Metti insieme l’Internet delle cose e i sensori, l’iperconnessione e la stampa 3D, il Building information modelling e i sistemi avanzati per il recupero delle risorse idriche, gli smart meters con l’efficienza energetica, ed ecco che si materializza il concetto di smart building anche nel nostro Paese.
Un percorso non semplice, però, perché in Italia l’edilizia è stata da sempre sia un motore dell’occupazione, sia un ambito grigio in cui la criminalità organizzata e gli speculatori hanno trovato ampio margine di manovra illecita, spesso anche alla luce del sole e con la complicità di chi doveva controllare.
In base ai dati del Rapporto BES (Benessere Equo e Sostenibile in Italia) 2015 dell’Istat, nel nostro Paese l’abusivismo edilizio ha raggiunto proporzioni vergognose, senza riscontro simile nelle altre economie avanzate. Nel 2014, ogni 100 costruzioni autorizzate, ne sono state realizzate 17,6 abusive in tutta Italia, e più di 40 nel Mezzogiorno. La spesa dei comuni per la gestione del patrimonio culturale è di 10,1 euro pro-capite a livello nazionale nel 2013, nel Mezzogiorno scende a 4,3.
Costruire case, inoltre, significa consumare suolo e il Rapporto Ispra di luglio ci dice che ogni secondo che passa il cemento si mangia 4 metri quadrati di suolo in Italia, per un totale di 35 ettari al giorno, che sono 250 km quadrati ogni due anni, con un costo collettivo pari a 800 milioni di euro l’anno e, secondo la Coldiretti, la perdita di un quarto del totale dei campi coltivabili.
Ricordiamo che il recente Ddl “Contenimento del consumo di suolo” prevede di arrivare entro il 2050 al “consumo zero di suolo fertile”.
Sempre dal Rapporto Istat emerge infine che la quota delle persone che esprimono un giudizio fortemente negativo sul paesaggio del luogo di vita passa dal 18,3% del 2012 al 20,1% del 2014, segno di un deterioramento dei paesaggi urbani che si associa, soprattutto nel Sud, all’inconsistenza delle politiche di recupero e riqualificazione dei centri storici.
Ecco perché il paradigma smart buildings e dell’edilizia 4.0 fa bene sperare per il futuro del nostro Paese e l’accordo tra Assimpredil Ance (Associazione nazionale costruttori edili) e Confindustria digitale va nella direzione di una trasformazione del settore, puntando su innovazione delle competenze, qualificazione degli imprenditori e manager, formazione di nuovi profili professionali.
L’edilizia è un mondo di estrema complessità in termini di numerosità di imprese, di differenti strutture, model business, di impatto dei suoi prodotti sulla società, sull’ambiente e sull’economia. L’attività costruttiva, spiega una nota congiunta delle due organizzazioni, coinvolge circa l’80% delle attività produttive che si generano nel Paese: dai servizi di ingegneria e architettura all’impiantisca, alla carpenteria, all’industria dei materiali. Accanto a grandi aree di bassa informatizzazione, convivono oggi nel settore segmenti produttivi già approdati nelle nuove dimensioni dell’innovazione tecnologica e digitale.
Sempre sull’edilizia, è di venerdì scorso la notizia dell’approvazione da parte della Conferenza Unificata Stato – Regioni dello schema di regolamento edilizio-tipo, finalizzato a semplificare e uniformare le norme e gli adempimenti in materia edilizia per tutto il territorio nazionale.
Tornando alla collaborazione fra l’Associazione delle aziende di costruzione di Milano, Lodi, Monza e Brianza e la Federazione dell’industria ICT, questa si incentrerà sostanzialmente su iniziative di informazione, formazione, aggiornamento e di studi, come ad esempio: la realizzazione di una guida operativa sull’obbligo di cablaggio strutturato per i nuovi edifici, su cui apporre con etichetta volontaria “edificio predisposto alla banda larga”, che verrà diffusa verso le imprese e gli stakeholder pubblici e privati; l’organizzazione di seminari/workshop sull’impatto delle tecnologie digitali nella gestione dell’impresa di costruzione, negli edifici per renderli smart buildings e nella realizzazione delle smart cities e delle smart communities.