Alla prima visita medica di mio figlio il pediatra gli ha prescritto, per sei mesi, gocce di luteina per proteggere gli occhi “perché oggigiorno i bambini sono costantemente a contatto con schermi di tablet e smartphone”. Il fenomeno è mondiale. E in Australia si è voluto analizzarlo a livello nazionale. E dal sondaggio condotto dall’Australian Child Health Poll sono emersi numeri che destano preoccupazione: un terzo dei bimbi prescolari e due terzi dei bambini di età scolare possiedono già un proprio smartphone o un tablet, e il 50% di loro li utilizza senza la presenza dei genitori. Il dispositivo tecnologico diventa una sorta di baby-sitter, al quale si ricorre per diversi motivi, due su tutti: per calmare i capricci e per trovare un momento per occuparsi delle faccende di casa. Ma l’immediato ‘beneficio’ (il pianto si ferma ‘magicamente’ a colpi di click su videogiochi e clip musicali) viene contestato dai medici e la stessa direttrice dell’istituto di ricerca che ha condotto il sondaggio, la pediatra Anthea Rhodes, ha dichiarato: “ci sono poche prove secondo le quali smartphone e tablet contribuiscano allo sviluppo dei bimbi, invece esistono molti casi in cui l’uso eccessivo è collegato a problemi di salute”. Soprattutto di disturbo del sonno: questo è l’effetto collaterale più grave che emerge dall’indagine. Ecco la motivazione: quasi la metà (il 43%) dei bambini è con gli occhi su smartphone e tablet prima di andare a dormire, quindi sono utilizzati a letto. Si conclude così una giornata in cui i più piccoli ‘smanettano’ su questi dispositivi per troppe ore: sono 14 le ore a settimana trascorse dai neonati; diventano 26 ore per i bambini dai 2 ai 6 anni e 32 ore in una settimana per chi ha dai 6 ai 12 anni: troppo tempo passato con gli occhi sugli schermi di cellulari, videogiochi e tablet.
Quali sono le ‘colpe’ dei genitori?
Più i genitori sono ‘digitali’ più i figli tendono ad utilizzare precocemente smartphone e tablet. Addirittura tre quarti dei genitori di bimbi sotto i sei anni, presi a campione nel sondaggio, ha dichiarato di “non mettere limiti di tempo”. Questo, possiamo dire, è il primo errore che i genitori possono commettere. Il secondo è lasciare i bambini, soprattutto quelli in età prescolare, da soli davanti ai tablet. La pediatra Rhodes, responsabile del sondaggio australiano ha concluso: “Ogni ora che un bambino trascorre da solo su un dispositivo è un’ora in cui non è fisicamente attivo e non sviluppa l’interazione sociale”. Quindi meglio stargli accanto e dopo qualche minuto lasciare il tablet e cantargli una ninna nanna o raccontargli una favola. Quelle non hanno mai fatto male a nessuno.