Il governo francese si spacca su Dailymotion mentre France Télécom continua a trattare con i big americani

di Raffaella Natale |

Il Ministro Pellerin ha invitato il governo ha fare un passo indietro: ‘E’ giusto dare a queste aziende i mezzi per la loro crescita. Poco importa se i capitali provengono dall’estero’.

Francia


Fleur Pellerin

La Francia fa un passo indietro nel caso Dailymotion, la startup che offre servizi di video streaming per la quale il governo era sceso in campo per bloccarne la cessione all’americana Yahoo!, sollevando la protesta della casa madre France Télécom (Leggi Articolo Key4biz).

Il Ministro all’Economia digitale, Fleur Pellerin, ha detto stamani che le trattative continuano e che lo Stato deve agire con ‘discrezione’ in questa operazione.

 

L’intervento del Ministro alle Attività produttive, Arnaud Montebourg, che ha di fatto bloccato la cessione a Yahoo!, che voleva il 75% dell’azienda con l’opzione ad arrivare all’intero capitale, ha generato opinioni discordanti.

In tanti hanno apprezzato l’impegno del governo a proteggere il ‘gioiellino’ d’oltralpe dell’economia digitale (Leggi Articolo Key4biz) ma altri, France Télécom in primis, hanno denunciato l’invadenza dell’azionista pubblico (lo Stato possiede il 27% dell’operatore tlc, ndr).

 

La decisione di Montebourg, che ha prodotto la ritirata di Yahoo!, ha determinato un clima di forte tensione al Ministero della Finanza. Il Ministro Pierre Moscovici s’è dissociato dalla decisione.

 

Per la Pellerin, “non c’è stata una cattiva gestione del dossier“. “Credo che tutti siano d’accordo – ha spiegato – sulla questione di fondo e sui principi. Ritengo che Arnaud Montebourg ne abbia fatto un problema di patriottismo economico”.

Il Ministro dell’Economia digitale ha detto ancora che “Il CEO di France Télécom, Stéphane Richard, sta proseguendo le sue trattative e al momento si trova nella Silicon Valley per incontrare possibili investitori” (Leggi Articolo Key4biz).

“Bisogna dare a queste aziende – ha precisato la Pellerin – i mezzi per il loro sviluppo tecnologico e la loro internazionalizzazione“, aggiungendo che “poco importa se i capitali per realizzare ciò provengono dagli americani, dai russi, dai cinesi o dai giapponesi“.

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