#cosedanoncredere: il biologico è davvero più sicuro?

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Italia


Massimiliano Dona

Rubrica settimanale #cosedanoncredere, curata da Massimiliano Dona, Segretario Generale Unione Nazionale Consumatori (www.consumatori.it), per Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti, clicca qui.

 

Il biologico è più sicuro? E’ giustificato il prezzo più alto rispetto agli alimenti tradizionali? Molti consumatori ci scrivono ponendo queste domande, soprattutto in questi giorni, dopo la notizia del sequestro di 1.500 tonnellate di mais proveniente dall’Ucraina, falsamente certificato come bio e 30 tonnellate di soia indiana contaminata con pesticidi. Se gli uomini della Guardia di Finanza e dell’Ispettorato Repressione Frodi del Ministero delle Politiche Agricole non fossero intervenuti, il mais e la soia sarebbero arrivati sulle nostre tavole sotto forma di biscotti, dolciumi e snack, pasta, riso e sostituti del pane. Non solo: la frode avrebbe riguardato anche i più piccoli in quanto i cibi biologici sono serviti nelle mense di molte scuole del Paese.

 

Nonostante la crisi, infatti, il mercato del bio continua a crescere costantemente sia in termini di consumo che di fatturato, dimostrando l’ennesima prova del disorientamento dei consumatori che con carrelli della spesa sempre più magri sono comunque disponibili a spendere di più per un prodotto che reputano più sicuro.

 

E’ davvero così?

 

Indubbiamente il biologico ha caratteristiche di qualità che permettono di ritornare ai valori della tradizione, ma il livello di sicurezza è analogo a quello degli alimenti convenzionali. In concreto, le produzioni biologiche seguono cicli produttivi naturali senza il ricorso a sostanze chimiche e quindi viene evitata la presenza di residui di pesticidi, fitofarmaci, farmaci veterinari; negli alimenti convenzionali, in ogni caso, l’eventuale presenza di questi residui è molto contenuta e comunque sempre al di sotto dei limiti di sicurezza che sono stati stabiliti dalle autorità sanitarie nazionali e comunitarie.

 

Il vero problema è che le sostanze chimiche naturali e i microrganismi di origine ambientale (che possono essere alla base delle tossinfezioni alimentari) possono essere presenti sia negli alimenti biologici sia in quelli convenzionali.

 

Per quanto riguarda il prezzo è il caso di chiarire che a far lievitare i costi contribuiscono le norme comunitarie che impongono una certificazione, le cui spese devono essere sostenute direttamente dai produttori: riducendo i costi per le certificazioni (rendendole anche più efficienti) e accorciando ulteriormente la filiera, perlomeno, si renderebbe il biologico meno elitario nella consapevolezza che l’acquisto di un prodotto bio serve a soddisfare soltanto il palato e, fatto assolutamente non trascurabile, a sostenere le nostre piccole produzioni agricole di qualità.

 

 

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