Relazione annuale

Agcom, avanzano gli OTT ma la tv in chiaro resiste

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Per l’Agcom, che oggi ha presentato la Relazione annuale, la tv in chiaro produce la parte più consistente degli introiti dell’industria media: 4,5 miliardi di euro.

In leggera flessione i ricavi del settore delle comunicazioni in Italia. Perde punti il comparto tlc e media, specie la pay tv.

E’ quanto emerge dalla Relazione annuale dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni presentata questa mattina a Roma. (Relazione Integrale)

Nel 2015, le risorse economiche del settore delle comunicazioni, in Italia, ammontano complessivamente a 52,6 miliardi di euro, in leggera flessione (-1%) rispetto al 2014. Si ravvisa un rallentamento della dinamica di contrazione delle risorse che ha caratterizzato gli anni precedenti.

I comparti tlc e media registrano una riduzione nel valore dei ricavi: rispettivamente -1,5% e -1,2%. La pay tv perde l’1,5%.

Agcom1-Lug2016

Il settore delle comunicazioni incide, nel suo insieme, per oltre il 3% sul PIL, con le telecomunicazioni che pesano per il 2%, i media per lo 0,8%.

La dinamica dei ricavi

L’Agcom osserva che la fase recessiva che ha caratterizzato il sistema tradizionale dell’informazione negli ultimi anni subisce una battuta di arresto.

La flessione dell’1,2% registrata nel corso del 2015 rappresenta una nota positiva se comparata alle contrazioni degli anni precedenti.

I ricavi passano da 14.378 del 2014 a 14.207 del 2015.

Si intravede una nuova direzione verso la quale sta evolvendo l’industria dei media scandita dalle prospettive offerte dai processi di convergenza media-telco, ora possibili grazie anche alla disponibilità di una connessione veloce (banda larga e ultralarga).

La Tv in chiaro produce tuttora la parte più consistente degli introiti (4,5 miliardi di euro), anche se il divario rispetto alla pay Tv è andato riducendosi negli ultimi anni.

Agcom2-Lug2016

La principale fonte di ricavo, sottolinea l’Autorità, anche per il 2015 è la vendita di spazi pubblicitari all’interno dei programmi televisivi, pesando per il 41% sulle entrate complessive. Un’incidenza non molto inferiore (38%) sul totale è esercitata dalle offerte televisive a pagamento (incluse quelle sul web), mentre più contenuto (21%) è il peso dei fondi pubblici, che includono il canone per il servizio pubblico televisivo, le convenzioni con soggetti pubblici e le provvidenze pubbliche erogate alle emittenti.

Sky, Mediaset e Rai

Circa il 90% dei ricavi totali è detenuto da tre operatori principali: Sky, Fininvest/Mediaset e Rai.

Nella televisione in chiaro, sebbene si riscontri una diminuzione delle quote dei primi due operatori, si conferma il ruolo preponderante di Rai, che detiene una quota superiore al 48%, seguita da Mediaset, con una quota del 35%.

Nella Tv a pagamento, gli operatori con quote di ricavi rilevanti sono due: il gruppo Sky, con una quota che nel 2015 è pari a circa il 76%, e Fininvest/Mediaset, che con Premium possiede una quota di mercato pari a circa il 19%. L’indice di concentrazione del mercato della televisione a pagamento, anche se in riduzione, risulta superiore a 6.100 punti.

 

La radio sta gestendo meglio la crisi pubblicitaria

Importante focus sulle radio nel momento in cui in Italia si evidenzia una forte azione di concentrazione portata avanti da Mediaset che ha creato un polo radiofonico che fa capo a RadioMediaset.

Per l’Agcom, la radio (che registra nell’ultimo anno circa 650 milioni di euro di ricavi) sta affrontando la crisi congiunturale del settore pubblicitario meglio degli altri mezzi a contenuto editoriale. Infatti, in un contesto di generale contrazione per i mezzi tradizionali, le risorse pubblicitarie afferenti al settore radiofonico sono aumentate del 12% rispetto al 2014, dopo una riduzione iniziata nel 2010. A fronte, inoltre, di risorse pubbliche pressoché stagnanti e sotto attenta revisione da parte del legislatore, i ricavi pubblicitari delle radio aumentano il loro peso relativo sul totale delle risorse (78% nel 2015, 70% nel 2014).

La pubblicità online vale 1,7 miliardi

Complessivamente il valore della raccolta pubblicitaria sul web in Italia, che include la pubblicità online degli editori e degli operatori radiotelevisivi tradizionali, ha avuto un andamento sostanzialmente crescente nel tempo con la sola eccezione della lieve flessione registrata nel 2013, raggiungendo, pertanto, nel 2015 un valore stimato pari a 1,7 miliardi di euro.

Il contributo più consistente deriva dalla pubblicità di tipo display e video, la cui incidenza sul totale, a partire dal 2013, è stabilmente superiore al 50%, e ha presentato un trend dei ricavi in costante crescita; per il 2015, l’incremento stimato di questi ricavi è del 6%.

Agcom3-Lug2016

Passaggio infine sul diritto d’autore. L’Autorità indica i modi migliori per la promozione della cultura della legalità nella fruizione di opere digitali.

  1. Incentivare iniziative di autoregolamentazione
  2. Potenziare l’interlocuzione con gli stakeholder e le altre Istituzioni coinvolte
  3. Promuovere campagne informative circa il corretto utilizzo della rete internet
  4. Favorire l’adozione di migliori modelli di distribuzione dell’offerta legale online
  5. Proseguire i lavori del Comitato per lo sviluppo e la tutela dell’offerta legale di opere digitali.

Agcom: la Relazione annuale del Presidente Angelo Cardani

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