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Il progetto di scorporo avviato da Telecom Italia lo scorso 30 maggio risponde ai requisiti europei in materia di separazione funzionale, fissati nelle linee guida del Berec. È il parere reso oggi da Consiglio Agcom presieduto da Angelo Cardani sulla base dei risultati dell’analisi preliminare condotta dagli uffici dell’Autorità.
Si tratta di un passaggio propedeutico all’avvio della successiva analisi di mercato che coinvolgerà tutti gli operatori del settore. L’analisi, prevista dal Codice delle comunicazioni elettroniche nel caso in cui un operatore con significativo potere di mercato presenti una proposta di separazione della rete d’accesso, sarà avviata a settembre e dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno, come preannunciato ieri dal Commissario Antonio Preto (Leggi articolo Key4biz).
Nella fase di analisi preliminare, avviata contestualmente al recepimento della proposta di scorporo elaborata da Telecom Italia, l’Agcom ha vagliato, in particolare, tre aspetti: il perimetro dei servizi forniti dalla società separata; i contenuti e la roadmap dell’EoI (Equivalence of Input) e la governance del sistema di EoI.
Agcom attende a questo punto che Telecom Italia provveda ad integrare l’informativa del 30 maggio con una nuova comunicazione formale che contenga sia gli elementi forniti nell’ambito del tavolo tecnico sia “ogni ulteriore informazione necessaria a consentire una approfondita analisi della progetto”.
La comunicazione formale dovrà anche confermare la decisione dello scorporo, attualmente in stand-by in attesa di ulteriori valutazioni che consentano alla società di valutare se permangano le premesse che hanno sollecitato il progetto, come dichiarato nei giorni scorsi dal Presidente Franco Bernabè.
Ieri Bernabè ha anche auspicato che il piano di scorporo, che costituisce un’esperienza con pochissimi precedenti a livello europeo, non ricada tutto sulle spalle dell’operatore, trattandosi di un progetto complesso e molto costoso.
L’Equivalence of Input, come indicato anche dalla Commissione europea, si configura come il modello più idoneo a garantire la non discriminazione, in quanto – come sottolineato anche dal presidente dell’Autorità antitrust Giovanni Pitruzzella – “rende più monitorabile l’andamento dei processi di fornitura e confrontabile la performance del fornitore del servizio nei confronti di ciascun acquirente, minimizzando il rischio di comportamenti opportunistici da parte dell’incumbent”.