La riflessione

Cittadini Attivi. Riflessioni sugli eventi sismici in Italia Centrale

di Marco Volpato |

Approfondimenti sul concetto di rischio sismico estesi al rischio idrogeologico. Ricostruzione: la necessità di vigilare sugli standard qualitativi.

Un gruppo attivo di cittadini che propone un modo diverso di raccontare la trasformazione della Pubblica Amministrazione. Sono le donne e gli uomini che hanno dato vita alla rubrica “Cittadini Attivi” su Key4biz. Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.

Uno, due, tre, quattro… perché tutte queste chiamate? Cosa succede?”, rispondo allarmato al telefono, mentre nel container dove lavoro il generatore ed il gruppo elettrogeno sono in funzione e mi fanno vibrare anche i pochi capelli che ancora ho. Dall’altro lato della cornetta, mi chiedono: “Tutto ok? Hai sentito la scossa?

Di nuovo, il 18 gennaio 2017 la terra torna a tremare. E, come se non bastasse, ci si mettono anche il maltempo, le valanghe ed una certa disorganizzazione che non ci aspetteremmo in zone in cui ha sempre nevicato.

Dopo la sequenza sismica di fine ottobre, come geologo mi è capitato di leggere e riflettere su un’intervista al dott. Doglioni, attuale Presidente dell’INGV e mio ex-docente di geologia strutturale, secondo il quale gli eventi sismici che si sono verificati in Appennino centrale, “potrebbero durare a lungo”“non si possono escludere altri terremoti importanti al contempo, però, l’Appennino centrale “non è una zona inabitabile, dove non si può o non conviene vivere più, né va evacuata“, anzi, “tutto deve essere ricostruito anche se con stringenti criteri antisismici” riportati nelle norme europee per la progettazione strutturale (EuroCodici).

E’ chiaro, quindi, che il criterio del “dove era, come era”, (slogan della ricostruzione del terremoto del Friuli- Venezia Giulia) va rivisto alla luce delle suddette norme, ed è necessario vigilare affinché gli standard previsti siano effettivamente applicati al fine di evitare eventi tragici come il crollo della Casa dello studente avvenuta nel corso del terremoto del 2009 di L’Aquila.

Sempre in questa intervista, il presidente dell’INGV dichiara che “con i terremoti si deve imparare a convivere“, ma serve molta ricerca per studiare e conoscere sempre meglio questi eventi.

Infine, il dott. Doglioni conclude accennando alla possibilità di assicurare beni immobili in aree soggette a rischio sismico. A questo proposito le polizze assicurative sulle calamità naturali, in Italia, sono ancora poco diffuse per gli immobili, al contrario di altri stati europei, come la Francia, in cui le garanzie sulle catastrofi naturali sono una naturale estensione di qualsiasi contratto assicurativo; gli ingenti danni causati dai terremoti rimangono, quindi, a carico dello Stato (cit. Ricci S. www.publicpolicy.it, 24/08/2016).

In merito ai fondi per la ricostruzione, i risarcimenti dei danni sono funzione dell’intensità dei terremoti, definibile con la scala Mercalli dalla quale si ottiene una stima qualitativa dei danni e non in base alla magnitudo, come erroneamente sostenuto da alcune tesi complottistiche rimbalzate in Rete nel post sisma.

Scala mercalli

Per chiarire la differenza tra scala Mercalli e Richter: un terremoto di alta magnitudo in una zona desertica può non provocare danni e, quindi, ha un basso grado di intensità in scala Mercalli, mentre un evento sismico di bassa magnitudo, in una zona densamente popolata, potrebbe provocare sia vittime sia danni alle strutture antropiche e, di conseguenza, un alto grado Mercalli. Gli effetti degli eventi sismici dipendono: a) dai materiali (argillosi piuttosto che calcarei) e dalle strutture geologiche attraverso cui si propaga il segnale sismico; b) dalla profondità dell’ipocentro (punto dal quale scaturisce il terremoto), c) insieme di abitazioni, servizi e beni infrastrutturali e loro stato di conservazione.

Come anticipato, anche in Italia, si iniziano ad assicurare gli immobili contro le calamità naturali: alcuni autori (ad es. A. Coviello) valutano i rischi associati ad un evento catastrofico suddividendoli in gruppi diversi: alee (evento naturale) e pericoli (azioni dell’uomo che amplificano l’effetto del danno causato dall’evento naturale).

In generale il concetto di rischio viene definito dalla formula:

Rischio = Elementi a rischio x Pericolosità x Vulnerabilità

dove si intende: rischio come probabilità e gravità di danni cagionati da una situazione di pericolo; elementi a rischio come insieme delle strutture antropiche presenti nell’area dove si sta calcolando il rischio; pericolosità come possibilità che un evento calamitoso si verifichi; vulnerabilità come lo stato di conservazione degli elementi a rischio.

L’Italia ha un territorio molto variegato ed ai fini della prevenzione (non solo dal rischio sismico, ma anche da quello idrogeologico) è auspicabile uno sforzo congiunto che integri le competenze del mondo accademico, della protezione civile e della pubblica amministrazione.

Proprio in quest’ultima, però, i geologi non sono in numero sufficiente per svolgere l’ingente mole di lavoro. A tal proposito, in alcuni concorsi pubblici già conclusi, sono presenti geologi risultati idonei che potrebbero essere reclutati sin d’ora, per lavorare presso gli enti, in base al D.L. 101/2013 e sue successive modifiche ed integrazioni, senza dover effettuare ulteriori concorsi e, quindi, con risparmio di tempo e denaro per lo Stato.

Una frase pronunciate dai rappresentanti dei popoli indigeni è “La terra non è un’eredità dei nostri padri, ma un prestito dei nostri figli”.

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