Il flusso di notizie e commenti dai quali siamo inondati dagli organi d’informazione, relativi alla diatriba Italia-Germania sulle emissioni di alcuni veicoli della Fiat-Chrysler, ci costringono ad interessarci all’argomento, per le sue connotazioni di politica europea.
Al di là del pessimo esempio di mancanza di solidarietà in ambito U.E., del prevalere di egoismi nazionalistici dopo sessanta anni di vita dell’Unione, di discutibilità dell’atteggiamento tedesco, il quale, dopo la meschinissima figura fatta dalla Volkswagen, farebbe meglio a tacere, ed altri argomenti di polemica spiccia, quello che appare clamoroso è il fatto che, nel controllo delle emissioni da parte dei motori di fabbricazione europea, ogni partner abbia un sistema nazionale proprio.
Cioè: dopo sessanta e più anni, di esistenza del Parlamento Europeo, ancora non è stata emanata una legge, una direttiva che unifichi i sistemi di controllo delle emissioni di gas dei veicoli prodotti e circolanti in Europa. E’ lecito chiedersi come possa accadere ciò, tenuto conto dell’infinito dibattito sull’inquinamento dell’atmosfera, i convegni, gli accordi, le denunce, i dibattiti nei quali inzuppano il pane, i vari esperti, scienziati e politici, che, quasi ogni giorno, fanno previsioni catastrofiche ed emanano sentenze.
A proposito dei politici, la carenza di una legislazione comune, costituisce l’ennesima conferma della mancanza di senso di responsabilità degli stessi, oppure di mancanza di autorità, nei confronti di pressioni o di diktat esterni, di carattere più o meno nazionalistico. Esiste in ambito Commissione e Parlamento europeo la Commissione per l’Ambiente, i cui componenti sono tutti profumatamente pagati e, tutti, a chiacchere, profondamente interessati e dedicati alla purezza dell’aria che respira la società europea. Ma che ci stanno a fare?
Il Parlamento Europeo emana leggi sulla lunghezza dei cetrioli e sulle dimensioni di cozze e vongole. Per carità, saranno anche norme di una certa utilità, ma il tempo e la volontà per emanare una legge seria di controllo delle emissioni in termini unificati, si sarebbero dovuti e si dovrebbero trovare. Oltre che costituire un elemento unificante per l’U.E., eliminerebbe la possibilità di polemiche meschine che dividono, costituirebbe un riferimento sostenuto da tutta la comunità, in ambito internazionale e una garanzia di tranquillità per le esportazioni da parte dei costruttori, per tutta l’area europea.
Si dice che l’ostacolo sia rappresentato dagli interessi dei singoli. Vista la globalizzazione e le difficoltà nella competizione internazionale, originate dalla presenza sempre più forte dei grandi stati quali Usa, Cina, India e, in parte anche Russia, il continuare a credere di difendere i propri interessi e il proprio futuro, in termini individuali, sconfessando il principio che “l’unione fa la forza”, principio che sta alla base della costituzione dell’Unione Europea, rivela una limitatezza e meschinità di visione politica.
Per questa mancanza, i partners europei già stanno pagando e, sempre più, ne pagheranno in futuro, le conseguenze.