Unione Europea
Mentre negli Usa il mercato mobile si sta muovendo verso un nuovo consolidamento, le società telefoniche europee fanno i conti con un mercato eccessivamente frammentato che, a detta degli operatori, è la causa primaria del calo dei ricavi che a sua volta frena i necessari investimenti nelle reti di nuova generazione.
In Europa, un mercato da 650 milioni di utenti, convivono più di 1.200 operatori fissi, 100 operatori mobili, 200 operatori virtuali e 1.500 operatori via cavo. Per fare un confronto, in Cina si contano appena 3 operatori, mentre negli Usa l’86% di un mercato da 330 milioni di utenti è controllato da 4 operatori.
È per questo che le telco stanno chiedendo alla Commissione europea maggiore flessibilità verso le fusioni tra operatori sia all’interno che al di fuori dei confini nazionali, così da consentire la realizzazione delle economie di scala essenziali per poter competere e investire.
Riducendo il numero di operatori a 3-4 per paese, si potrebbe infatti ottenere un risparmio sui costi e maggiore potere sui prezzi, ma finora le autorità europee hanno concesso simili accordi solo dietro precise condizioni, come nel caso della recente acquisizione da 1,7 miliardi di Orange Austria da parte di Hutchison Whampoa. Merger sia, dunque, purché non si rischi di creare un danno ai consumatori. Quanto invece alle ‘unioni’ fra gruppi operanti in paesi diversi – poniamo ad esempio il caso della più volte ventilata fusione tra France Telekom e Deutsche Telekom – secondo il Commissario antitrust Joaquin Almunia, avrebbero comunque poco senso.
Intervenendo all’ETNO-MLex Regulatory Summit 2013, il vicedirettore generale dell’Antitrust Ue, Cecilio Madero ha sottolineato che “un vero mercato unico richiederebbe un intervento normativo meno orientato sulla concorrenza”.
Regole più favorevoli al consolidamento, come richiesto dagli operatori, insomma, ma non a tutti i costi, ha ribadito anche Madero. Almeno non se questo vuol dire aumenti indiscriminati dei prezzi praticati ai consumatori.
“Il consolidamento richiede un controllo rigoroso perchè c’è il pericolo di un’ulteriore chiusura di mercati già caratterizzati da proprietà restrittive”, ha detto Madero, sottolineando che l’Antitrust non ritiene “che un aumento dei prezzi sia necessariamente un fatto negativo”.
La questione, ha aggiunto, è “fino a che punto questi aumenti sono giustificati”.
Il punto di vista dell’industria tlc è stato esposto più volte negli ultimi tempi dall’associazione di settore ETNO. Il presidente del board, Luigi Gambardella ha ribadito nei giorni scorsi la necessità di “ripensare l’intera struttura del mercato e la strategia regolamentare”, affinché gli operatori di telecomunicazioni europei possano contribuire alla ripresa dell’intera economia.
In un’intervista al sito Euractiv, il direttore di ETNO Daniel Pataki, ha sottolineato che la regolamentazione europea ha avuto molto successo per quel che riguarda il calo dei prezzi al consumo: “I prezzi praticati per i servizi tlc sono tra i più bassi al mondo”, ha affermato.
“Ma in un momento caratterizzato da veloci mutamenti tecnologici e dalla forte concorrenza dei player internet e, soprattutto, in cui c’è bisogno di investire molto più di prima, vediamo l’annuncio del Commissario Kroes sul mercato unico digitale come il segnale che qualcosa in questo contesto dev’essere cambiata”, ha aggiunto Pataki.
Anche se il tempo – una prima bozza delle nuove regole Ue sarà presentata a fine giugno – nei prossimi mesi “industria e parti interessate avranno la possibilità di pensare a un nuovo paradigma per l’industria delle telecomunicazioni”, ha concluso il direttore di ETNO.