Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale a fine luglio 2016, il decreto che riguarda le nuove disposizioni in tema di energia, in materia di prestazioni, diagnosi e fatturazioni, tra cui c’è l’istituzione del Fondo Nazionale per l’Efficienza energetica che però è ancora fermo al via.
Secondo il V Rapporto dell’Enea (Raee) , tra il 2007 e il 2015, le famiglie italiane hanno risparmiato quasi 28 miliardi di euro sull’efficienza energetica (EE) delle proprie case e realizzato 2,5 milioni di interventi di riqualificazione anti-spreco.
Il Fondo nazionale, una volta sbloccato, consentirebbe di raggiungere ulteriori traguardi, con la riqualificazione degli edifici pubblici e dell’ambiente urbano, la riduzione della spesa pubblica e una maggiore disponibilità di risorse per lo Stato, da utilizzare magari per investire in welfare.
Un Fondo fermo da tre anni e che dovrebbe raccogliere circa 70 milioni di euro all’anno, per un totale ad oggi di 210 milioni di euro, che potrebbero attivare molti investimenti nel settore. Secondo le stime illustrate nel il III Workshop annuale del Centro Studi sull’EE CESEF, dal titolo “Efficienza energetica in Italia: tante competenze ma pochi progetti. Public policy, finanza e innovazione le leve per il rilancio”, il fondo potrebbe sbloccare 6.000-7.000 interventi all’anno, per circa 700-800 milioni di euro di investimenti complessivi.
L’immobilismo è legato alla individuazione del soggetto gestore, hanno spiegato dal CESEF. Il Governo opta per la doppia conduzione GSE (Gestore dei servizi energetici) e CDP (Cassa depositi e prestiti). Secondo il cento studi, “il modello da seguire è il Fondo di garanzia per le PMI (700 milioni di di dotazione media annua), gestito da una ATI di banche, che nel solo 2015 ha favorito 15 miliardi di euro di investimenti”.
Il mercato dell’efficienza energetica sta vivendo una serie di paradossi che ne limitano lo sviluppo potenziale. “Nonostante l’EE sia al centro delle politiche energetiche nazionali e internazionali – ha dichiarato Stefano Clerici, Direttore del CESEF – nel nostro Paese è ancora poco sostenuta e talvolta osteggiata. Le risorse a disposizione sono poche e usate male – ad esempio i 900 milioni di euro del conto termico non spesi o i 70 milioni l’anno del Fondo Nazionale per l’EE ancora bloccati – mentre il sistema incentivante risulta poco generoso. Inoltre, a dispetto di alcune stime che vedono il mercato del’EE in crescita, i financial di ESCo e Società di servizi evidenziano le forti difficoltà del settore”.
Il Rapporto CESEF, inoltre, dedicata un capito a parte all’Internet of Things (IoT), evidenziando come questa tecnologia abbia delle potenzialità straordinarie anche per la crescita del comparto dell’EE.
Le esperienze raccolte e i casi studiati dai ricercatori mostrano che, “sebbene l’IoT non abbia come obiettivo quello dell’EE, di fatto il suo impatto in tale direzione può essere elevatissimo, fino anche al 60-70%”. Nel mondo Business-to-Business, “l’IoT definisce la Smart Factory: una realtà nella quale il mondo virtuale dell’Information Technology, Internet e il mondo fisico dei macchinari si integrano per creare un ambiente di produzione più efficiente in termini di processo e di impiego di risorse energetiche”. Stesso discorso nel mondo Business-to-Consumer, dove rientrano tra le tecnologie IoT per l’EE i sistemi di domotica e i dispositivi per il controllo e il monitoraggio dei consumi energetici, come gli smart meter. Altre tecnologie intelligenti, infine, sono applicate alle infrastrutture per la smart city, tra cui i contenitori dei rifiuti smart, i lampioni della luce intelligenti, i sensori di parcheggio.