E’ anche una questione di troll. La mancata vendita di Twitter, con il pretendente più interessato, Salesforce, che due giorni fa si è tirato indietro dopo settimane di corteggiamento, sembra connessa (e in parte certamente lo è) al proliferare di troll, vale a dire di utenti registrati con false identità, che scorrazzano liberamente sul sito di microblogging seminando messaggi provocatori.
I disturbatori della Rete, in gergo internettiano troll, sono un fenomeno che da tempo “infesta” Twitter più di altri social media, quantificato da un report dello scorso anno secondo cui l’88% delle menzioni più aggressive in rete si verificano proprio su Twitter.
A dire il vero, il Ceo di Salesforce Marc Benioff, che due giorni fa ha ufficialmente spento i rumors di una possibile acquisizione di Twitter parlando di prezzo troppo alto e diversa cultura aziendale, non ha nominato il problema troll. Ma secondo diverse fonti, fra cui la Cnbc, il motivo reale del passo indietro di Salesforce – dopo quelli di Google e Walt Disney – sarebbe proprio la piaga dei troll che spargendo a piene mani odio virtuale pesano non poco sulla community del sito e sui conti dell’azienda.
Un problema ammesso apertamente lo scorso anno dal Ceo di Twitter Dick Costolo, prevedendo peraltro l’attuazione di una controffensiva con un nuovo Safety Center e una lista di tool per difendersi e bloccare gli utenti abusivi. Ma evidentemente non è stato abbastanza per Salesforce.