Openreach dovrà diventare un’entità legalmente indipendente rispetto a BT, come proposto dallo stesso operatore, ma non ci sarà, almeno per il momento, nessuno scorporo della rete.
E’ quanto ha stabilito l’Authority britannica Ofcom, mettendo la parola fine alla lunga saga che ha visto protagonista l’ex monopolista delle tlc BT, i concorrenti e anche il Parlamento. Nel mirino, la gestione di Openreach, la divisione creata nel 2005 per fornire l’accesso alla rete fissa a tutti gli operatori britannici, BT Retail compresa, a parità di condizioni.
Secondo il regolatore, BT non ha garantito un servizio di qualità adeguata nè ai consumatori nè ai suoi clienti all’ingrosso e la sua gestione ha provocato un cronico ritardo nello sviluppo delle infrastrutture digitali nel paese. In sostanza, l’accusa – pesante – è che BT non avrebbe riutilizzato i proventi generati da Openreach (che secondo i concorrenti ammontano a oltre 6,5 miliardi di sterline in 10 anni) nella rete o per migliorare la qualità del servizio.
Riserve riprese anche dalla Commissione Cultura, Media e Sport del Parlamento, secondo cui l’incumbent ha investito troppo poco nelle infrastrutture e avrebbe sfruttato la sua posizione dominante per prendere decisioni “in favore delle priorità e degli interessi del gruppo” a scapito degli azionisti e dei consumatori. E senza adeguate garanzie del suo impegno a risolvere le criticità evidenziate, ha minacciato la Commissione, il Parlamento raccomanderà all’Ofcom di procedere con la piena separazione di Openreach.
Quello annunciato oggi è in effetti un mezzo passo verso la separazione strutturale primo perchè – secondo quanto stabilito dall’Ofcom – Openreach dovrà avere un board indipendente al quale il nuovo Ceo dovrà rispondere. La nuova entità giuridica sarà inoltre completamente indipendente da BT anche a livello di marchio e avrà completa responsabilità della propria situazione patrimoniale, anche se il budget resterà in mano a BT.
Passi necessari, secondo Ofcom, per fare in modo che Openreach agisca nell’interesse dell’industria e dei consumatori. E se BT non sarà in grado di garantire la piena indipendenza e imparzialità di Openreach, allora sì che si imporrà lo scorporo vero e proprio.
Il Ceo dell’operatore, Gavin Patterson, assicura che “BT sta per introdurre i cambiamenti necessari a risolvere i nodi evidenziati da Ofcom e dall’industria. Cambiamenti che renderanno Openreach più indipendente e trasparente, così come richiesto”.
Da parte dei competitor, la decisione di Ofcom è stata salutata come un passo avanti nella giusta direzione, anche se per il Ceo di Sky, Jeremy Darroch, non c’è stato quel cambiamento completo che avrebbe garantito al paese una rete a banda larga di prima classe.
Lasciare il bilancio di Openreach nelle mani di BT, continua Darroch, “pone seri interrogativi sulla possibilità di realizzare i necessari investimenti nella fibra”.
Per il Ceo di TalkTalk, Dido Harding, una separazaione strutturale sarebbe stata più chiara e avrebbe comportato meno burocrazia, rimuovendo al contempo la capacità di BT di “approfittare delle lacune nella regolamentazione”. Insomma, ha concluso, Ofcom “ha fatto un timido passo avanti e cinque passi indietro”.
Secondo l’analista Ovum Matthew Howett, il modello proposto oggi da Ofcom è significativamente diverso da quello in vigore oggi e non esclude la piena separazione strutturale.
L’industria ha tempo fino al 4 ottobre per dare il suo parere al piano di Ofcom.