Rapporto Assinform: Global Digital Market in calo dell’1,8%. Senza interventi specifici si prevede ulteriore peggioramento

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L’Italia è ancora poco sensibile all’innovazione: continua la crisi dell’IT ‘tradizionale’ che chiude il 2012 con una perdita del 4% mentre per le TLC è del 3,5%.

Italia


Economia digitale

L’economia digitale, in un senso più ampio che va al di là dell’ICT tradizionale per considerare la convergenza tra IT e TLC e per questo indicata con Global Digital Market, ha segnato una crescita del 5,2%, giungendo a coprire quasi il 6% del PIL mondiale, rispetto a un’economia reale che è cresciuta del 3,2% nel 2012 rispetto all’anno precedente. In Italia l’economia reale è calata del -2,4%, mentre quella digitale, che rappresenta il 4,9% del PIL nazionale con un valore di 68.141 milioni di euro, ha registrato -1,8%. Tale trend, pur essendo più lieve rispetto all’anno precedente (-2,1% nel 2011/10), segnala la crisi dei servizi ICT tradizionali (-4,7%), che rappresentano in valore oltre la metà del mercato, a cui si oppone la crescita dei contenuti e pubblicità digitale (+7,2%) e del software e soluzioni ICT (+2,4%).

 

E’ quanto emerge dalle anticipazioni del Rapporto Assinform 2013, presentato oggi a Milano dal presidente Paolo Angelucci, coadiuvato dall’amministratore delegato di NetConsulting Giancarlo Capitani e dal direttore generale Annamaria Di Ruscio, partner nell’elaborazione del Report.

 

In Europa il tasso medio di crescita del GDM si è attestato a +0,6%, ma il peso dell’economia digitale è giunto al 6,8% del PIL europeo.

 

“Internet, il mobile, l’economia dei social network stanno velocemente trasformando il mondo, spingendo gli investimenti ad aprire nuovi orizzonti tecnologici e applicativi, generando nuove opportunità di crescita per quei paesi, quei settori economici, quelle imprese che accettano la sfida del cambiamento attraverso l’innovazione digitale“, ha dichiarato Angelucci, aggiungendo che anche in Italia la pressione dell’evoluzione tecnologica sta producendo effetti positivi sui segmenti più legati al web e al mobile.

 

Per il presidente dell’Associazione nazionale delle imprese IT, sviluppo dei contenuti digitali e della pubblicità online, del segmento software e nuove soluzioni ICT, della musica e dell’editoria online, il boom di smartphone, eReader e tablet e dei servizi innovativi a essi associati, dimostrano che questi segmenti non solo non risentono della crisi, ma sono già dentro l’economia italiana, crescendo mediamente del 7,5% e contribuendo a significative trasformazioni nei modelli di consumo e di business.

Ma ciò sta avvenendo – ha detto Angelucci – in un contesto nazionale ancora poco sensibile all’innovazione, in cui per un’impresa ogni nuovo investimento rappresenta un vero e proprio azzardo, così che le best practice rimangono fenomeni isolati e non acquisiscono la dimensione necessaria a incidere sui trend negativi e a compensare la crisi dell’IT tradizionale”.

 

Da qui, ha indicato il presidente di Assinform, “le ragioni del ritardo con cui si va affermando l’economia digitale in Italia rispetto al resto del mondo e il continuo calo di fatturato del settore IT che, per il quinto anno consecutivo, chiude i conti in rosso con – 4% di calo di fatturato, spinto verso il basso dalla crisi delle componenti tradizionali, che rappresentano ancora la quota preponderante del mercato“.

 

Angelucci ha sottolineato che “In assenza di interventi specifici tesi a cambiare questi trend, le stime per il 2013 non possono non essere segnate da un profondo pessimismo: ci attendiamo, infatti, un’ulteriore discesa del Global Digital Market del -3,6%, con l’It tradizionale in caduta libera a -5,8%, fatto che avrà pesanti ricadute soprattutto sull’occupazione essendo un settore labour intensive che attualmente impiega circa 400 mila addetti“.

 

Se al contrario, ha suggerito Angelucci, si darà avvio a un vero cambiamento del quadro di riferimento, introducendo elementi di correzione degli assetti attuali, fra i quali una forte accelerazione per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale.

Ma anche rendere il credito d’imposta per la ricerca e l’innovazione una misura strutturale; dare una rapida ed equa soluzione al grave problema dei debiti della PA verso le imprese, aprire linee di finanziamento alle aziende che investono in innovazione, allora, ha concluso Angelucci, “si potrà iniziare a vedere una luce in fondo al tunnel della crisi e l’inizio di un’inversione di tendenza del GDM, che stimiamo potrà attestarsi a -1,5%” .

 

“Dal nuovo Parlamento e dal nuovo Governo – ha concluso Angelucci – ci aspettiamo piena consapevolezza sul fatto che intraprendere questa scelta significa impegnare il Paese in uno sforzo corale, che va sostenuto sulla base di quadro di riferimento istituzionale e normativo organico e favorevole all’innovazione. Occorre creare le condizioni affinché per le imprese e le Pubbliche Amministrazioni sia possibile valorizzare tutte le novità e sfruttare le enormi potenzialità che le nuove tecnologie offrono, riorganizzare e razionalizzare i processi, innovare prodotti e servizi, dotarsi di nuove competenze, creare nuova occupazione”. (r.n.)

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