Europa
Le telco europee sono alla ricerca di soluzioni per ‘valorizzare’ i loro asset sparsi per il Continente: France Telecom, secondo il Financial Times propenderebbe per la quotazione in Borsa della divisione britannica EE, mentre gli spagnoli di Telefonica, rivela Bloomberg, valutano cessioni per ridurre il debito.
La società francese avrebbe già dato mandato a Morgan Stanley e Bank of America Merrill Lynch di esplorare le opzioni per la futura quotazione in Borsa o l’eventuale cessione della divisione britannica EE (Everything Everywhere), controllata in joint venture con Deutsche Telekom.
Il gruppo tedesco dovrebbe nominare altri consulenti a parte (secondo alcune fonti ci sarà di sicuro JP Morgan, che ha già seguito la creazione della JV) ma al momento le due aziende hanno preferito non commentare le indiscrezioni rilanciate dal Financial Times, che cita fonti vicine al dossier.
Alle due banche sarà chiesta una consulenza su un processo a ‘doppio binario’ per confrontare poi i risultati di una vendita o di una eventuale IPO.
EE è il principale operatore mobile britannico ed è nato nel 2010 in seguito alla fusione di Orange e T-Mobile.
Già lo scorso anno, i due soci avevano indicato di aver intrapreso “una revisione strategica dell’asset per valutare diverse opzioni, con una preferenza per l’IPO”.
A novembre, France Telecom aveva aperto alla possibilità di un’IPO per la fine di quest0anno, pur specificando di voler restare azionista di maggioranza della società.
La scorsa estate due private equity – KKR e Apax – avevano avviato trattative in vista di un’offerta per EE, il cui enterprise value, secondo alcuni analisti, si aggirava intorno ai 10 miliardi di euro. Ma i fondi non hanno avuto accesso alle informazioni finanziarie vista la mancanza di un processo ufficiale di vendita.
Anche la spagnola Telefonica, intanto, starebbe considerando la vendita di alcuni asset europei con l’obiettivo di ridurre di almeno 4 miliardi di euro l’ingente indebitamento – pari a 51,3 miliardi di euro a fine 2012.
Secondo Bloomberg, in lizza per la cessione ci sarebbero la divisione irlandese e quella ceca. Ma a ‘rischio’ sarebbero anche partecipazioni extra Ue: la quota di minoranza in China Unicom e alcune attività in America centrale. Dalla vendita della divisione irlandese e centroamericana, secondo le stime di FM Capital Partners, il gruppo potrebbe ricavare all’incirca 2 miliardi di euro. Un altro miliardo potrebbe essere raccolto dalla riduzione dall’attuale 69 al 50% della partecipazione nella Repubblica ceca, mentre la quota del 5% in China Unicom è valutata 1,6 miliardi di dollari.