Il mondo ha bisogno di fibra, ma i governi devono ripensare le loro strategie. Rapporto Arthur D. Little

di Alessandra Talarico |

In esclusiva per Key4biz il Rapporto ‘National Fibre Strategies: National economic imperative or just another private industry task?’.

Mondo


Fibra ottica

I vantaggi legati alla diffusione della banda ultralarga si riflettono sulla competitività, la crescita economica e il benessere di quei paesi che procedono spediti nella realizzazione delle infrastrutture di nuova generazione.

Ma trattandosi di investimenti molto ingenti, lasciare che sia solo il mercato a occuparsene potrebbe aprire la strada a un nuovo digital divide, con aree che resteranno scoperte e altre che saranno caratterizzate da un patchwork di infrastrutture di qualità non ottimale e localizzate nei soli centri urbani.

Per garantire, dunque, un adeguato livello di competizione tra infrastrutture e servizi è necessario andare oltre l’attuale modello regolamentare – che non è più sostenibile – e adottare un approccio regolamentare differenziato.

È quanto sostiene il RapportoNational Fibre Strategies: National economic imperative or just another private industry task?, appena pubblicato da Arthur D. Little – pubblicato in esclusiva da Key4biz – che invita a coniugare in modo diverso gli interessi economici nazionali, il libero mercato e un’industria sana delle telecomunicazioni, necessaria per affrontare al meglio le sfide dell’innovazione e per consentire i nuovi servizi di cui la crescita economica ha bisogno.

 

L’industria – spiegano gli analisti di Arthur D. Little – “…ha continuato negli anni passati a investire nell’automazione, nella digitalizzazione e nell’accesso ad alta velocità fisso e mobile”, ma ora si trova infatti davanti a un bivio: non è più possibile, infatti, continuare a modernizzare e aggiornare la rete in rame, se non in piccoli segmenti ed è pertanto “necessario muoversi decisamente verso la fibra non solo per i servizi di accesso fisso ma anche per sostenere le reti di backhaul mobile”.

 

Dopo aver passato più di 10 anni a discutere quale fosse l’architettura di rete più adatta a garantire l’adeguato ritorno sugli investimenti, la solidità tecnologica e la concorrenza, la sfida ora è capire come ottenere gli evidenti benefici economici della fibra a livello nazionale e come gestire i notevoli investimenti necessari.

“L’approccio migliore per affrontare questa sfida non è ancora chiaro in molti paesi”, sottolineano gli analisti, che nel Rapporto, analizzando diversi modelli ‘vincenti’ adottati in diversi paesi in tutto il mondo, dal Giappone agli Stati Uniti, dalla Francia all’Australia – identificano una serie di fattori essenziali per lo sviluppo di strategie nazionali atte ad accelerare lo sviluppo della fibra a vantaggio di tutti i soggetti interessati, compresi i governi, i regolatori e i politici.

 

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