Il legno rivoluziona il concetto di smart city: il progetto Thermovacuum del CNR e i grattacieli scandinavi ‘mangia CO2’

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Grazie al legno edifici più resistenti a terremoti e incendi, più efficienti in termini energetici e meno inquinanti, con una riduzione dell’impronta del carbonio fino al 70%. Commissione europea investe 1,8 mln di euro su Thermovacuum del CNR

Italia


Wood Smart City

Come realizzare edifici sicuri, efficienti e sostenibili da un punto di vista tecnologico, energetico ed ambientale? La risposta è nel legno. Utilizzando questo antico e a noi caro materiale per costruzioni si può ridurre la nostra impronta di carbonio fino al 70% rispetto agli altri prodotti. E’ quanto emerge da recenti progetti architettonici avanzati, tra cui quelli presentati dagli studi Skidmore Owings & Merrill (SOM) e Softwood Lumber Board (SLB) di Chiacago,  ma anche dal prestigioso C. F. Møller Architects di Arhus (Danimarca).

 

Nello specifico, si tratta del Timber Tower Research Project, a firma SOM-SLB, che ha il fine di promuovere l’utilizzo del legno nella costruzione di grattacieli alti fino a 150 metri e più. Una tecnologia mista di legno, cemento e acciaio che consente di tirare su grandi edifici in ogni luogo e nel rispetto di alti standard di sicurezza ed efficienza, con il risultato di ridurre le emissioni di CO2 nell’ambiente. Un lavoro simile a quello ideato da CF Moller, che punta alla costruzione di un grattacielo in legno nella centralissima Londra a partire dal 2023.

 

I materiali tradizionali con cui sono fatti i palazzi che danno vita alle nostre città sono responsabili, secondo lo studio di Arhus, del 40% delle emissioni di anidride carbonica. Il legno al contrario tende a ridurre tali elementi nell’aria. “Parliamo di un materiale che al momento è costoso, rispetto a quelli oggi in uso, ma grazie ai benefici derivati dal suo utilizzo, in termini di risparmio energetico e riduzione degli inquinanti, saranno vantaggiose le sue applicazioni all’edilizia, con importanti ricadute economiche per quelle regioni che investiranno sulle colture boschive. L’uso diffuso del legno ne abbasserà anche il costo“, ha affermato Marten Leringe, managing director dello studio.

 

Tecnicamente l’edificio sarà stabilizzato da calcestruzzo, mentre pareti, interni, travi, pilastri e soffitti saranno tutti in legno, supportati da legami in acciaio molto sottili e invisibili. La grande quantità di legno, a dispetto di quanto si pensi, consente di assicurare un’alta resistenza ai terremoti e agli incendi (per l’elasticità e l’umidità assorbita).

 

Di legno di nuova generazione, più resistente e di lunga durata, ha parlato proprio il nostro Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) presentando il progetto Thermovacuum, ideato dai ricercatori del Cnr-Ivalsa di San Michele all’Adige. Un processo innovativo per la produzione di una nuova generazione di legno termicamente modificato, con alto valore aggiunto ed eccezionali proprietà di resistenza e durabilità che esclude l’utilizzo di qualsiasi sostanza chimica. Il marchio è stato depositato, il metodo è coperto da tre brevetti e i risultati sono stati pubblicati su ‘Bio Resources’.

 

Il Termovuoto combina un processo di essiccazione sottovuoto ad alta efficienza energetica e un trattamento termico, con l’obiettivo di offrire un prodotto ecologico, a basso impatto ambientale, conveniente e di alta qualità“, spiega Ottaviano Allegretti, responsabile del laboratorio Labess di Cnr-Ivalsa e della parte scientifica del progetto. “Grazie a questa tecnologia è possibile fornire a specie legnose come l’abete rosso, dominante in Trentino e nell’arco alpino, caratteristiche tipiche dei legni tropicali che vengono anche per questo importati, quali una spiccata piacevolezza estetica e particolari doti di durabilità non presenti nel legno naturale, che lo rendono particolarmente idoneo all’utilizzo in esterno, per esempio in infissi, facciate, arredi esterni e guardrail. Il legno garantisce così una forte competitività non solo rispetto a quello non trattato ma anche ad altri materiali, plastica fra tutti“.

 

La Commissione Europea ha valutato favorevolmente il progetto, finanziandolo con un importo totale di 1,8 milioni di euro, il più alto contributo mai approvato per questo tipo di progetto, proprio perché considerato “strategico per l’alto contributo che esso può rendere all’ambiente e al sistema economico e occupazionale in Italia e Europa“. Il Cnr Invalsa ha inoltre realizzato il progetto Sofie, proprio sulla nuova architettura del legno e sull’edilizia sostenibile, condotto dall’Istituto IVALSA del Consiglio Nazionale delle Ricerche con il sostegno della Provincia Autonoma di Trento. SOFIE ha lo scopo di definire le prestazioni e le potenzialità di un sistema per la costruzione di edifici a più piani, realizzato con struttura portante di legno trentino di qualità certificata e caratterizzato da elevate prestazioni meccaniche e basso consumo energetico, ottimi livelli di sicurezza al fuoco e al terremoto, comfort acustico e durabilità nel tempo: il sistema X-LAM (pannelli lamellari di legno massiccio a strati incrociati).

 

Nata in Germania meno di dieci anni fa, questa tecnica costruttiva si basa sull’utilizzo di pannelli lamellari di legno massiccio di spessore variabile dai 5 ai 30 cm realizzati incollando strati incrociati di tavole di spessore medio di 2 cm. I pannelli vengono tagliati a seconda delle esigenze architettoniche completi di aperture per porte, finestre e vani scala e in seguito issati e collegati tra loro in opera con angolari metallici, chiodi a rilievi tronco-conici e viti autoforanti. I pannelli sono realizzati interamente con legno proveniente dalle foreste della Valle di Fiemme e delle altre valli del Trentino.

(f.f.)

 

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