Il comparto manifatturiero mondiale vale 7,5 trilioni di dollari, circa il 16% del Pil, con una occupazione, nei paesi sviluppati, do oltre 45 milioni di addetti. L’Italia è tra i primi sei Paesi al mondo per il valore aggiunto generato dal manifatturiero, dove i primi 10 rappresentano il 70% del valore aggiunto mondiale.
Da noi il manifatturiero rappresenta il 15% del PIL nazionale (era il 20% nel 2001), con un fatturato di circa 900 miliardi di euro ed un valore aggiunto di circa 200 miliardi, cui corrisponde un’occupazione di quasi 4 milioni di lavoratori coinvolti (23% della forza totale) ed un numero di oltre 400.000 imprese.
È questo il contesto di riferimento del nuovo “Documento di posizionamento” approvato dalla Conferenza delle Regioni italiane sull’industria 4.0 e successivamente inviato dal presidente Stefano Bonaccini al Ministro per lo sviluppo economico, Carlo Calenda.
Proprio quest’ultimo, lo scorso settembre, aveva annunciato il Piano nazionale in favore dell’Industria 4.0, che prevede, nel periodo 2017-2020, investimenti pubblici per 13 miliardi di euro in grado di mobilitarne altri 24 miliardi dai privati.
Le Regioni, si legge in una nota stampa, intendono con questa iniziativa “promuovere lo sviluppo di programmi e interventi regionali coordinati con particolare riferimento alle tecnologie innovative relative al sistema della smart manifacturing, in linea con le raccomandazioni emerse al termine di una specifica indagine parlamentare e con il piano del Governo Industria 4.0”.
All’interno del Documento sono messi a confronto modelli e programmi di implementazione a livello globale ed europeo, con quanto fatto in Italia a livello regionale. La via italiana a industria 4.0, evidenzia lo studio, è rappresentata dalla necessità di adattare al nostro contesto industriale l’approccio innovativo rappresentato dalla “fabbrica intelligente”: “Coniugando le nuove tecnologie con il know-how produttivo proprio delle imprese di minore dimensione si può infatti raggiungere maggiore efficienza e produttività”.
Il Documento di posizionamento delle Regioni si basa infine sulle “cinque priorità” individuate dall’indagine su Industria 4.0 condotta dal Parlamento italiano nella prima metà del 2016, che sono: “un modello di governance (ampia e a tutti i livelli); lo sviluppo di infrastrutture abilitanti (con particolare riferimento alla banda ultralarga); la formazione tecnica e professionale; la ricerca pubblica; l’open innovation e l’interoperablilità”.