’Italia. tolto il Regno Unito (che tra entrate e uscite apporta circa 6mila cittadini), per trovare un altro paese dell’Unione europea occorre andare alla diciassettesima posizione, quella occupata dalla Francia: il saldo e’ di 1.427 abitanti.
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