In 10 anni le famiglie italiane hanno investito quasi 28 miliardi di euro (+12% in un anno) per ridurre gli sprechi e rendere più efficienti le proprie abitazioni, realizzando 2,5 milioni di interventi di riqualificazione energetica tra il 2007 e il 2015.
La sostenibilità ambientale e l’efficienza energetica nel nostro Paese partono dalle abitazioni private: nel periodo 2005-2015, sono stati risparmiati quasi 10 Mtep l’anno (milioni di tonnellata equivalenti di petrolio), evitando 26 milioni di tonnellate di emissioni di anidride carbonica e 3 miliardi di euro di spese per importare fonti fossili.
È quanto emerge dal V Rapporto sull’Efficienza Energetica (RAEE), presentato oggi dall’ENEA presso il Ministero dello Sviluppo Economico, uno strumento di monitoraggio, analisi e valutazione a supporto delle politiche adottate in questo settore.
l’Italia ha raggiunto il 32% dell’obiettivo di risparmio al 2020 fissato dal Piano Nazionale di Efficienza Energetica: tra gli strumenti per promuovere l’efficienza si sono rivelati particolarmente efficaci i certificati bianchi e le detrazioni fiscali per le riqualificazioni energetiche, i cosiddetti ecobonus, utilizzati soprattutto, spiega il Rapporto, per interventi di isolamento termico degli edifici, la sostituzione di infissi e l’installazione di impianti di riscaldamento più efficienti.
Le case degli italiani sempre più efficienti e a basso impatto ambientale (almeno in termini di consumi energetici), ma ancora poco smart e high-tech. Secondo un recente studio Context “The smart home survey“, solo il 5,4% degli italiani sarebbe disposto ad investire in tecnologie per l’automazione domestica.
L’indagine, realizzata in Germania, Francia, Regno Unito, Spagna e Italia a dicembre 2015, vede il nostro Paese come il più ostico nei confronti della smart home e l’Internet of Things, con oltre il 50% dei partecipanti al sondaggio non interessati ai prodotti della casa intelligente.
Tra i prodotti più diffusi nelle smart home italiane troviamo: smart tv e contatori intelligenti (smart meters) all’8,8%, termostati smart e impianti sonori al 6,6%, lampadine al 5,4%, spine smart al 3,4%, sistemi per la sicurezza all’1,4%.
Nella stragrande maggioranza dei casi prevale la scarsissima conoscenza delle tecnologie in questione, ma in molti dichiarano chiaramente di ‘non essere interessati’ o di ‘non vedere benefici diretti’ dall’adozione di tali soluzioni tecnologiche. Altri ancora hanno risposto affermando che il costo è troppo elevato, che è difficile trovarli in giro e che non sono capaci a riconoscerli nei negozi.
Chi compra comunque va sul sicuro, si informa e acquista un prodotto per volta (12,2%), mentre nel 73% dei casi sarebbe disposto a spendere 15 euro al mese per i servizi smart home (soprattutto servizi per l’assistenza agli anziani, per la rottura degli apparecchi, per la sicurezza e la telemedicina).
Alla domanda ‘Quale stanza della casa renderebbe pùà smart per prima’, il 62% degli intervistai a risposto la cucina, il 16% la camera da letto, l’11% la sala da pranzo/salone. Tra le curiosità, il 100% delle donne intervistate in Italia si è detta favorevole a spendere fino a 5000 euro in soluzioni smart home e Internet of Things.