Italia
Grande attesa per l’audizione domani in Vigilanza del presidente Rai, Anna Maria Tarantola, e del direttore generale Luigi Gubitosi, che interverranno sulla situazione dell’azienda. L’attesa è legata al gran parlare intorno alla Tv pubblica, sulla scia della chiusura della Tv di Stato greca ERT (Leggi Articolo Key4biz), e sulle ventilate ipotesi di privatizzazione dell’azienda di Viale Mazzini.
Un Report di Mediobanca stima che se il governo decidesse di vendere la Rai, potrebbe incassare oltre 2 miliardi di euro (Leggi Articolo Key4biz).
A questo poi c’è da aggiungere che il Viceministro Antonio Catricalà ha assicurato di non pensare alla privatizzazione ma ha ammesso che, quando fra tre anni scadrà la concessione per la gestione del servizio pubblico radiotelevisivo, il Parlamento potrebbe decidere di assegnarlo “al migliore tra tutti i possibili competitors” (Leggi Articolo Key4biz). In questo senso, ha aggiunto Catricalà, potrebbe essere lanciata una consultazione più vasta su cosa intenda il governo per ‘servizio pubblico’.
E anche il premier Enrico Letta è intervenuto, lasciando però qualche dubbio sulle intenzioni future: “La privatizzazione della Rai non è un tema nel programma del mio governo, ma ne discuteremo” (Leggi Articolo Key4biz).
Insomma la Rai è al centro delle discussioni. Ovvio che ai piani alti di Viale Mazzini, e non solo, ci sia un po’ di agitazione. S’è anche parlato di un possibile cambio ai vertici della Tv pubblica, anche perché il presidente e il dg, nominati dal governo Monti, potrebbero trovarsi in posizione diverse rispetto all’attuale governo.
In ogni caso i conti non aiutano di certo la Rai, a parte il dossier alla Corte dei Conti sui cachet stellari ad alcuni vip del prime time (Leggi Articolo Key4biz), la crisi del mercato pubblicitario pesa. Nel bilancio 2012 si sono registrate perdite pari a 244,6 milioni di euro, ci sono stati 200 milioni in meno di pubblicità e 140 milioni di costi in più, per via di quegli eventi sportivi che capitano negli anni pari. A tutto ciò bisogna aggiungere anche la fortissima evasione del canone che ammonta al 27%: 500 milioni di mancati introiti.
Il nodo centrale è, però, la mancata capacità della Rai ad adeguarsi all’innovazione tecnologica, nonostante l’impegno di Gubitosi in questa direzione: Sipra è diventata Rai Pubblicità, si sta trattando con YouTube, si parla di una Tv pubblica sempre più online e multiscreen… ma non basta.
I grandi competitors dei broadcaster sono i grandi player di internet, come spiega Fedele Confalonieri di Mediaset: “Quella degli Over-the-top è una vera ‘invasione’ visto che sfruttano i contenuti senza pagare nulla a chi li produce”.
E anche sul fronte fiscale e dell’occupazione, secondo Confalonieri, il loro contributo è molto limitato: “Richiamandosi alla direttiva europea sull’eCommerce, mentre noi che produciamo audiovisivo dobbiamo attenerci alla direttiva Ue in materia, di fatto possono ‘scorrazzare’ senza regole e vincoli mentre noi broadcaster ne abbiamo di ben precisi” (Leggi Articolo Key4biz).
Torna il vecchio principio ‘The content is the king’, ma i contenuti costano. La Rai è in grado di trovare questi soldi, ma soprattutto, di saper scegliere i contenuti giusti e d’appeal, in linea con gli obiettivi del servizio pubblico?