Sono diversi i motivi di contestazione del ricorso al Tar del Lazio, depositato da Vivendi contro la delibera Agcom del 18 aprile scorso, che in base alla legge Gasparri sui tetti nel settore media e telecomunicazioni, obbliga il gruppo francese a scegliere entro un anno tra il controllo di fatto di Tim (24%) e la presenza al 29,9% in Mediaset (secondo azionista dopo Fininvest).
Vivendi ha presentato all’Agcom il suo piano di azione nei termini, e ha tempo entro il 18 aprile 2018 per mettere in atto la riduzione delle quote in una delle due società, sempre che non vinca il ricorso al Tar.
Nel frattempo, Vivendi si è cautelata congelando i diritti di voto in Mediaset superiori alla quota del 9,9% e conferendo le quote eccedenti a un fondo fiduciario.
In sostanza, Vivendi contesta all’Agcom di aver usato arbitrariamente i suoi poteri per impedire l’ascesa dei Francesi in Mediaset.
Oggi, La Stampa e Repubblica danno conto dei dettagli del ricorso francese al Tar. Vivendi respinge al mittente tutte le contestazioni avanzate dall’Agcom, che nella sua delibera aveva riscontrato la violazione dell’articolo 43 del Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici (Tusmar) che stabilisce un divieto al superamento dei tetti di controllo. In particolare, le imprese di comunicazioni elettroniche che detengono nel mercato italiano una quota superiore al 40% non possono acquisire ricavi superiori al 10% del Sistema Integrato delle Comunicazioni, il cosiddetto Sic (tv, radio, editoria). Mediaset secondo gli ultimi dati ha ricavi attorno al 13% del Sic.
Vivendi respinge tutte le contestazioni del Garante e critica l’Autorità perché, come si legge su Repubblica:
- prende come riferimento i ricavi di Telecom Italia e Mediaset del 2015. Ma i dati sono vecchi, non aggiornati;
- prende come riferimento i ricavi di Mediaset, che però non è presente nella torta del Sic. Nel Sic c’è Fininvest e le controllate Rti, Premium o Publitalia (non Mediaset);
- presuppone che Vivendi – solo perché collegata a Telecom Italia e Mediaset – si impossesserà dei loro ricavi mentre il travaso non è provato. Vivendi non consolida i conti di Mediaset, è la tesi francese.
- esclude dal Sic settori rilevanti come quello della telefonia mobile. Un Sic più piccolo di quanto dovrebbe essere rende più facile contestare a Vivendi il superamento dei tetti consentiti.Vivendi censura anche alcuni vizi formali della procedura del Garante, che non avrebbe svolto una consultazione pubblica sulla questione, prima di decidere.
E che non ha trasmesso alle aziende coinvolte una serie di informazioni chiave del procedimento, impedendo a Vivendi di difendersi.
Infine Vivendi accusa il Garante di nazionalismo, anti-europeismo e parzialità perché protegge gli azionisti di controllo di Mediaset (Berlusconi) in quanto italiani; mette i bastoni fra le ruote ad un’azienda francese (Vivendi) proprio perché francese, malgrado la sua quota in Mediaset sia solo minoritaria, violando il diritto europeo, ad esempio sulla libera circolazione dei capitali e la prestazione dei servizi.
Intervistato da Repubblica, il commissario Agcom Antonio Nicita ha detto che rispetto alla data del provvedimento dell’Autorità la situazione si è evoluta, visto che nel frattempo “Vivendi ha ora il controllo di Tim” e che per questo “la vigilanza italiana sarà più stringente”.