Unione Europea
I cittadini europei non vogliono che i servizi segreti “ascoltino ogni chiamata che fanno o leggano tutte le email che scrivono”. Il Commissario Ue alla giustizia Viviane Reding rompe il silenzio sul Datagate intervenendo alla DLD Women Conference 2013 a Monaco.
Nel mirino del Commissario il programma PRISM della NSA, ma anche l’omologo TEMPORA del Regno Unito.
“Per noi in Europa, sicurezza nazionale e protezione dei dati vanno a braccetto. Sono due facce della stessa medaglia: la sicurezza nazionale è importante, ma ciò non vuol dire che tutto va bene e che i diritti fondamentali non son o più applicabili”.
Per questo, ha ribadito, è necessario accelerare i tempi di approvazione della riforma della direttiva sulla protezione dei dati, sulla quale il dibattito e le negoziazioni proseguono ormai da un anno e mezzo: “troppo, per i miei gusti”, ha affermato la Reding, soprattutto alla luce delle recenti rivelazioni sulle attività di monitoraggio da parte degli Usa che sono state “un campanello d’allarme per tutti coloro che hanno cercato di bloccare o annacquare le regole della Ue sulla protezione dei dati e che recentemente hanno iniziato a manifestare il loro sostegno sottolineando, finalmente, quanto siano importanti standard solidi per gli europei. È ora che alle parole seguano i fatti”.
Dicendosi sicura che gli Stati membri e il Parlamento europeo adotteranno rapidamente le proposte della Commissione e anche del fatto che “i nostri partner americani hanno compreso quanto sia importante per la fiducia e la comprensione reciproca un quadro transatlantico per la protezione dei dati nelle attività di contrasto”, la Reding si è detta soddisfatta della presa di posizione del Cancelliere tedesco Angela Merkel, invitando gli altri Stati membri a seguire il suo esempio (Leggi articolo Key4biz) così da poter approvare la riforma prima del rinnovo del Parlamento europeo, il prossimo maggio.
Un posizione unitaria in tal senso, secondo la Reding, sarebbe un punto di forza da far valere nelle negoziazioni in corso sul libero scambio.
Si tratta anche, ha aggiunto, di una questione di fiducia e la fiducia degli europei nei confronti delle nuove tecnologie digitali è stata fortemente minata dai recenti scandali: secondo gli ultimi dati di Comscore, il 57% dei tedeschi teme che il cloud computing accentuerà il controllo sui loro dati e chiede pertanto un quadro legale chiaro per garantire la protezione dei dati.
Anche per quanto concerne i Big data, cittadini e aziende chiedono regole chiare e con la riforma della direttiva sulla protezione dei dati la Ue “sta rispondendo a queste richieste”, ha aggiunto sottolineando che l’azione dell’esecutivo si concentra su 3 blocchi: territorialità – un continente un regola, a prescindere dalla sede dell’azienda e anche per i metadati – regole chiare sugli obblighi e la responsabilità di chi processa i dati (come i provider dei servizi cloud) e, infine, garanzie sul trasferimento dei dati: gli europei dovranno avere garanzie sul fatto che le loro informazioni siano trasferite ad autorità extra-Ue solo sulla base di un solido quadro giuridico.
“Sicurezza nazionale e protezione dei dati non sono nemici. Si appartengono: è solo questione di trovare il giusto equilibrio”, ha concluso la Reding.