Continuano i problemi per Apple tra stime in calo, assalto della concorrenza e crisi del titolo. Bruciati 285 mld in 7 mesi

di Alessandra Talarico |

Per il trimestre chiuso a marzo, gli analisti prevedono un calo dell’utile netto del 18% a 9,5 miliardi. Sarebbe il primo calo dal 2003 dopo che per il trimestre precedente la società aveva segnato la crescita più bassa dei ricavi da 10 anni a questa part

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Tim Cook

Continuano le cattive notizie per Apple da parte dei suoi fornitori: dopo Hon Hai Precision, che ha segnato questo mese il maggior calo dei ricavi in 13 anni indicando come causa il rallentamento delle vendite di smartphone, tablet e Pc, un altro fornitore del gruppo californiano – il produttore texano di chip audio  Cirrus Logic – ha riportato questa settimana un eccesso di inventario, che suggerisce un rallentamento delle vendite di iPhone, e previsto ricavi trimestrali al di sotto delle attese degli analisti per via del “calo delle previsioni di acquisto di un prodotto ad elevati volumi”.

Pur senza specificare di quale prodotto si tratti, è facile immaginare che siano proprio l’iPhone e l’iPad, visto che – secondo dati riferiti da Bloomberg – la Cirrus deve il 91% del suo fatturato agli ordini della Mela.

 

Ieri, il titolo Apple ha chiuso in calo del 2,67% a 392 dollari scendendo per la prima volta dal 2011 al di sotto della soglia dei 400 dollari.

 

Ai problemi dei fornitori, si aggiungono i tagli degli analisti che hanno rivisto al ribasso le previsioni sui prossimi risultati trimestrali – che saranno annunciati martedì – in seguito al rallentamento della domanda di iPhone e iPad.

Per il trimestre chiuso a marzo, gli analisti prevedono un calo dell’utile netto del 18% a 9,5 miliardi. Sarebbe il primo calo dal 2003 dopo che per il trimestre precedente la società aveva segnato la crescita più bassa dei ricavi da 10 anni a questa parte.

E i risultati potrebbero essere anche peggiori del previsto, secondo l’analista Toni Sacconaghi di Sanford C. Bernstein & Co. che ha abbassato le stime sulle vendite di iPhone da 35,2 milioni di unità a 34,2 milioni. Anche per l’iPad Sacconaghi ha ridotto le proiezioni di un milione di unità, a 18,5 milioni.

 

A pesare sul titolo, inoltre, anche le preoccupazioni legate al fatto che nessun nuovo prodotto arriverà prima dell’estate.

 

In poco più di sette mesi, il titolo ha perso il 40% (a settembre valeva 705 dollari) ed Apple ha bruciato qualcosa come 285 miliardi di valore di mercato.

Gli analisti temono che la società non potrà più contare solo sull’appeal del marchio per contrastare l’offensiva dei rivali. Stando al parere di cinque analisti, Samsung – che ha già svelato l’ultima versione del Galaxy, l’S4, in arrivo nei negozi a fine aprile – nel primo trimestre 2013 ha venduto tra i 68 e i 78 milioni di smartphone contro i 36 milioni dell’ultimo trimestre 2012.

Apple, invece, avrebbe venduto circa 30 milioni di iPhone, perdendo quasi il 30%, contro i 47,8 milioni del trimestre precedente.

 

E’ dunque finita la crescita entusiasmante della società, che tra il 2007 e il 2012 ha visto i ricavi salire da 24,6 a 156 miliardi di dollari?

Niente, con Apple, è scontato ma quel che è certo è che la società dovrà dimostrare di saper resistere all’assalto dei concorrenti, diversificando il proprio portfolio. Se basteranno i progetti in cantiere – la iTv e l’iWatch – a convincere gli investitori che la società è capace di mantenere la sua spinta innovativa è ancora presto per dirlo. Gli occhi restano puntati sul Ceo Tim Cook, che finora sembrava aver saputo raccogliere l’eredità di Steve Jobs.

A gennaio, Cook ha consigliato agli investitori a non usare i report dei fornitori per tracciare un quadro definitivo dello stato di salute di Apple perchè “la catena di fornitura è molto complessa”.

Sta di fatto che, le performance di Cook non sono proprio brillanti: analizzando le prestazioni di 86 Ceo in carica da oltre un anno, Bloomberg colloca Cook in decima posizione. Al primo posto di questa classifica si colloca invece Meg Whitman di HP.

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